Claude Lévi-Strauss, sostiene che la proibizione dell’incesto (o, più precisamente, la creazione dell’idea di incesto) segna l’atto di nascita della cultura. La cultura inizierebbe tracciando un confine che prima non esisteva attraverso una distinzione artificiale ( in questo caso nell'insieme delle donne e degli uomini partner potenziali)
I confini sono tracciati per creare differenze, per distinguere un luogo dal resto dello spazio, un periodo dal resto del tempo, una categoria di creature umane dal resto dell’umanità.
Creare delle differenze significa modificare le probabilità: rendere certi eventi più probabili e altri meno, se non addirittura impossibili. Quando questo si verifica il mondo si trasforma in un ambiente in cui è più facile agire in modo ragionevole ( cioè intenzionale).
Il confine protegge dall’inatteso e dall’imprevedibile: dalle situazioni che ci spaventerebbero, ci paralizzerebbero e ci renderebbero incapaci di agire. I confini danno sicurezza.
Per avere questo ruolo i confini devono essere concretamente tracciati. Violarli significa trasgredire ed esporsi a rischi, mentre conformarsi ad essi significa crearli, mantenerli e rafforzarli. Così all'interno del confine c'è ordine e al di fuori di esso caos. I confini sono tracciati per creare e mantenere un ordine anche spaziale ma non sono pure e semplici barriere. Sono anche interfacce tra i luoghi che separano. In quanto tali, sono soggetti a pressioni contrapposte e sono perciò fonti potenziali di conflitti e tensioni.
In altre parole, il confine è una differenza arbitraria, sorta per facilitare l'azione in termini economici ( costo/efficacia). Il profitto esiste, ma la strategia pone in essere altre tensioni, diverse dal disorientamento, anch'esse artificiali.
Ora vi chiedo di mettere a fuoco quali e quanti sono i confini esistenti. Ce ne sono fra stati, fra popoli, all'interno dei popoli, tra le persone.
Quali considerazioni possiamo fare?
Ci sono utili i nostri molti confini?
Potremmo vivere attribuendo ad essi minor peso?
Che differenza c'è tra confine e barriera?
I confini sono tracciati per creare differenze, per distinguere un luogo dal resto dello spazio, un periodo dal resto del tempo, una categoria di creature umane dal resto dell’umanità.
Creare delle differenze significa modificare le probabilità: rendere certi eventi più probabili e altri meno, se non addirittura impossibili. Quando questo si verifica il mondo si trasforma in un ambiente in cui è più facile agire in modo ragionevole ( cioè intenzionale).
Il confine protegge dall’inatteso e dall’imprevedibile: dalle situazioni che ci spaventerebbero, ci paralizzerebbero e ci renderebbero incapaci di agire. I confini danno sicurezza.
Per avere questo ruolo i confini devono essere concretamente tracciati. Violarli significa trasgredire ed esporsi a rischi, mentre conformarsi ad essi significa crearli, mantenerli e rafforzarli. Così all'interno del confine c'è ordine e al di fuori di esso caos. I confini sono tracciati per creare e mantenere un ordine anche spaziale ma non sono pure e semplici barriere. Sono anche interfacce tra i luoghi che separano. In quanto tali, sono soggetti a pressioni contrapposte e sono perciò fonti potenziali di conflitti e tensioni.
In altre parole, il confine è una differenza arbitraria, sorta per facilitare l'azione in termini economici ( costo/efficacia). Il profitto esiste, ma la strategia pone in essere altre tensioni, diverse dal disorientamento, anch'esse artificiali.
Ora vi chiedo di mettere a fuoco quali e quanti sono i confini esistenti. Ce ne sono fra stati, fra popoli, all'interno dei popoli, tra le persone.
Quali considerazioni possiamo fare?
Ci sono utili i nostri molti confini?
Potremmo vivere attribuendo ad essi minor peso?
Che differenza c'è tra confine e barriera?