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101
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio
Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
Che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
Il vascello che va sopra gli abissi amari.

E li hanno appena posti sul ponte della nave
Che, inetti e vergognosi, questi re dell'azzurro
Pietosamente calano le grandi ali bianche,
Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.

Com'è goffo e maldestro, l'alato viaggiatore!
Lui, prima così bello, com'è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
L'altro, arrancando, mima l'infermo che volava!

Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
Che abita la tempesta e ride dell'arciere;
Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
Per le ali di gigante non riesce a camminare.


Baudelaire

102
-William-
avatar
Viandante Storico
Viandante Storico
vangelo. Lacrime.

103
Candido
Candido
Viandante Storico
Viandante Storico
- In principio era il Verbo; alla fine le chiacchiere!
- La Rivoluzione Francese ha dimostrato che restano sconfitti coloro che perdono la testa.
- Tutti vogliono il vostro bene. Non fatevelo portar via.
- Sono in molti a vivere una tragedia. Non tutti pero' trovano un Sofocle che gliela scriva.
- La tecnica arrivera' a tale perfezione che l'uomo potra' fare a meno di se stesso.
- Rivolgiti sempre agli dei altrui. Ti ascolteranno senza farti fare la fila.
- Tutto e' peggiorato. Una cosa sola e' migliorata: la moralita' delle donne sta calando.
- Chi porta il paraocchi, si ricordi che del completo fanno parte il morso e la sferza.

- La verita' viene sempre a galla. Per questo deve subito prendere il largo
- Aveva la coscienza pulita. Mai usata

104
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Per molto tempo crediamo di conoscere la natura dei nostri desideri, delle nostre inclinazioni e dei nostri stati d’animo. Ma poi arriva un attimo in cui un’esplosione assordante ci avverte che viviamo in luoghi diversi da quelli in cui vorremmo vivere, che non ci occupiamo delle cose per cui abbiamo attitudine, che cerchiamo i favori o suscitiamo la collera di persone con cui non abbiamo nulla in comune, mentre ci manteniamo distanti, sordi e indifferenti nei confronti delle persone di cui proviamo nostalgia e a cui siamo legati da un vincolo profondo. Chi non presta ascolto a un tale avvertimento rischia di vivere una vita goffa e dimezzata, senza mai essere veramente se stesso. Non è un sogno, e neanche un “sogno a occhi aperti”: è uno strano, rapinoso stato d’animo quello che ci rivela quali siano i nostri compiti, i nostri obblighi e il nostro destino, e che cosa, nella nostra vita, appartenga esclusivamente a noi; questi istanti ci mostrano ciò che vi è di personale nella nostra esistenza, quello che entro i limiti angusti della condizione umana costituisce l’essenza specifica dell’individualità. In tali momenti non mi sono mai attardato a riflettere, ho sempre obbedito al segnale senza la minima esitazione, con la placidità di un sonnambulo.


(S. Marai, Confessioni di un borghese)

105
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Il Borgo

Fu nelle vie di questo
Borgo che nuova cosa
m'avvenne.

Fu come un vano
sospiro
il desiderio improvviso d'uscire
di me stesso, di vivere la vita
di tutti,
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.

Non ebbi io mai sì grande
gioia, né averla dalla vita spero.
Vent'anni avevo quella volta, ed ero
malato. Per le nuove
strade del Borgo il desiderio vano
come un sospiro
mi fece suo.

Dove nel dolce tempo
d'infanzia
poche vedevo sperse
arrampicate casette sul nudo
della collina,
sorgeva un Borgo fervente d'umano
lavoro. In lui la prima
volta soffersi il desiderio dolce
e vano
d'immettere la mia dentro la calda
vita di tutti,
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.

La fede avere
di tutti, dire
parole, fare
cose che poi ciascuno intende, e sono,
come il vino ed il pane,
come i bimbi e le donne,
valori
di tutti. Ma un cantuccio,
ahimé, lasciavo al desiderio, azzurro
spiraglio,
per contemplarmi da quello, godere
l'alta gioia ottenuta
di non esser più io,
d'essere questo soltanto: fra gli uomini
un uomo.

Nato d'oscure
vicende,
poco fu il desiderio, appena un breve
sospiro. Lo ritrovo
- eco perduta
di giovinezza - per le vie del Borgo
mutate
più che mutato non sia io. Sui muri
dell'alte case,
sugli uomini e i lavori, su ogni cosa,
è sceso il velo che avvolge le cose
finite.

La chiesa è ancora
gialla, se il prato
che la circonda è meno verde. Il mare,
che scorgo al basso, ha un solo bastimento,
enorme,
che, fermo, piega da un parte. Forme,
colori,
vita onde nacque il mio sospiro dolce
e vile, un mondo
finito. Forme,
colori,
altri ho creati, rimanendo io stesso,
solo con il mio duro
patire. E morte
m'aspetta.

Ritorneranno,
o a questo
Borgo, o sia a un altro come questo, i giorni
del fiore. Un altro
rivivrà la mia vita,
che in un travaglio estremo
di giovinezza, avrà per egli chiesto,
sperato,
d'immettere la sua dentro la vita
di tutti,
d'essere come tutti
gli appariranno gli uomini di un giorno
d'allora.

Saba

106
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Lo sai che io non voglio bambini, perciò sai che dovrai scegliere tra me e lui

Povero Evald

Non c’è nulla da compatirmi. La vita è una cosa assurda ed è bestiale mettere al mondo dei figli con la sciocca speranza che potranno vivere meglio di noi

Queste sono tutte scuse

Chiamale come vuoi. Io stesso fui un figlio non desiderato di un matrimonio che era la copia dell’inferno; un figlio di chi sa quale padre

Ma non mi sembra una ragione sufficiente per comportarti come un bambino

Devo essere in clinica alle tre e non ho ne il tempo ne la voglia di
continuare questa discussione

Sei un vigliacco

Si ne convengo quando penso alla vita ho un senso di nausea e non voglio responsabilità che mi leghino ad essa più di quanto lo sia già, parlo sul serio e non si tratta di una forma di isterismo come forse hai sempre creduto

Quello che dici è male

Il bene o il male non esistono, ma solo le necessità e si vive secondo le proprie esigenze.

E quali sarebbero?

Tu hai un dannato bisogno di sentirti viva , di vivere di esistere in pieno e di creare la vita

E tu invece?

Io vorrei essere morto , completamente morto.

Il posto delle fragole

(I. Bergmann)

107
silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
cenere79 ha scritto:Il Borgo

Fu nelle vie di questo
Borgo che nuova cosa
m'avvenne.

Fu come un vano
sospiro
il desiderio improvviso d'uscire
di me stesso, di vivere la vita
di tutti,
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.

Non ebbi io mai sì grande
gioia, né averla dalla vita spero.
Vent'anni avevo quella volta, ed ero
malato. Per le nuove
strade del Borgo il desiderio vano
come un sospiro
mi fece suo.

Dove nel dolce tempo
d'infanzia
poche vedevo sperse
arrampicate casette sul nudo
della collina,
sorgeva un Borgo fervente d'umano
lavoro. In lui la prima
volta soffersi il desiderio dolce
e vano
d'immettere la mia dentro la calda
vita di tutti,
d'essere come tutti
gli uomini di tutti
i giorni.

La fede avere
di tutti, dire
parole, fare
cose che poi ciascuno intende, e sono,
come il vino ed il pane,
come i bimbi e le donne,
valori
di tutti. Ma un cantuccio,
ahimé, lasciavo al desiderio, azzurro
spiraglio,
per contemplarmi da quello, godere
l'alta gioia ottenuta
di non esser più io,
d'essere questo soltanto: fra gli uomini
un uomo.

Nato d'oscure
vicende,
poco fu il desiderio, appena un breve
sospiro. Lo ritrovo
- eco perduta
di giovinezza - per le vie del Borgo
mutate
più che mutato non sia io. Sui muri
dell'alte case,
sugli uomini e i lavori, su ogni cosa,
è sceso il velo che avvolge le cose
finite.

La chiesa è ancora
gialla, se il prato
che la circonda è meno verde. Il mare,
che scorgo al basso, ha un solo bastimento,
enorme,
che, fermo, piega da un parte. Forme,
colori,
vita onde nacque il mio sospiro dolce
e vile, un mondo
finito. Forme,
colori,
altri ho creati, rimanendo io stesso,
solo con il mio duro
patire. E morte
m'aspetta.

Ritorneranno,
o a questo
Borgo, o sia a un altro come questo, i giorni
del fiore. Un altro
rivivrà la mia vita,
che in un travaglio estremo
di giovinezza, avrà per egli chiesto,
sperato,
d'immettere la sua dentro la vita
di tutti,
d'essere come tutti
gli appariranno gli uomini di un giorno
d'allora.

Saba

Questa poesia è anche “mia”, Cenere, la conosco a memoria… quanta disperazione si cela in un desiderio così semplice.

Quanto posterei in questo thread, se avessi un po’ di tempo libero per copiare certi brani!

108
PaperMoon
PaperMoon
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Lisbon revisited (1926)

Nulla mi lega a nulla.
Voglio cinquanta cose allo stesso tempo.
Bramo con un'angoscia di fame di carne
quel che non so cosa sia -
definitamente l'indefinito...
Dormo irrequieto e vivo in un irrequieto sognare
di chi dorme irrequieto, mezzo sognando.
Mi hanno chiuso tutte le porte astratte e necessarie,
Hanno abbassato le tende dal di dentro di ogni ipotesi che avrei potuto vedere dalla via.
Non c'è nel vicolo trovato il numero di porta che mi hanno dato.
Mi sono svegliato alla stessa vita a cui mi ero addormentato.
Perfino i miei eserciti sognati sono stati sconfitti.
Perfino i miei sogni si sono sentiti falsi nell'essere sognati.
Perfino la vita solo desiderata mi stanca; perfino questa vita...
Comprendo a intervalli sconnessi;
scrivo a intervalli di stanchezza;
e perfino un tedio del tedio mi getta sulla spiaggia.
Non so quale destino o futuro compete alla mia angoscia disalberata;
non so quali isole del Sud impossibile mi aspettano naufrago;
o quali palmeti di letteratura mi daranno almeno un verso.
No, non so né questo né altro né niente...
E in fondo al mio spirito, dove sogno quel che sognai,
nelle estreme pianure dell'anima, ove ricordo senza motivo
(il passato è una nebbia naturale di lacrime false),
nelle strade, nei sentieri di remote foreste
ove ho supposto il mio essere,
fuggono in rotta, ultimi resti
dell'illusione finale,
i miei sognati eserciti, sconfitti senza essere esistiti,
le mie coorti ancora da esistere, sgominate in Dio.


Fernando Pessoa

109
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Fu dove il ponte di legno

mette a Porto Corsini sul mare alto

e rari uomini, quasi immoti, affondano

o salpano le reti. Con un segno

della mano additavi all'altra sponda

invisibile la tua patria vera.

Poi seguimmo il canale fino alla darsena

della città, lucida di fuliggine,

nella bassura dove s'affondava

una primavera inerte, senza memoria.

E qui dove un'antica vita

si screzia in una dolce

ansietà d'Oriente,

le tue parole iridavano come le scaglie

della triglia moribonda.

La tua irrequietudine mi fa pensare

agli uccelli di passo che urtano ai fari

nelle sere tempestose: è una tempesta anche la tua dolcezza,

turbina e non appare,

e i suoi riposi sono anche più rari.

Non so come stremata tu resisti

in questo lago

d'indifferenza ch'è il tuo cuore; forse

ti salva un amuleto che tu tieni

vicino alla matita delle labbra,

al piumino, alla lima: un topo bianco,

d'avorio; e così esisti!

Ormai nella tua Carinzia

di mirti fioriti e di stagni,

china sul bordo sorvegli

la carpa che timida abbocca

o segui sui tigli, tra gl'irti

pinnacoli le accensioni

del vespro e nell'acque un avvampo

di tende da scali e pensioni.

La sera che si protende

sull'umida conca non porta

col palpito dei motori

che gemiti d'oche e un interno

di nivee maioliche dice

allo specchio annerito che ti vide

diversa una storia di errori

imperturbati e la incide

dove la spugna non giunge.

La tua leggenda, Dora!

Ma è scritta già in quegli sguardi

di uomini che hanno fedine

altere e deboli in grandi

ritratti d'oro e ritorna

ad ogni accordo che esprime

l'armonica guasta nell'ora

che abbuia, sempre più tardi.

E’ scritta là. Il sempreverde

alloro per la cucina

resiste, la voce non muta,

Ravenna è lontana, distilla

veleno una fede feroce .

Che vuole da te? Non si cede

voce, leggenda o destino...

Ma è tardi, sempre più tardi.

E. Montale

110
Shushan
Shushan
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Quanto ancor più bella sembra la bellezza,
per quel ricco ornamento che virtù le dona!
Bella ci appar la rosa, ma più bella la pensiamo
per la soave essenza che vive dentro a lei.
Anche le selvatiche hanno tinte molto intense
simili al colore delle rose profumate,
hanno le stesse spine e giocano con lo stesso brio
quando la brezza d'estate ne schiude gli ascosi boccioli:
ma poiché il loro pregio è solo l'apparenza,
abbandonate vivono, sfioriscono neglette e
solitarie muoiono. Non così per le fragranti rose:
la loro dolce morte divien soavissimo profumo:
e così è; per te, fiore stupendo e ambito,
come appassirai, i miei versi stilleran la tua virtù.

William Shakesperare

111
Shushan
Shushan
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Quel che l'uom vede, Amor gli fa invisibile,
e l'invisibil fa vedere Amore.

Ariosto, Ludovico Orlando furioso, canto I, ottava LVI, vv. 5-6.

112
Shushan
Shushan
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Non ama colui al quale i difetti della persona amata non appaiono virtù.

Goethe - Massime e riflessioni

113
Shushan
Shushan
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
I' cominciai: «Poeta, volontieri
parlerei a quei due che 'nsieme vanno,
e paion sì al vento esser leggeri».

Ed elli a me: «Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei verranno».

Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: «O anime affannate,
venite a noi parlar, s'altri nol niega!».

Quali colombe dal disio chiamate
con l'ali alzate e ferme al dolce nido
vegnon per l'aere dal voler portate;

cotali uscir de la schiera ov'è Dido,
a noi venendo per l'aere maligno,
sì forte fu l'affettuoso grido.

«O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l'aere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

se fosse amico il re de l'universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi c'hai pietà del nostro mal perverso.

Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che 'l vento, come fa, ci tace.

Siede la terra dove nata fui
su la marina dove 'l Po discende
per aver pace co' seguaci sui.

Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.

Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand'io intesi quell'anime offense,
china' il viso e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».

Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».

E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.

Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante».

Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com'io morisse.

E caddi come corpo morto cade.

Canto V - L'Inferno di Dante..su Paolo e Francesca

114
Shushan
Shushan
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Il più bello dei mari

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

- Nazim Hikmet

115
Shushan
Shushan
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Ciò che ho scritto di noi

Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.

- Nazim Hikmet

116
PaperMoon
PaperMoon
Viandante Mitico
Viandante Mitico
La cipolla

La cipolla
La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.
La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.

Wizlava Szymborska

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Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Sacchi a terra per gli occhi:

Qualunque cosa tu dica o faccia

c'è un grido dentro:

non è per questo, non è per questo!

E così tutto rimanda

a una segreta domanda...

Nell'imminenza di Dio

la vita fa man bassa

sulle riserve caduche,

mentre ciascuno si afferra

a un suo bene che gli grida: addio!


Clemente Rebora

118
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Le cose ch'io vidi nel fondo del mare,
i baratri oscuri, le luci lontane
e grovigli d'alghe e creature strane,
Senia, a te sola lo voglio narrare.

Ché a brevi fiate nel tempo passato
nel fondo del mare mi sono tuffato.
A dare or la patria all'esule sirena,
la patria a me stesso e all'uomo abbattuto
svelare la via del suo regno perduto,
mi voglio tuffare con più forte lena,
che ogni uom manifeste le tenebre arcane
conosca e vicine le cose lontane.

Ma quel che già vidi nel fondo del mare,
i baratri oscuri, le luci lontane
e grovigli d'alghe e creature strane,
Senia, a te sola lo voglio narrare.


CARLO MICHELSTAEDTER

119
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
E' morto un ricco!...e qui giace uno pieno di soldi.
E' morto il più ricco del camposanto. Pensa un po'che fregatura per lui. Beato il poveraccio che pochi hanno saputo che è morto... Scrivono: è morto uno, avanti un altro...E invece no...Per un ricco morì è come pagà il conto alla vita. Paga si, ma la vita gli ha dato qualche cosa.
Invece il poveraccio paga e dalla vita non ha avuto niente. Che fa il poveraccio?... Passa da una morte all'altra morte.

Uccellacci Uccellini

120
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
mi sono svegliato questa mattina,
l'aria era gelida
sono andato in cucina,
le mie sigarette erano lì
la giacca sulla sedia,
come l'avevo lasciata la notte prima
tutto era a posto,
tutto sembrava ok
ma tu eri scomparsa, scomparsa
l'altra notte ho sognato che il cielo diventava nero
tu andavi, non potevi tornare indietro persa tra i problemi,
così lontana da casa ti ho raggiunta,
le mie braccia erano di pietra
oh, ma tu eri scomparsa, scomparsa
ho cercato qualcosa che mi spiegasse nella pioggia che mormora e tra le foglie
che tremolano
dimmi baby, dove sei andata
eri qui appena un minuto fa
di notte posso ancora udire il rumore dei tuoi passi
posso udire la tua voce che si aggira nel salone scivolare attraverso la stanza da letto
giacio sveglio, ma non mi muovo


Bruce Springsteen


Bagaglio di Parole - Pagina 5 Separa10

121
Violacremisi
Violacremisi
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Credi che non ti capisca? Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te, e vigile. nello stesso tempo ti rendi conto dell'abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa e provoca quasi un senso di vertigine, un timore di essere scoperta, di vederti messa a nudo, smascherata, riportata ai tuoi giusti limiti. Perché ogni parola è menzogna, ogni gesto falsità, ogni sorriso una smorfia. Qual è il ruolo più difficile? Togliersi la vita? Ma no, sarebbe poco dignitoso. Meglio rifugiarsi nell'immobilità, nel mutismo, così si evita di dover mentire, oppure mettersi al riparo dalla vita, così non c'è bisogno di recitare, di mostrare un volto finto o fare gesti non voluti. Non ti pare? Questo è ciò che si crede ma non basta celarsi perché, vedi, la vita si manifesta in mille modi diversi ed è impossibile non reagire. A nessuno importa sapere se le tue reazioni siano vere o false. Solo a teatro il problema si rivela importante e forse neanche lì. Io ti capisco, Elisabeth... e quasi ti ammiro. Secondo me devi continuare a recitare la tua parte fino in fondo finché essa non perda interesse, e abbandonarla così come sei abituata a fare passando da un ruolo all'altro.


"PERSONA"

122
Violacremisi
Violacremisi
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Cenere79 ha scritto:mi sono svegliato questa mattina,
l'aria era gelida
sono andato in cucina,
le mie sigarette erano lì
la giacca sulla sedia,
come l'avevo lasciata la notte prima
tutto era a posto,
tutto sembrava ok
ma tu eri scomparsa, scomparsa
l'altra notte ho sognato che il cielo diventava nero
tu andavi, non potevi tornare indietro persa tra i problemi,
così lontana da casa ti ho raggiunta,
le mie braccia erano di pietra
oh, ma tu eri scomparsa, scomparsa
ho cercato qualcosa che mi spiegasse nella pioggia che mormora e tra le foglie
che tremolano
dimmi baby, dove sei andata
eri qui appena un minuto fa
di notte posso ancora udire il rumore dei tuoi passi
posso udire la tua voce che si aggira nel salone scivolare attraverso la stanza da letto
giacio sveglio, ma non mi muovo


Bruce Springsteen


Bagaglio di Parole - Pagina 5 Separa10

Adoro questo quadro. hug tenderly

123
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Violacremisi ha scritto:

Adoro questo quadro. hug tenderly


Anch'io sorriso

124
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
Esco dalla lussuria.
M'incammino
per lastrici sonori nella notte.
Non ho rimorso o turbamento. Sono
solo tranquillo immensamente.
Pure
qualche cosa è cambiato in me, qualcosa
fuori di me.
Ché la città mi pare
sia fatta immensamente vasta e vuota,
una città di pietra che nessuno
abiti, dove la Necessità
sola conduca i carri e suoni l'ore.

A queste vie simmetriche e deserte
a queste case mute sono simile.
Partecipo alla loro indifferenza,
alla loro immobilità.
Mi pare
d'esser sordo ed opaco come loro,
d'esser fatto di pietra come loro.

Ché il mio padre e la mia sorella sono
lontani, come morti da tanti anni,
come sepolti già nella memoria.
Il nome dell'amico è un nome vano.

Tra me ed essi s'è interposto il mio
peccato come immobile macigno.
E se sapessi che il mio padre è morto,
al qual pensando mi piangeva il cuore
di essere lontano ora che i giorni
della vita comune son contati,
se mi dicesser che mio padre è morto,
sento bene che adesso non potrei piangere.

Son come posto fuori della vita,
una macchina io stesso che obbedisce,
come il carro e la strada necessario.

Ma non riesco a dolermene.

Cammino
per lastrici sonori nella notte.


Camillo Sbarbaro

Bagaglio di Parole - Pagina 5 Malcol14

125
Cenere79
Cenere79
Viandante Mitico
Viandante Mitico
In piazza Giovanni Mastai Ferretti
fanno il bagni i ragazzetti,
fanno i tuffi nella fontana
della tranquilla piazza romana.
Passano i filobus, la circolare,
pieni zeppi da scoppiare.
Dai finestrini i passeggeri
osservano i tuffi con sguardi severi
e minacciando col dito
dicono: "Guai! E' proibito!"
Ma io posso leggere nel loro cuore,
sotto la giacca, sotto il sudore.
E dentro c'è scritto: "Fortunati
quei diavoletti scatenati!
Sarebbe bello, invece di andare
al ministero a scribacchiare
tuffarsi con loro nella fontana
d'una tranquilla piazza romana,
dimenticare il caldo e i guai
nella fontana di Piazza Mastai."

GIANNI RODARI

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