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Pazza_di_Acerra ha scritto:Pubblico volentieri un mp inviatomi da Lucio (ovvamente col suo permesso)per segnalare gli effetti magici e benefici che la musica può avere sulla persone che hanno qualcosa dentro.
Ieri sera al Gentile
Abili, giovani dita volano velocissime sulla tastiera ben accordata diffondendo antiche, dolcissime melodie, accordi recenti, espressioni emozionali d’avanguardia…
Siamo di nuovo al Gentile di Fabriano, per il recital pianistico di Cristiana Pegoraro che ha scelto per il suo e nostro itinerario musicale di stasera musiche immortali del passato, ma anche danze recenti, contaminazioni quasi jazzistiche, sue trascrizioni, e tre sue composizioni. Infatti lei, oltre che squisita esecutrice è anche sensibile e raffinata compositrice di musica per pianoforte.
Ma tutta la prima parte del concerto, a prescindere del delizioso suo brano introduttivo “Sailing away” (Salpando), è dedicato ai classici: Chopin e Beethoven.
E la stupenda sala del Teatro prende vita per me sublimandosi in commozioni lontane…
La rossa chioma boccoluta si trasforma in una corvina maschia pettinatura “alla Mascagni”, ed il lungo setoso raffinato abito viola intenso (si, viola!... indosso ad una pianista!) eccolo diventare un austero, elegante frac, mentre lo Strumento, quello di stasera un fiammante gran coda, si trasmuta nel vissuto, possente mezza coda da concerto Grotrian Steinweg di casa mia, l’unico pianoforte usato da mio padre in tutti i suoi concerti.
Già, perché Babbo mio qui era di casa, in un tempo troppo lontano perché io possa ricordarmene, e molti dei suoi successi concertistici si sono svolti proprio li, su quello stesso palco ove la giovane e già prestigiosa esecutrice sta esibendo il suo talento.
Si, certo, ora il Teatro è stato rinfrescato e rammodernato con nuovi velluti e nuove luci, e forse apparirà alquanto diverso da quello di quei tempi autarchici dell’Italia belligerante, ma questo multicentenario santuario della musica resta impregnato dello spirito degli infiniti artisti che ne hanno calcato il palcoscenico… e fra questi Babbo mio, nel pieno della sua carriera, quando ancora sperava in ben più fulgido futuro, quando la guerra fosse finalmente finita e l’Italia lanciata verso gli immancabili luminosi destini che con tanta tracotante certezza venivano promessi.
I preludi dell’opera 28 di Chopin, l’Appassionata di Beethoven… brani meravigliosi, che conosco fin nell’ultima nota, in ogni sfumatura di colore, in ogni pausa… melodie che si sono stampate nella mia mente ancora bambina per averle sentite ripetere infinite volte, nell’interminabile ricerca della perfezione nel lavoro di Babbo. Lo studio infinito in cui Lui addestrava sé stesso, le sue dita, preparandosi al meglio per lo splendido futuro che andava preparandoci…
E quelle dita di giovane donna frenetiche che vedo scivolare sulla tastiera (mi sono scelto il palco numero quattro apposta per avere la migliore prospettiva) si confondo nella mia mente negli arpeggi delle dita di Babbo, altrettanto veloci ma più austere, disciplinate, essenziali, senza svolazzi o movimenti fantasiosi…
E’ perfetta, la talentuosa pianista, non ha sbavature, non sgarra un’intonazione!... ed anche la voce dello strumento è ottima, proprio come deve essere! mi scopro a ripetermi… ed io, almeno per questa volta posso giudicare… questa è una cosa che so davvero!...
Sento le lacrime scivolarmi sulla faccia, ma lascio correre, nell’ombra fonda del teatro nessuno può vederle, ed a me non danno fastidio. E poi sono impegnato a sostenere l’artista, a tenere in braccio quell’esultanza di speranza e di gloria che batte in quel petto affannoso li, su quell’altare che ora è suo e palpito e fremo per lei, la giovane donna che sento figlia, erede di un patrimonio che non ho avuto, e muto prego per lei, che almeno stasera non abbia inciampi, non esitazioni, non accidenti che possano offuscare il trionfo della melodia, ed il suo personale.
“Signore, fa che suoni bene, stasera, fa che quest’esecuzione sia perfetta!...”
Sento la mano di mia moglie che cerca la mia da sfiorare, ansiosa di darmi conforto, timorosa di poter turbare questo momento tutto mio, e chissà pure preoccupata che tanta emozione possa affaticare il mio cuore malato. Gliela stringo, cercando di rassicurarla:
“nessun problema, sto bene, e sono nella gioia, e non crollerò giusto stasera… ma in fondo, quale momento potrebbe essere migliore per morire?... e quale luogo più acconcio e sontuoso?... quale atmosfera più salvifica?... e sto perfino vestito elegante!”
Lucio Musto 6 maggio 2012
Pazza_di_Acerra ha scritto:Concludiamo la settimana in bellezza
https://www.youtube.com/watch?v=p1W1XJ96y9k
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