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276
xmanx
xmanx
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Chissà se in questo forum è lecito offendere il sentimento religioso? scratch

277
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
chiedilo ai moderatori con un mp, se hai scritto questo qui per dire che io offendo il sentimento religioso, significa per l'ennesima volta che non sai leggere, ho detto più volte che parlo delle mie esperienze e dico le mie opinioni, come quello che ho vissuto io e la mia personale opinione possono offendere il sentimento religioso altrui? Solo se chi prova il suddetto sentimento religioso vuole che tutti la pensino come lui, quindi un integralista.

278
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
xmanx ha scritto:Chissà se in questo forum è lecito offendere il sentimento religioso? scratch


Possiamo chiedere all'Admin.
ma se in questo (o in qualunque altro) forum è statutariamente lecito offendere chicchessia, o qualunque sentimento, fatemelo sapere,
che io non mi iscrivo per niente, o se sono già iscritto, per errore, me ne vado!

279
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
A questo punto mi viene un dubbio: avrò offeso il sentimento religioso di qualcuno?

Ragioniamo: ci sono due persone, una crede in santa madre chiesa ed una no

parlano, perchè se stessero zitti ognuno resterebbe con la propria idea chiusa nel cervello,

quindi forse il problema è parlarsi senza pensarla allo stesso modo?

Non credo, se non parli come fai a sapere se la pensi allo stesso modo?

Poi quello che crede, gli basta credere lui o ha bisogno che creda anche l'altro? In caso contrario si sente offeso?

Dicevamo una persona che non crede parla in una piazza (virtuale) e dice che non solo non crede ma che quello che gli è stato raccontato pensa che sia una cazzata immane, passa da lì uno che crede e si offende, allora il primo gli dice "guarda che non parlavo del tuo credo, del tuo dio, della tua religione, parlavo di quella che hanno cercato di imporre a me, di quella che ho conosciuto io" non piace quello che dico? Cambia canale, cambia topic, non rispondermi, ma perchè avrei offeso il TUO senso religioso o il VOSTRO senso religioso perchè ho detto la mia opinione?

La blasfemia viene punita con la morte o il carcere nelle teocrazie, forse la nostra è una teocrazia?

Il dissenso è ammesso solo se silenzioso?

Davvero chiedo pubblicamente a chiunque mi spiegate perchè avrei offeso qualcuno dicendo quello che penso IO?

Se mi convincete mi autobanno a vita da questo forum e da qualsiasi altro forum visto che il mio tentativo è sempre quello di ragionare insieme agli altri e mai (se non perdo la pazienza) offedere chicche e sia.....

280
lisandro
lisandro
Viandante Storico
Viandante Storico
Lucio Musto ha scritto:qui la distanza giusta per avere la visione d'insieme ce l'avresti... perché non la sfrutti?

Il perché credo d'averlo accennato in questa mia frase estrapolata dal messaggio n°274:

"Un simbolo è una sintesi che racchiude in se tutto un concetto."

Non credo che la Disfida di Barletta, o altro evento, evochi lo stesso tipo di rimandi ideologici alla stregua della rivoluzione francese.

Sebbene gli ideali propugnati dopo la capitolazione della nobiltà francese siano oggi più che mai disattesi (la distribuzione della ricchezza globale è sempre più iniqua), restano comunque capisaldi dei diritti umani.

281
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
BIGbossSTIGAZZI ha scritto:A questo punto mi viene un dubbio: avrò offeso il sentimento religioso di qualcuno?

Ragioniamo: ci sono due persone, una crede in santa madre chiesa ed una no

parlano, perchè se stessero zitti ognuno resterebbe con la propria idea chiusa nel cervello,

quindi forse il problema è parlarsi senza pensarla allo stesso modo?

Non credo, se non parli come fai a sapere se la pensi allo stesso modo?

Poi quello che crede, gli basta credere lui o ha bisogno che creda anche l'altro? In caso contrario si sente offeso?

Dicevamo una persona che non crede parla in una piazza (virtuale) e dice che non solo non crede ma che quello che gli è stato raccontato pensa che sia una cazzata immane, passa da lì uno che crede e si offende, allora il primo gli dice "guarda che non parlavo del tuo credo, del tuo dio, della tua religione, parlavo di quella che hanno cercato di imporre a me, di quella che ho conosciuto io" non piace quello che dico? Cambia canale, cambia topic, non rispondermi, ma perchè avrei offeso il TUO senso religioso o il VOSTRO senso religioso perchè ho detto la mia opinione?

La blasfemia viene punita con la morte o il carcere nelle teocrazie, forse la nostra è una teocrazia?

Il dissenso è ammesso solo se silenzioso?

Davvero chiedo pubblicamente a chiunque mi spiegate perchè avrei offeso qualcuno dicendo quello che penso IO?

Se mi convincete mi autobanno a vita da questo forum e da qualsiasi altro forum visto che il mio tentativo è sempre quello di ragionare insieme agli altri e mai (se non perdo la pazienza) offedere chicche e sia.....


Non so se ti rivolgi anche a me, ma ti rispondo come se fossi chiamato in causa.
Per me, ma naturalmente è solo la mia posizione, non è questione di idee diverse, di diversi credo o di nessun credo, di ideologie diverse o di nessuna ideologia.
Ognuno, secondo me, è liberissimo di pensarla come crede, seguire i suoi riferimenti, adorare gli idoli che crede o non adorarne nessuno.
Fra persone civili si può poi discutere e confrontarsi su qualunque argomento, purché si sia disposti a farlo.
Molto spesso io non intervengo in certe discussioni che pure avrebbero un tema interessante perché non avverto nessuna voglia di confrontarsi e discutere, ma solo offendere e denigrare. Ma naturalmente anche questa è una scelta personale.

Il civismo, o almeno quello che io chiamo così, o in alternativa "buona creanza", imporrebbe inoltre, quando si colloquia,
due punti inderogabili: il rispetto dell'altro, ed il rispetto della verità.

Mi spiego con un esempio semplice. Potremmo parlare di anarchia, io che non sono anarchico, ed uno che invece si professa tale. Idee diversissime, forse solo pochissimi punti in comune da cercare col lanternino.
Io non dirò mai, (ma nemmeno mi permetterò di pensarlo) "L'anarchia è una teoria di cacca, gli anarchici sono tutta gentaglia, e mi ha giurato un amico mio che tutti loro violentano le donne che incontrano in metropolitana."
Perché queste sarebbero ingiustificate mancanze di rispetto al pensiero, alle persone, ed una menzogna.

Se dicessi invece: "Per me quella anarchica è una teoria assurda, conosco un anarchico che rubava nei supermercati e suo fratello faceva lo stupratore di donne in metropolitana. Li ho denunciati entrambi ed ora sono in galera", non ci sarebbe nulla di riprovevole, anzi!... naturalmente oltre la possibile menzogna.
Infatti non ho mai conosciuto né un anarchico ladro né suo fratello.

Ecco. Purtroppo la blasfemia non viene più punita, ma non vedo affatto questo un segno di civiltà!
La blasfemia andrebbe punita!... ed anche il vilipendio, l'insulto, la calunnia, l'oltraggio, la diffamazione, l'umilianione, il mobbing, lo stalking... e qualunque altra forma di prevaricazione verso chi è più debole o (in quel contesto) incapace di reagire.
Ed andrebbe anche punita la diffusione colposa di notizie false e tendenziose... ma questo è purtroppo più difficile.

Questa, la mia posizione. In una parola: diciamo quello che ci pare, ma diciamolo in modo civile, e se ci riesce, anche onesto.

282
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
lisandro ha scritto:
Lucio Musto ha scritto:qui la distanza giusta per avere la visione d'insieme ce l'avresti... perché non la sfrutti?

Il perché credo d'averlo accennato in questa mia frase estrapolata dal messaggio n°274:

"Un simbolo è una sintesi che racchiude in se tutto un concetto."

Non credo che la Disfida di Barletta, o altro evento, evochi lo stesso tipo di rimandi ideologici alla stregua della rivoluzione francese.

Sebbene gli ideali propugnati dopo la capitolazione della nobiltà francese siano oggi più che mai disattesi (la distribuzione della ricchezza globale è sempre più iniqua), restano comunque capisaldi dei diritti umani.

Ti ho dato ragione infatti, ed ho ribadito che le cose che hai detto ci sono tutte, e sono esatte!

Solo che, spaziando in tremila anni di storia ti sei scelto tre o quattro capisaldi... ad usum delphini! Sorriso Scemo

283
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Ecco. Purtroppo la blasfemia non viene più punita, ma non vedo affatto questo un segno di civiltà!
La blasfemia andrebbe punita!...

allora capiamoci per una volta senza giri di parole, mi stai dicendo che io in quello che ho detto sono stato blasfemo?

blasfemo
[bla-sfè-mo]

A agg.


Che offende le divinità, sacrilego: parole blasfeme
‖ SIN. empio


B s.m. (f. -ma)


Bestemmiatore


te lo dico io SI' IO SONO UN BLASFEMO IO BESTEMMIO E DICO CHE DIO NON C'E' E SE C'E' NEL SENSO CATTOLICO E' UN PEZZO DI MERDA.... bene la tua fede ne risulta sminuita? Quello che tu credi è in qualche modo intaccato da quello che sostengo io?

Allora ti dirò che per me la tua fede non è una fede salda!

La MIA è una fede salda, la mia fede è che gli uomini valgono tutti e io bestemmio dio ma non l'uomo, che l'uomo è più di dio perchè l'uomo esiste!

Allora chi bestemmia chi dice dio non c'è o chi dice l'uomo non c'è?

Chi bestemmia?

Chi dice che l'aborto è un dolore immenso che chiunque lo affronti meriti un velo di carità e di rispetto e che sicuramente nessuna donna lo affronterà con leggerezza o chi dice che le donne che abortiscono sono delle assassine?

Chi bestemmia?

Io bestemmio dio hai ragione, hai ragione tu, ma non bestemmio la debolezza umana, la miseria, compiango la puttana e la troia, compiango anche le persone che in base ad un dogmatismo assurdo puntellano la propria esistenza per trovare capisaldi...io sono fortunato il dio che bestemmio mi ha baciato in fronte, io che ho offerto la gola al vino la faccia al vento e mai un pensiero non al denaro non all'amore nè al cielo...io rido con un rantolo e sputo in faccia al destino: Hai ragione Lucio sono un bestemmiatore e di più peccato nel peccato: me ne vanto!

284
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
BIGbossSTIGAZZI ha scritto:Ecco. Purtroppo la blasfemia non viene più punita, ma non vedo affatto questo un segno di civiltà!
La blasfemia andrebbe punita!...

allora capiamoci per una volta senza giri di parole, mi stai dicendo che io in quello che ho detto sono stato blasfemo?

blasfemo
[bla-sfè-mo]

A agg.


Che offende le divinità, sacrilego: parole blasfeme
‖ SIN. empio


B s.m. (f. -ma)


Bestemmiatore


te lo dico io SI' IO SONO UN BLASFEMO IO BESTEMMIO E DICO CHE DIO NON C'E' E SE C'E' NEL SENSO CATTOLICO E' UN PEZZO DI MERDA.... bene la tua fede ne risulta sminuita? Quello che tu credi è in qualche modo intaccato da quello che sostengo io?

Allora ti dirò che per me la tua fede non è una fede salda!

La MIA è una fede salda, la mia fede è che gli uomini valgono tutti e io bestemmio dio ma non l'uomo, che l'uomo è più di dio perchè l'uomo esiste!

Allora chi bestemmia chi dice dio non c'è o chi dice l'uomo non c'è?

Chi bestemmia?

Chi dice che l'aborto è un dolore immenso che chiunque lo affronti meriti un velo di carità e di rispetto e che sicuramente nessuna donna lo affronterà con leggerezza o chi dice che le donne che abortiscono sono delle assassine?

Chi bestemmia?

Io bestemmio dio hai ragione, hai ragione tu, ma non bestemmio la debolezza umana, la miseria, compiango la puttana e la troia, compiango anche le persone che in base ad un dogmatismo assurdo puntellano la propria esistenza per trovare capisaldi...io sono fortunato il dio che bestemmio mi ha baciato in fronte, io che ho offerto la gola al vino la faccia al vento e mai un pensiero non al denaro non all'amore nè al cielo...io rido con un rantolo e sputo in faccia al destino: Hai ragione Lucio sono un bestemmiatore e di più peccato nel peccato: me ne vanto!

no amico mio. Io non ho detto che sei un blasfemo ed un bestemmiatore perché non mi risulta che tu lo sia.

Ma se tu bestemmiassi si, a mio avviso andresti punito. Esattamente come andrei punito io se andassi sbandierando che tua madre fa i pompini a sei euro a prestazione.
Ma non perché il mio Dio si sentirebbe offeso dalle tue parole, non perché la mia fede diverrebbe meno salda o meno
genuina la tua devozione filiale, non perché tua madre a causa delle mie parole perderebbe una linea della sua integerrimità.
Andresti punito, andrei punito perché le tue, le mie sconcezze turberebbero la nostra società, squalificando noi personalmente ed
insieme a noi tutto il consesso civile in cui abbiamo la fortuna di trovarci, inquinerebbero la decenza dell'ambiente in cui tu ed io, ed i nostri figli e le altre persone per bene viviamo condividendone spazio e risorse.

Perché la convivenza civile implica delle limitazioni della libertà personale per salvaguardare quella generale nell'interesse di tutti e così come
dovrebbe impedire di cacare sui sedili della metropolitana, dovrebbe impedire di spargere merda dalla bocca.

In parole semplici, è una questione di igiene pubblica che, te ne do atto, l'evoluta disinvoltura moderna sta rapidamente logorando, e già si sente la puzza, e che le nuove ideologie ancora più libere e disinvolte vorrebbero abolire subito.

Io spero che non ci riescano; non mi piacerebbe trascorre gli ultimi anni della mia vita in un letamaio.

Ti auguro una serena notte, ancora pulita.

285
lisandro
lisandro
Viandante Storico
Viandante Storico
@ Lucio: a questo punto io non capisco come tu possa darmi ragione, visto che non sono concorde io con te.
Se condividi il fatto che io sia in disaccordo con te, equivarrebbe a dire che mi dai ragione poiché sostengo che tu ragione non ce l'hai.
Ma se non hai ragione tu, di conseguenza nemmeno io.
Bah, questi paradossi mi fanno uscire pazzo. rotolarsi dal ridere
Tuttavia non posso tornare sulla questione dell'attacchinaggio, perché rientrava nel mio ruolo di giullare di corte, quindi non occorre che io insista.

Però non sono sciolti i miei interrogativi intorno ai simboli, quindi tenterei sfogarmi qui.
Perché è realmente una frustrazione per me competere contro ciò che non può dirsi constatato, ma bensì assimilato tramite assuefazione.
E non vuole essere offensivo, ma banale percezione fisica di ciò che considero.

E il simbolo è espediente per l'assimilazione induttiva dei messaggi (correggimi se sbaglio).
Sin qui non ci trovo nulla di strano, considerandola una proprietà insita nelle caratteristiche umane.
Ciò che mi pongo in contrasto è la manipolazione di questi meccanismi (ancor più subdola nei processi subliminali; vedasi anche la "propaganda" di Bernays).
Tu ora mi chiederai cosa centra tutto ciò col cattolicesimo?

Prima di provare a risponderti, ci tengo a sottolineare che ho sempre trovato molto affascinanti i simbolismi della chiesa (come potrebbe essere altrimenti!).
Ma che rientrano in un quadro allegorico della mitologia giudaico-cristiana.
E del Cristo, non esistendone fonti storiche attendibili, possiamo farne solo valutazioni filosofiche.
Per quanto riguarda dio, credo che venga per qualche funzione sprigionato nell'ipotalamo (dio è un sogno diurno anche negli atei), ma considerala una mia baggianata.

Ora tornando ai miei interrogativi, per quale motivo la gerarchia ecclesiale dovrebbe speculare sopra a delle funzioni cerebrali inconsce che l'individuo non può governare?
E perché anche il solo porsi certi interrogativi, si debba incorrere nel "crimine" d'intaccare tabù così visceralmente radicati, non in un solo singolo, ma di moltitudini intere?

A me, quando qualcuno scredita sufficientemente le mie certezze, che sono politiche, morali, si rifanno ai gesti d'ogni giorno, dettano i tempi delle mie azioni, nel rispetto e in equilibrio col contesto quanto più possibile, colgo l'occasione per ribaltarle tali certezze, riassestare i suddetti equilibri, perché se non ci riesco vuol dire che sono diventate catene. Sorriso Scemo

286
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
in questo discorso sulla bestemmia si mischiano tutte le differenze politiche ed etiche più che religiose, ma più di tutto, a mio parere, la distanza anagrafica. Sì Lucio forse fra vent'anni anch'io sarò più impegnato a conservare, le forze, le idee, i capelli, e vivrò il futuro nel timore che mi venga sottratta quel poco di tranquillità che son riuscito a racimolare, bisogna anche dire che la mia generazione ha veramente ottenuto poco con le proprie forze, non che non ci siamo impegnati, ma semplicemente il periodo storico in cui ci siamo trovati a vivere è stato molto parco di "crescite" economiche morali ed intellettuali. La mia età adulta, dagli anni 80 ad oggi ha visto migliorare solo la tecnologia e tutto il resto, vita, umanità, socialità, è decisamente peggiorato. Io sono già abituato a vivere in un letamaio. La merda è distribuita copiosamente in tutta la mia esistenza, forse per quello i bestemmiatori non mi sembrano spargitori di merda.

I politici, i giornalisti, i giudici, tutti nani che dimostrano quanto sia breve la distanza fra cuore e buco del culo, con linguaggio forbito e rispettoso di tutti gli angeli e i santi hanno vomitato tutto la loro benpensante lordura su ogni cosa toccassero, ogni piccolo figlio della piccola e media borghesia ha dipinto d'oro il suo personale barocco napoletano, il suo altare nel cervello fatto di quei santi in paradiso che garantiscono un posto sicuro ai loro eredi più degni.

Di clientela e familismo amorale abbiamo visto schiere di laureati attendere famelici, nutrirsi, di fanatismo e bigotteria abbiamo visto mandrie di corrotti, servirsi per raggiungere i propri scopi, difendendo con piglio integralista idee che non avevano mai avuto... che dire Lucio, di sicuro tu sei una persona onesta ed integra, che della religione non si è mai servito per ottenere risultati materiali, io non metto in dubbio la TUA fede ( e sarà la 200esima volta che lo sostengo) ma ho visto nella mia vita spargere più merda da baciapile che da bestemmiatori, i quali se fossero tali per FORMA, sarebbero perversi, mentre chi bestemmia, il blasfemo rantola il proprio dolore, sputando la rabbia con la bile di chi pensa che un mondo senza dei sarebbe un mondo più giusto, dove l'amore e la bontà non vengono delegati ad un obolo e ad una categoria di "benefacenti" che altro non fanno che i propri interessi.
un blasfemo
(Dietro Ogni Blasfemo C'è Un Giardino Incantato)

Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male.

Quando vide che l'uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

... mi cercarono l'anima a forza di botte...

E se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato
ci costringe a sognare in un giardino incantato.




287
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
lisandro ha scritto:@ Lucio: a questo punto io non capisco come tu possa darmi ragione, visto che non sono concorde io con te.
Se condividi il fatto che io sia in disaccordo con te, equivarrebbe a dire che mi dai ragione poiché sostengo che tu ragione non ce l'hai.
Ma se non hai ragione tu, di conseguenza nemmeno io.
Bah, questi paradossi mi fanno uscire pazzo. rotolarsi dal ridere

Tuttavia non posso tornare sulla questione dell'attacchinaggio, perché rientrava nel mio ruolo di giullare di corte, quindi non occorre che io insista.

Però non sono sciolti i miei interrogativi intorno ai simboli, quindi tenterei sfogarmi qui.
Perché è realmente una frustrazione per me competere contro ciò che non può dirsi constatato, ma bensì assimilato tramite assuefazione.
E non vuole essere offensivo, ma banale percezione fisica di ciò che considero.

E il simbolo è espediente per l'assimilazione induttiva dei messaggi (correggimi se sbaglio).
Sin qui non ci trovo nulla di strano, considerandola una proprietà insita nelle caratteristiche umane.
Ciò che mi pongo in contrasto è la manipolazione di questi meccanismi (ancor più subdola nei processi subliminali; vedasi anche la "propaganda" di Bernays).
Tu ora mi chiederai cosa centra tutto ciò col cattolicesimo?

Prima di provare a risponderti, ci tengo a sottolineare che ho sempre trovato molto affascinanti i simbolismi della chiesa (come potrebbe essere altrimenti!).
Ma che rientrano in un quadro allegorico della mitologia giudaico-cristiana.
E del Cristo, non esistendone fonti storiche attendibili, possiamo farne solo valutazioni filosofiche.
Per quanto riguarda dio, credo che venga per qualche funzione sprigionato nell'ipotalamo (dio è un sogno diurno anche negli atei), ma considerala una mia baggianata.

Ora tornando ai miei interrogativi, per quale motivo la gerarchia ecclesiale dovrebbe speculare sopra a delle funzioni cerebrali inconsce che l'individuo non può governare?
E perché anche il solo porsi certi interrogativi, si debba incorrere nel "crimine" d'intaccare tabù così visceralmente radicati, non in un solo singolo, ma di moltitudini intere?

A me, quando qualcuno scredita sufficientemente le mie certezze, che sono politiche, morali, si rifanno ai gesti d'ogni giorno, dettano i tempi delle mie azioni, nel rispetto e in equilibrio col contesto quanto più possibile, colgo l'occasione per ribaltarle tali certezze, riassestare i suddetti equilibri, perché se non ci riesco vuol dire che sono diventate catene. Sorriso Scemo

Una risposta rapidissima su quanto ho evidenziato per evitarti turbi mentali. Sorriso Scemo Sorriso Scemo
Per il resto del tuo interessante intervento occorrerebbe più tempo, che in questo momento non ho e me ne scuserai.

Posso rispettare la tua posizione pur non condividendola, perché al contrario della verità, che ovviamente è una sola,
su ogni singola questione le opinioni, i pareri ragionevoli, e i ragionamenti accettabili possono essere molti e molto diversi fra loro.
So bene che sono in tantissimi a confondere i due concetti, ma chi assume se stesso a detentore unico della verità assoluta... coincidente col proprio parere... beh!... lasciamolo dire!

288
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
BIGbossSTIGAZZI ha scritto:in questo discorso sulla bestemmia si mischiano tutte le differenze politiche ed etiche più che religiose, ma più di tutto, a mio parere, la distanza anagrafica. Sì Lucio forse fra vent'anni anch'io sarò più impegnato a conservare, le forze, le idee, i capelli, e vivrò il futuro nel timore che mi venga sottratta quel poco di tranquillità che son riuscito a racimolare, bisogna anche dire che la mia generazione ha veramente ottenuto poco con le proprie forze, non che non ci siamo impegnati, ma semplicemente il periodo storico in cui ci siamo trovati a vivere è stato molto parco di "crescite" economiche morali ed intellettuali. La mia età adulta, dagli anni 80 ad oggi ha visto migliorare solo la tecnologia e tutto il resto, vita, umanità, socialità, è decisamente peggiorato. Io sono già abituato a vivere in un letamaio. La merda è distribuita copiosamente in tutta la mia esistenza, forse per quello i bestemmiatori non mi sembrano spargitori di merda.

I politici, i giornalisti, i giudici, tutti nani che dimostrano quanto sia breve la distanza fra cuore e buco del culo, con linguaggio forbito e rispettoso di tutti gli angeli e i santi hanno vomitato tutto la loro benpensante lordura su ogni cosa toccassero, ogni piccolo figlio della piccola e media borghesia ha dipinto d'oro il suo personale barocco napoletano, il suo altare nel cervello fatto di quei santi in paradiso che garantiscono un posto sicuro ai loro eredi più degni.

Di clientela e familismo amorale abbiamo visto schiere di laureati attendere famelici, nutrirsi, di fanatismo e bigotteria abbiamo visto mandrie di corrotti, servirsi per raggiungere i propri scopi, difendendo con piglio integralista idee che non avevano mai avuto... che dire Lucio, di sicuro tu sei una persona onesta ed integra, che della religione non si è mai servito per ottenere risultati materiali, io non metto in dubbio la TUA fede ( e sarà la 200esima volta che lo sostengo) ma ho visto nella mia vita spargere più merda da baciapile che da bestemmiatori, i quali se fossero tali per FORMA, sarebbero perversi, mentre chi bestemmia, il blasfemo rantola il proprio dolore, sputando la rabbia con la bile di chi pensa che un mondo senza dei sarebbe un mondo più giusto, dove l'amore e la bontà non vengono delegati ad un obolo e ad una categoria di "benefacenti" che altro non fanno che i propri interessi.
un blasfemo
(Dietro Ogni Blasfemo C'è Un Giardino Incantato)

Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore,
più non arrossii nel rubare l'amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male.

Quando vide che l'uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

... mi cercarono l'anima a forza di botte...

E se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non Dio, ma qualcuno che per noi l'ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato
ci costringe a sognare in un giardino incantato.





Questa citazione da de André fatta a mio uso mi lusinga molto.
Forse non ho mai detto che Fabrizio è stato in assoluto il mio poeta preferito e per vent'anni e più,
dalla mitica "Marinella" cantata da Mina credo nel '67(lo sai vero che Fabrizio de André è solo di dieci mesi più giovane di me?) fino alla sua prematura ma annunciatissima morte, mi è stato compagno delle bevute solitarie e di innumerevoli sigarette.

De André fu sicuramente un uomo di grande spessore, un "non allineato" si direbbe in questo forum. ma anche profondamente uomo, con tutti i compromessi e le compromissioni dell'essere umano. Un difensore degli indigenti, ma non certo povero lui stesso, né mai si fece povero, Uno schierato su posizioni politiche ben decise, ma che non esitò a vendere al miglior offerente i diritti della sua storia di sequestrato... Una persona normale, insomma.

Un grosso contestatore... che non bestemmiò mai. Lo so, perché io conosco tutta la sua produzione artistica e l'ho ascoltata più volte. Non bestemmiò, perché era un grande, e la forza della sua posizione (condivisibile o meno) era nelle idee sue e non nel dileggio di quelle degli altri.

Differenza sottile forse, per i bestemmiatori che tanto esalti, ma fondamentale.

Dici che per me si tratta solo di una questione anagrafica, e che fra vent'anni, quando il mondo sarà migliore e più evoluto sarete tutti spargitori di merda?... posso darti ragione. E' possibile davvero che questo accada.
E se vi piacerà l'odore, buon pro vi faccia.
Credo che io rimarrò volentieri ad aspirare il profumo degli asfodeli.


PS - Attento a giudicare i nani... sono pericolosi, come insegna Fabrizio de André!

289
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Un difensore degli indigenti, ma non certo povero lui stesso,

perchè un difensore degli indigenti dovrebbe esser povero? Dove stà la contraddizione? Di solito chi difende gli indigenti è chi indigente non è perchè gli indigenti sono troppo occupati a sopravvivere facendosi la guerra fra loro per poter poeticamente difendere gli ultimi



né mai si fece povero,

? Perchè uno che non è povero dovrebbe FARSI POVERO?



Uno schierato su posizioni politiche ben decise, ma che non esitò a vendere al miglior offerente i diritti della sua storia di sequestrato...

uno può essere schierato dove vuole e questo non cozza con il voler la giusta ricompensa per il proprio valore

Una persona normale, insomma.


sul normale non sono proprio daccordo, da qualsiasi punto di vista fabrizio non è stato normale, come cantautore, come persona, come poeta, poi qualcuno mi vorrebbe spiegare cosa significa normale?


Un grosso contestatore... che non bestemmiò mai. Lo so, perché io conosco tutta la sua produzione artistica e l'ho ascoltata più volte. Non bestemmiò, perché era un grande, e la forza della sua posizione (condivisibile o meno) era nelle idee sue e non nel dileggio di quelle degli altri.

Tentò la fuga in tram
verso le sei del mattino
dalla bottiglia di orzata
dove galleggia Milano
non fu difficile seguirlo

il poeta della Baggina
la sua anima accesa
mandava luce di lampadina
gli incendiarono il letto
sulla strada di Trento

riuscì a salvarsi dalla sua barba
un pettirosso da combattimento

I Polacchi non morirono subito
e inginocchiati agli ultimi semafori
rifacevano il trucco alle troie di regime
lanciate verso il mare

i trafficanti di saponette
mettevano pancia verso est
chi si convertiva nel novanta
ne era dispensato nel novantuno

la scimmia del quarto Reich
ballava la polka sopra il muro
e mentre si arrampicava
le abbiamo visto tutto il culo

la piramide di Cheope
volle essere ricostruita in quel giorno di festa
masso per masso
schiavo per schiavo
comunista per comunista

La domenica delle salme
non si udirono fucilate
il gas esilarante
presidiava le strade
la domenica delle salme
si portò via tutti i pensieri
e le regine del ‘’tua culpa’’
affollarono i parrucchieri

Nell’assolata galera patria
il secondo secondino
disse a ‘’Baffi di Sego’’ che era il primo
si può fare domani sul far del mattino
e furono inviati messi
fanti cavalli cani ed un somaro
ad annunciare l’amputazione della gamba
di Renato Curcio
il carbonaro

il ministro dei temporali
in un tripudio di tromboni
auspicava democrazia
con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni
voglio vivere in una città
dove all’ora dell’aperitivo
non ci siano spargimenti di sangue
o di detersivo
a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade
eravamo gli ultimi cittadini liberi
di questa famosa città civile
perché avevamo un cannone nel cortile

La domenica delle salme
nessuno si fece male
tutti a seguire il feretro
del defunto ideale
la domenica delle salme
si sentiva cantare
quant’è bella giovinezza
non vogliamo più invecchiare

Gli ultimi viandanti
si ritirarono nelle catacombe
accesero la televisione e ci guardarono cantare
per una mezz’oretta
poi ci mandarono a cagare
voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio
coi pianoforti a tracolla travestiti da Pinocchio
voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti
per l’Amazzonia e per la pecunia
nei palastilisti
e dai padri Maristi
voi avete voci potenti
lingue allenate a battere il tamburo
voi avevate voci potenti
adatte per il vaffanculo

La domenica delle salme
gli addetti alla nostalgia
accompagnarono tra i flauti
il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano i segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di vibrante protesta



Differenza sottile forse, per i bestemmiatori che tanto esalti, ma fondamentale.

Dici che per me si tratta solo di una questione anagrafica, e che fra vent'anni, quando il mondo sarà migliore e più evoluto sarete tutti spargitori di merda?... posso darti ragione.


dai ragione a te stesso, io ho detto il contrario di quello che riporti

E' possibile davvero che questo accada.
E se vi piacerà l'odore, buon pro vi faccia.
Credo che io rimarrò volentieri ad aspirare il profumo degli asfodeli.


m'hai fatto venire in mente un pezzo:

LISIMONE: Bocca, musa dei sorrisi / Bocca, anima dei bardi / Bocca, fior dei Campi Elisi / Bocca, fuoco degli sguardi.
PUBBLICO: Oh!
ALCANDRO: Occhi belli, il cui tocco profondo turba nei cuori, alacremente, la dolce quiete, in un giocondo moto d'amore, dolce e possente.
PUBBLICO: Oh!
LISIMONE: Bocca la quale bacia e sbaciucchia / Bocca, Asfodelo dei ninfei / Bocca, la quale l'anima risucchia... Bocca, la quale l'anima risucchia / Bocca, che non è che per gli dei.



Bravo odora gli asfodeli dei ninfei, non ho capito ancora se rispondi alla cazzo o se sei un poeta, forse entrambe le coseblogstigazzi - Pagina 12 700819
Io ho espresso con tutta la chiarezza possibile il mio pensiero, se viene travisato da te, altri forse capiranno cosa intendevo dire, stamme buò .......

PS - Attento a giudicare i nani... sono pericolosi, come insegna Fabrizio de André![/quote]


Io non giudico i nani, sono loro che giudicano dalla loro altezza

290
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
attento appunto ai nani... perché tu valuti a capa tua la loro altezza!

già. Infatti per me Fabrizio fu un amico proprio perché era umano, ed io ho apprezzato anche le sue contraddizioni,
difendere i poveri senza esserlo lui stesso, dare voce a chi voce non ha, senza rinnegarsi.
Per me va bene. Ma chi è che si scaglia contro i preti "PROPRIO" perché difendendo i poveri non si fanno poveri e tutto il resto?...

Allora mettiamoci d'accordo. O la stessa cosa la dici per tutti... o non la dici per nessuno... che te ne pare?

291
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
evidentemente non ci capiamo proprio, fabrizio era un uomo, un singolo un individuo, la chiesa è uno stato, una organizzazione, una teocrazia.
Fabrizio parlava per sè, tanti preti e monaci in gamba sono singolarmente delle belle persone (più di una volta ho citato don gallo don ciotti, padre boff, don milani) ma la chiesa nel suo complesso è un organismo che gestisce potere e non lo gestisce in linea con la morale cristiana....non dico la stessa cosa per tutti perchè Fabrizio de Andrè e La Santa Madre Chiesa sono due "cose" ben diverse
Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perchè chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando "viva la morte" proprio addosso mi è caduta.

Mi avevano convinto e la mia musa insolente
abiurando i suoi errori, aderì alla loro fede
dicendomi peraltro in separata sede
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè
ma di morte lenta.

Approfittando di non essere fragilissimi di cuore
andiamo all'altro mondo bighellonando un poco
perchè forzando il passo succede che si muore
per delle idee che non han più corso il giorno dopo.

Ora se c'è una cosa amara, desolante
è quella di capire all'ultimo momento
che l'idea giusta era un'altra, un altro movimento
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta
ma di morte lenta.

Gli apostoli di turno che apprezzano il martirio
lo predicano spesso per novant'anni almeno.

Morire per delle idee sarà il caso di dirlo
è il loro scopo di vivere, non sanno farne a meno.

E sotto ogni bandiera li vediamo superare
il buon matusalemme nella longevità
per conto mio si dicono in tutta intimità
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta.

A chi va poi cercando verità meno fittizie
ogni tipo di setta offre moventi originali
e la scelta è imbarazzante per le vittime novizie
morire per delle idee è molto bello ma per quali.

E il vecchio che si porta già i fiori sulla tomba
vedendole venire dietro il grande stendardo
pensa "speriamo bene che arrivino in ritardo"
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta, va bè,
ma di morte lenta

E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c'è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, va bè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta.




e riguardo ai nani
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura,
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente,
o la curiosità
di una ragazza irriverente
che si avvicina solo
per un suo dubbio impertinente:

vuole scoprir se è vero
quanto si dice intorno ai nani,
che siano i più forniti
della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù
la più indecente.

Passano gli anni, i mesi,
e se li conti anche i minuti,
è triste trovarsi adulti
senza essere cresciuti;
la maldicenza insiste,
batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano
è una carogna di sicuro
perché ha il cuore toppo,
troppo vicino al buco del culo.

Fu nelle notti insonni
vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami.
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d’un tribunale,
giudice finalmente,
arbitro in terra del bene e del male.

E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva Vostro Onore,
e di affidarli al boia
fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi
nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.





292
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
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Mi interessa sempre meno.

Quello che succede fuori...
la crisi...
economica, quella dei valori,
la crisi morale, quella etica, la crisi politica, la crisi delle banche e dell'euro,
la crisi mondiale, la crisi del lavoro, la crisi del senso religioso...

non mi appassionano più le crisi, perchè ho capito che di questo termine tutti vedono solo l'aspetto negativo...
manco gli importa quanto si lamentassero prima della crisi,
poco importa che non sia mai andata bene a tanta gente come me che è nata durante la crisi ed ha vissuto tutta la vita nella crisi...
tutti diventano conservatori, dello status quo, della miseria, poco importa che la crisi vissuta bene possa diventare un impulso al cambiamento, poco importa che la crisi consenta di rinnovare, di fare le pulizie di primavera (araba), poco importa che obbligando a vivere con il freno tirato potrebbe consentire l'instaurazione di regole di consumo virtuose...
la tv dice che la crisi è merda,
che bisogna aver paura e giù tutti con la testa ficcata nel culo più vicino a tremare,
nel timore di un futuro diverso...
il futuro è sempre diverso se si vive, è uguale solo da morti...
io non sono ancora morto, per cui mi appassiono sempre meno alle analisi da bar,
alle chiacchiere da parrucchiere, quelle dei complottisti e quelle dei razionalisti...

costruisco cose per mio figlio
con le scatole dei regali di natale,
con le confezioni, gli scarti, gli imballaggi,
cose che lui apprezza molto rendendomi felice,
un pò di colla a caldo e gli scarti del sistema industriale cinese diventano giochi tossici per mio figlio,
milioni di bambini vivono sui rifiuti del primo mondo, il mio gioca alla "piccola discarica",
un multistrato su cui, una volta dipinto vengono incollati mucchi di robaccia che sembrano televisioni e lavatrici rotte, mucchi di sacchi neri, e sopra la discarica una bidonville con tanti ometti macilenti...
il mio bimbo gioca al "piccolo sfasciacarrozze", gli hanno regalato delle macchinine che si rompono al solo guardarle e allora, invece di buttarle, le smonto e le incollo una sopra l'altra vicino ad una baracca in lamiera, con mucchi di copertoni e motori rotti, incollati fra di loro...
voglio che si abitui a giocare fra i rifiuti, perchè capisca che il rifiuto è solo una diversa materia prima, che forse si riesce a giocare meglio con un gioco rotto che con uno sano appena disimballato...
la crisi a casa mia è opportunità pedagogica, è risorsa per crescere...
io stò imparando molte cose da questo cambiamento, faccio sempre più fatica a commuovermi ai pianti di chi ne sa vivere solo gli aspetti negativi...ma forse io sono troppo fortunato.

293
BigBossStigazzi
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Viandante Ad Honorem
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ancora sulla crisi

...chiaramente ci sono situazioni drammatiche visto che è aumentato il numero di suicidi, percepita o reale che sia la crisi ammazza, continuo a dire che non capisco quelli che piagnucolano...io nella mia limitata pragmaticità vedo solo due opzioni e nessuna delle due prevede piagnistei:

- finchè si campa (che è la mia situazione ora) è inutile lamentarsi sperando che i potenti si inteneriscano, i ricchi e potenti sono tali perchè sono degli squali merda, bisogna prendere il meglio che c'è anche dalle situazioni negative (il mio post precedente)
- quando non si campa più (e intendo proprio quando vedi morire di fame i tuoi figli) non c'è nulla da lamentarsi, si prende la prima lama, bastone o mazza da golf e si incomincia a rompere culi di padrone e si và avanti finchè non ti sparano in testa....la mia è ben lungi da essere apologia o istigazione alla rivolta, la mia è una semplice analisi, quando uno non ha più niente da perdere, non ha più alcun limite ed allora, chi ha più fame vince...dico quello che gesù dice al servo in MALARAZZA...
tu ti lamenti machè ti lamenti pija lu bastone e tira fori li denti.......

294
Lucio Musto
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BIGbossSTIGAZZI ha scritto:ancora sulla crisi

...chiaramente ci sono situazioni drammatiche visto che è aumentato il numero di suicidi, percepita o reale che sia la crisi ammazza, continuo a dire che non capisco quelli che piagnucolano...io nella mia limitata pragmaticità vedo solo due opzioni e nessuna delle due prevede piagnistei:

- finchè si campa (che è la mia situazione ora) è inutile lamentarsi sperando che i potenti si inteneriscano, i ricchi e potenti sono tali perchè sono degli squali merda, bisogna prendere il meglio che c'è anche dalle situazioni negative (il mio post precedente)
- quando non si campa più (e intendo proprio quando vedi morire di fame i tuoi figli) non c'è nulla da lamentarsi, si prende la prima lama, bastone o mazza da golf e si incomincia a rompere culi di padrone e si và avanti finchè non ti sparano in testa....la mia è ben lungi da essere apologia o istigazione alla rivolta, la mia è una semplice analisi, quando uno non ha più niente da perdere, non ha più alcun limite ed allora, chi ha più fame vince...dico quello che gesù dice al servo in MALARAZZA...
tu ti lamenti machè ti lamenti pija lu bastone e tira fori li denti.......

Parolacce ed inutili ingiurie a parte solo d'accordo con te, ed anch'io prenderei un ramo di albero ed andrei a fare la rivoluzione, se i miei figli "morissero di fame" come dici tu.
Ma non è la nostra situazione. Qui facciamo casino per il televisore, il telefonino nuovo, la rata della macchina ed il mutuo della casa, che già non potevamo permetterci, e che abbiamo contratto lo stesso sperando che le cose andassero meglio e si riuscisse a pagare.
Siamo lontanissimi dalla rivoluzione!... la rivoluzione è una guerra che non si combatte con le mazze da golf, e nemmeno con quelle da baseball, coi fischietti e le bandierine ma con le zappe ed i forconi, non con i jeans firmati, ma con le pezze al culo!...
diglielo ai dimostranti in gita per il Corso tutti festanti per aver fatto vacanza a scuola!

295
BigBossStigazzi
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i dimostranti dimostrano, io non dimostro solo perchè la piazza non mi attira e probabilmente comincio ad essere troppo vecchio stanco ed incazzato per vivere quella parte di condivisione festosa che c'è anche in una protesta, io non ho detto che non protesto perchè c'ho ragione io, ho detto che non mi aspetto più nulla, neanche che con i piagnistei si risolva qualcosa, di solito si parla di depressione di fronte a questa rinuncia alla lotta, volevo solo dimostrare "nel mio piccolo" che io non rinuncio per niente, ma lotto solo se ne vale la pena, che dobbiamo cambiare prima noi, prima di chiedere che cambino gli altri, ma, una volta che io, nel mio piccolo faccio tutto quello che so di dover fare (e che sapete anche tutti voi, giovani o vecchi, ricchi o poveri)a quel punto, se dovrò chiedere, non chiederò con le buone maniere...a proposito delle parolacce e delle inutili inguirie che mi contesti (contestatario anche tu?) per me non sono inutili, ma mi vengono spontanee quando penso ai "padroni" per cui...........................

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Lucio Musto
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BIGbossSTIGAZZI ha scritto:i dimostranti dimostrano, io non dimostro solo perchè la piazza non mi attira e probabilmente comincio ad essere troppo vecchio stanco ed incazzato per vivere quella parte di condivisione festosa che c'è anche in una protesta, io non ho detto che non protesto perchè c'ho ragione io, ho detto che non mi aspetto più nulla, neanche che con i piagnistei si risolva qualcosa, di solito si parla di depressione di fronte a questa rinuncia alla lotta, volevo solo dimostrare "nel mio piccolo" che io non rinuncio per niente, ma lotto solo se ne vale la pena, che dobbiamo cambiare prima noi, prima di chiedere che cambino gli altri, ma, una volta che io, nel mio piccolo faccio tutto quello che so di dover fare (e che sapete anche tutti voi, giovani o vecchi, ricchi o poveri)a quel punto, se dovrò chiedere, non chiederò con le buone maniere...a proposito delle parolacce e delle inutili inguirie che mi contesti (contestatario anche tu?) per me non sono inutili, ma mi vengono spontanee quando penso ai "padroni" per cui...........................

assolutamente con te BIG!.

Magari, ognuno facesse la sua parte partendo da dove si trova,
e non presumendo di partire da dove gli piacerebbe di essere!

297
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
posso parlare solo per me ma io riesco a partire solo da dove sono, mai riuscito a partire da dove non sono Sorriso Scemo

298
Lucio Musto
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Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
BIGbossSTIGAZZI ha scritto:posso parlare solo per me ma io riesco a partire solo da dove sono, mai riuscito a partire da dove non sono Sorriso Scemo

anch'io. Ma ti assicuro che siamo una sparuta minoranza.
La stragrande maggioranza delle persone dice: "se questo fosse così..." e si comporta come se davvero lo fosse.
Ma non lo è, in quel modo, ed ecco che quella persona contribuisce ad aumentare il casino.

299
BigBossStigazzi
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libertà...la libertà non è star sopra un albero....cos'è la libertà?

Libertarismo?
Liberismo?
Liberalismo?

vediamo cosa dice il sito dell'accademia della crusca:

PÄR LARSON - NICOLETTA MARASCHIO Per una storia del termine italiano libertà
Sito Web dell’Accademia della Crusca – Dicembre 2002


1
Per una storia del termine italiano libertà
di Pär Larson e Nicoletta Maraschio


I. Il termine italiano libertà appartiene di diritto al vocabolario di base ed è difficile immaginare
che vi sia stata un’epoca in cui esso non fosse conosciuto da tutti: eppure è così. Infatti la stessa
forma grafica della parola ne dimostra l’origine dotta in quella b intervocalica conservata tale quale,
e non passata a v come immancabilmente accade nelle parole derivate senza interruzione dal latino,
non ripescate da testi scritti: si pensi per esempio ad avere (HABERE), fava (FABA) e governare (GUBERNARE).
Da LIBERTAS ci saremmo dunque aspettati *livertà o *livertate.
Nel corpus testuale del Tesoro della Lingua Italiana delle Origini (TLIO)1, che allo stato
attuale contiene 1581 testi del periodo anteriore al secolo XV, si trovano ben 1371 esempi della
nostra parola (tutti con la b). Dato che la banca dati accoglie testi in ogni varietà italoromanza antica
– dal milanese al siciliano, dal ligure e dal còrso al veneto d’Oltremare –, la grafia non è sempre la
medesima; le forme presenti sono le seguenti (tra parentesi il numero delle occorrenze): libbertà
(1), libertà (891), libertade (280), libertadhe (2), libertadi (2), libertae (8), libertate (141), libertati
(36), libertaty (1), llibertà (7) e llibertate (2). Anche se alcune di queste forme finiscono in -i o -y si
tratta sempre di forme del singolare.
A riprova di quello che si è appena detto sull’origine dotta della parola, molti, anzi moltissimi
degli esempi compaiono in testi tradotti o almeno fortemente influenzati da modelli latini. Le più
antiche attestazioni si trovano nelle Storie de Troia e de Roma, un testo romanesco tradotto da un
originale latino tra gli anni 1252 e 1258, dove si legge tra l’altro la frase «Agamenon fece lo
consilio et concedeo [‘concesse’] libertate ad Elena e Casandra et feceli rendere onne cosa». Il
primo esempio in un testo originale in lingua volgare compare nel 1263, nel registro di di debitori e
creditori di una compagnia commerciale senese operante in Francia: «maiestro Piero calonacho
[‘canonico’] di Toli ebe libertà [‘ottenne il permesso’] dal deto vescovo di richonosciere la deta [‘il
debito’] denançi a’ deti gudici».
Nei testi della banca dati del TLIO la parola libertà compare in varie accezioni, che si possono
grosso modo raggruppare sotto le seguenti definizioni: ‘Capacità dell’uomo di essere causa delle
proprie azioni, di autodeterminarsi’, ‘Libero arbitrio, possibilità di scegliere il bene’, ‘Capacità,
potere, facoltà di agire secondo le proprie scelte’, ‘Condizione di chi gode della personalità giuridica
oppure di chi non ha vincoli alla propria possibilità di muoversi (cioè non è schiavo o
prigioniero)’, ‘Condizione di una comunità che non è soggetta a dominazione straniera o a un
potere tirannico’. Mancano invece i valori oggi sentiti come naturali: ‘Qualità dell’uomo che consiste
nel non essere assoggettato, ma libero ad autorealizzarsi secondo le sue proprie scelte’, ‘Piena
possibilità di esercitare il potere di scelta’, ‘Possibilità di esercitare la capacità di autodeterminazione,
senza imposizione di divieti o obblighi, in una serie di campi (libertà personale,
religiosa, di pensiero, di stampa, di associazione, di commercio, ecc.)’.
Quando Dante nel primo canto del Purgatorio fa dire a Virgilio:
Or ti piaccia gradir la sua venuta:
1 Il TLIO è un vocabolario dell’italiano antico in corso di elaborazione presso l’Opera del Vocabolario Italiano (OVI), un istituto del
Consiglio Nazionale delle Ricerche con sede a Firenze. Il vocabolario è consultabile in Internet nel sito dell’OVI
(http://www.vocabolario.org/), dal quale è anche possibile accedere alla banca dati testuale su cui si basa la redazione del
vocabolario.



libertà va cercando, ch’è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta. (Purg. I 70-72)
non bisogna dunque leggere la parola nel senso moderno, dato che si tratta della libertà dal peccato,
della libertà morale e spirituale. Infatti i primi parlanti italiani non conoscevano la libertà
individuale come – bene o male – la conosciamo noi: la dottrina delle libertà politiche e civili con i
loro varî sottoinsiemi era ancora di là da venire, e lo stesso uso della parola libertà al plurale era impensabile
prima del Settecento.
L’essere privi di legami oppressivi di dipendenza era nel Medioevo privilegio esclusivo di
certi strati della popolazione, e non sarà un caso che il sinonimo più frequente di libero in italiano
antico sia franco, termine che disegna colui che appartiene al popolo il cui re nell’anno 800 era
stato elevato imperatore, Carlo Magno.
Essere un uomo franco significava godere delle più ampie
libertà cui una persona potesse godere, e dare la libertà a uno schiavo si definiva francare oppure,
come ancora oggi si dice, affrancare. In perfetta accordanza con questo uso, il sostantivo generalmente
adoperato nei testi medievali al posto dove noi useremmo libertà è franchezza (qualche volta,
con un altro suffisso, franchigia), ed è interessante notare che nei testi antichi tradotti dal latino – i
quali costituiscono una grandissima parte della documentazione – la parola libertas venga espressa
da un binomio: nella versione milanese dell’Elucidario di Onorio di Autun, del secolo XIV, si dice
che
l’omo k’era servo de l’inimigo [‘il Diavolo’] in quessto zinquanteno [‘cinquantesimo’] dì deveva
receve [‘ricevere’] libertade e franchisia per lo Spirito Sancto mandado da Deo.
In un testo fiorentino press’a poco della stessa epoca, il volgarizzamento delle Lettere a
Lucilio di Seneca, si trovano trentaquattro esempi di libertà come traduzione di libertas: ora, ben
quindici volte il traduttore aggiunge di sua iniziativa la glossa franchezza. Così nella lettera 77,
dove Seneca aveva affermato concisamente «Tam prope libertas est; et servit aliquis?», l’anonimo
volgarizzatore fiorentino senza batter ciglio amplia tale frase in
Franchezza, e libertà ci è sì presso, come noi veggiamo, e sì si truova uomo, che serve?
E nessuna tipologia di testi poteva considerarsi al sicuro da questo tipo di intrusioni. In una
traduzione quattrocentesca della Bibbia, due passi di san Paolo – «ubi autem Spiritus Dominus, ibi
libertas» e «libertatem nostram quam habemus in Christo Jesu» – si presentano rispettivamente
come
dovunque è il Spirito del Signore, ivi è franchezza e libertàe
la nostra franchezza e la nostra libertà la quale avemo in Iesù Cristo.
Nella lingua medievale, la parola libertà si presentava sotto varie forme e in varî contesti, nei
quali si possono scorgere il germe di molti usi moderni. Una grossa differenza fra allora e ora sta
tuttavia nel fatto che la parola nell’italiano antico, e anche nella stessa mentalità medievale,
presuppone sempre l’appartenenza a qualcosa – la chiesa, la società, il sistema feudale, ecc. – senza
considerare la libertà come un valore in sé.


II. La nuova storia del termine italiano libertà risale alla seconda metà del Settecento, quando si
realizza il rinnovamento di una grande parte del vocabolario giuridico e politico italiano. In
particolare si può datare «la nascita del linguaggio politico moderno in concomitanza con l’apparire
di forme moderne di vita politica che quel linguaggio in parte rispecchia e da cui, insieme,
scaturisce» (Leso 1991: 37), cioè al periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione francese
(1789) e soprattutto a quello coincidente con il “triennio rivoluzionario» (1796-1799), benché non
manchino significativi antecedenti di molte novità semantiche e lessicali nella grande stagione
dell’Illuminismo.
Libertà,
appunto, e costituzione e codice, repubblica e monarchia, patria e nazione, democrazia
e popolo, federalismo, ma anche opinione pubblica, ordine pubblico e pubblica istruzione
sono tutti vocaboli che nel corso del Settecento, per influsso appunto della Francia prima illuminista
e poi rivoluzionaria e napoleonica, acquistano un nuovo significato (Migliorini 1973 e Fiorelli
1993).
La consapevolezza della frattura, ossia di un cambiamento linguistico radicale, si coglie
facilmente negli scritti di quel periodo e la parola libertà, nel ricchissimo ventaglio dei suoi nuovi
significati (politici, civili e religiosi) diventa, anche in Italia, una parola-bandiera. «Finalmente dai
tanti mali delle nazioni è nata la libertà come dal caos nacque la luce nel principio dei secoli» scrive
il giacobino Matteo Galdi nel 1798. E l’anno prima Melchiorre Cesarotti, politico moderato e
linguista insigne, preoccupato dall’impatto sui ceti meno istruiti delle tante novità lessicali portate
dagli eventi rivoluzionari
, ne individuava una significativa costellazione (positiva e negativa)
ruotante intorno alle parole fondamentali di Libertà e Uguaglianza della «Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino»
(agosto 1789): «Voi sentite ogni giorno suonar nelle bocche e vedete
scritto sulle carte pubbliche i nomi di Libertà e d’Uguaglianza, parole sacre, e pegni di felicità [...]
spesso vi sarà accaduto di sentir a ripetere i termini di Repubblica, Monarchia, Aristocrazia,
Democrazia, Anarchia, Despotismo. Ebbene: bisogna spiegarvi chiaramente ed esattamente il senso
di questi vocaboli, che possono rendervi imbarazzati, e farvi temere di qualche inganno» (Cesarotti
1797, in Morgana 1994: 708)
Per la loro “forza magica” , simbolica ed evocativa, molte parole chiave vengono
insistentemente ripetute in quegli anni, spesso in combinazione fra loro. In particolare si riconosce
che la parola libertà nei suoi molteplici significati (talvolta non ben distinti) ha il potere non solo di
suscitare emozioni forti ma quasi di sostituire la “cosa”. Illuminanti in proposito le parole di Carlo
Testi: «Mi direte che una libertà a questo prezzo non vale la schiavitù: lo comprendo, ma questo
solo nome di libertà mi tien luogo della cosa medesima (Testi 1799, in Dardi 1995: 7).
Giuseppe Compagnoni parla in termini giuridicamente più consapevoli di diritto di libertà:
«L’uomo ha bisogno di essere libero, cioè di poter fare da sé qualunque impiego gli piaccia delle
sue facoltà, strumenti come della soddisfazione de’ suoi bisogni così pure dell’esercizio de’ suoi
diritti. Ed ecco il diritto di libertà
(Compagnoni 1797, in Leso 1991: 521).
La parola libertà entra così largamente nelle Costituzioni italiane: in quella Cisalpina (1797),
in quella Romana (1798) e in quella Napoletana (1799), che in primo luogo si impegnano a
definirla. (ad es. Costituzione cisalpina, Diritti, art. 2: «la libertà consiste in poter fare ciò che non
nuoce ai diritti altrui»). E se allarghiamo lo sguardo all’intero arco statutario e costituzionale
preunitario (1794-1849), può essere interessante rilevare (sulla base dell’Indice della lingua legislativa
italiana (ILLI): Mariani Biagini 1993-1997) che la frequenza della voce libertà negli
Statuti e costituzioni avanti l’unità d’Italia è molto elevata (201.124 occorrenze) con una
percentuale decisamente superiore a quella degli stessi testi del periodo successivo (1920-1971). Lo
Statuto albertino (4 marzo 1848: assunto senza alcuna variazione a Costituzione del Regno d’Italia
e rimasto, ma solo formalmente, inalterato fino al 1 gennaio 1948), negli articoli (24-32) della parte
apposita dedicata ai Diritti e doveri dei cittadini, ribadisce il principio di uguaglianza e i diritti di
libertà individuali (art. 26. «La libertà individuale è guarentita») e indica nelle libertà di domicilio,
di stampa, di proprietà e di adunanza i settori d’ applicazione.
I più importanti vocabolari storici ottocenteschi e in particolare il Tommaseo-Bellini (1861-
1879) e il Vocabolario degli Accademici della Crusca (nella sua quinta edizione: 1863-1923) solo
in parte recepiscono i cambiamenti semantici fondamentali che l’antica parola libertà ha subito
dalla fine del Settecento in poi. La Crusca non manca tuttavia di ricordare la Rivoluzione francese,
citando l’Albero della libertà «quel fusto d’albero verdeggiante che ai tempi della Rivoluzione
francese si usò piantare sulle piazze come simbolo di mutazione del governo da assoluto in libero e
repubblicano, con nome e intendimento desunti dalla Rivoluzione Americana» e aggiunge alcuni
esempi della parola, nella sua accezione pubblica e civile, tratti dai contemporanei (Botta, Gioberti
e Lambruschini). Significativo tuttavia di un diffuso sentimento di continuità formale e semantica
fra la voce antica e quella moderna di libertà è che lo stesso Tommaseo nel Dizionario dei sinonimi
(rivisto dall’accademico della Crusca Giuseppe Rigutini) ponga a lemma, come sinonimi appunto,
la voce moderna libertà e quella medievale franchigia delle quali precisa le differenze d’uso nella
trattazione successiva.
Nella seconda metà del Novecento, con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
(Assemblea generale delle Nazioni Unite, 10 dicembre 1948) e con le Costituzioni europee
contemporanee si afferma quella particolare forma di stato qualificata come “stato sociale” che ha
tra i suoi tratti distintivi una nuova e più ricca concezione proprio dei diritti di libertà: non più solo
libertà negative, ossia sfere di autonomia privata e civile da difendere contro indebite interferenze,
ma anche libertà positive, ossia strumenti di partecipazione alla vita politica e sociale (Bobbio
1978, Caretti 2002). In questo senso particolarmente chiaro appare l’articolo 3 della Costituzione
italiana del 1948. «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale
che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza fra i cittadini impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese»
Questa stessa concezione allargata di libertà in senso politico e sociale (che ha prodotto nelle
Costituzioni contemporanee “regole” per il diritto allo studio, al lavoro, alla salute, all’assistenza e
previdenza sociale, all’ambiente ecc.) ritroviamo nella recentissima Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione Europea (Bruxelles 28 settembre 2000 / Nizza 7-9 dicembre 2000). La Carta ribadisce
che «l’Unione si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza
e di solidarietà» e prevede, accanto ai tradizionali diritti di libertà, un insieme importante di diritti
di “uguaglianza” e “solidarietà” (artt. 20-38) che garantiscono la partecipazione effettiva del cittadino
europeo alla vita dell’Unione, in «uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia» (Bifulco,
Cantarbia, Celotto 2001).



quindi il senso moderno della parola libertà deriva dall'illuminismo e dalla rivoluzione francese, divenendo un diritto dell'uomo...a questo punto cosa è libero?
Lo scambio?
Il mercato?
L'economia?
La proprietà?
Il flusso di merci?
Quindi è Libertà il liberismo?
O è per la libertà il partito liberale?

300
BigBossStigazzi
BigBossStigazzi
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
a titolo personale
Post n°27 pubblicato il 22 Settembre 2010 da BIGbossSTIGAZZI

vi dico una cosa che mi riguarda,

vi dico? a chi?

all'etere?

al mondo?

boh io lo dico e basta.

i giudizi il diano quelli a cui viene facile.

Io guardo la mia vita e vedo il mondo.

Vent'anni fa ho iniziato a fare l'educatore.

Ho lavorato in tanti settori del sociale,

con minori italiani e stranieri, pazzi, disabili, vecchi,

non ho fatto carriera perchè lavoro bene e ho guadagnato sempre meno perchè negli ultimi vent'anni la sensibilità (diciamo così) di chi tiene i cordoni della borsa, verso il sociale è diminuita in maniera esponenziale.

Forse perchè hanno sempre governato le destre?

Infatti prodi ex-democristiano e d'alema ex-stalinista come prima di loro craxi non sono che personaggi di destra, illiberali, corrotti, come chi governa ora e tutte queste destre se ne sono sempre più fregate dei bisogni dei cittadini.

I bisogni di tutti, anche perchè in tutte le famiglie c'è una nonna anziana o un bimbo che và a scuola e magari gli serve il sostegno, o un fratello down, o uno zio pazzo.

Chi lavora con gente diversa è diverso, io sono pazzo a mio modo, perchè preferisco stare una sera con un gruppo di pazzi che con una mandria di veline o tronisti.

Comunque è un anno che lavoro quasi niente e probabilmente da fine settembre ritroverò lavoro, un signor lavoro, e non conosco nessuno, non ho santi in paradiso, non credo al paradiso.

Però non potrò più fare il mio lavoro, non sarò più educatore, perchè c'è la crisi, perchè a fine 2010 si prevedono 450000 nuovi disoccupati ed io ho una famiglia con un figlio da mantenere, fare l'educatore è diventato un lusso.

L'hanno fatto diventare un lusso,

come fare l'astronomo,

o l'archeologo... quale sordida ironia.

Lo possono fare dei volontari che vogliono sentirsi buoni sulla pelle degli altri, delle signore di buona famiglia che non hanno bisogno dello stipendio, ma io, con la mia esperienza, non potrò più farlo e io ci guadagno, chi ci perde siete voi, ogni educatore capace che se ne và è un colpo per tutte quelle famiglie che avrebbero bisogno di solidi professionisti ben pagati.

Non è vero...

Ci perdo anch'io perchè mi piaceva come mestiere,

ma preferisco pensare che sarà solo una parentesi,

che potrò tornare a condividere quello che ho imparato sull'umanità,

avrà senso tutto quello che i miei "utenti" mi hanno insegnato,

oppure tutto quello che ho vissuto andrà perso

come lacrime nella pioggia.



....sono stato pessimista, continuo a fare il mio lavoro...chissà per quanto?

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