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Donna di Gerico che si fece complice delle spie inviate da Giosuè per preparare la conquista della città. Il suo nome significa “larga”. In ebraico la parola può derivare dalla radice zon, nutrire o da zana, sedurre, e quindi significare “albergatrice” o “prostituta”. Ma si trattava a quei tempi di due commerci che sconfinavano facilmente l'uno nell'altro e infatti nelle citazioni bibliche Raab è una pubblica peccatrice.
Mentre due spie militari inviate da Giosuè si trovavano presso di lei, il re di Gerico le intimò di consegnarli. Decisa invece a salvarli, la donna usò un sotterfugio: affermò che erano usciti sul far della notte e appena gli uomini del re corsero a inseguirli, nascose i figli d'Israele sulla terrazza, fra i covoni di lino da gramolare che vi aveva accatastato. Disse loro che anche lei credeva che il Signore avesse assegnato il paese a Israele e che era più forte degli dei pagani. Pregò poi le spie di Giosuè di lasciare in vita lei stessa e la sua famiglia quando il Signore avrebbe consegnato Gerico al suo popolo ed il loro esercito fosse entrato in città. Essi lo giurarono in nome della loro stessa vita.
Allora Raab li fece scendere con una corda dalla finestra, perché la sua casa era addossata al muro di cinta e raccomandò loro di restare nascosti sulla montagna per tre giorni finché gli abitanti di Gerico avessero desistito dall'inseguimento.
Si accordarono anche su un segno di riconoscimento: una cordicella di filo scarlatto legata alla finestra avrebbe indicato agli Ebrei, quando fossero entrati in città, che quella casa era da salvare.
Al momento della presa della città, Giosue mandò le spie alla ricerca di Raab e della sua famiglia che si era rifugiata nella sua casa, perché fossero salvati tutti secondo la promessa. Poi la città fu votata allo sterminio.
Da quel momento “Raab abitò in mezzo ad Israele”.
La figura di questa donna peccatrice è emblematica nella sua concretezza. Nel momento del massimo pericolo, quando il re di Gerico avrebbe potuto punirla di complicità col nemico fa la sua scelta coraggiosa, si affida al Dio straniero ammirata dalla fede che suscita nel suo popolo e rischia di persona. Ma non solo per sé stessa. Implora salvezza per sé ma non dimentica tutta la sua famiglia, trasmettendo anche a loro la sua fiducia. Infatti la Bibbia precisa che la famiglia “si era rifugiata nella sua casa”.
Una donna pagana. Una prostituta. Il suo esempio non viene ignorato.
Paolo, nella lettera agli Ebrei cita Raab come esempio di fede e S.Giacomo la loda per le sue opere.
La storia di Raab contribuisce a dimostrare che la salvezza non è garantita solo dalla discendenza di sangue dalla stirpe d'Israele o ai santi ed agli onesti ma viene dalla fede che è accessibile a tutti coloro che riconoscono nel Signore il “Dio lassù in cielo e quaggiù in terra”.
Lucio Musto 29 ott. 01 parole 495
Gs 2 – Gs 6
La scelta coraggiosa
La scelta coraggiosa
Donna di Gerico che si fece complice delle spie inviate da Giosuè per preparare la conquista della città. Il suo nome significa “larga”. In ebraico la parola può derivare dalla radice zon, nutrire o da zana, sedurre, e quindi significare “albergatrice” o “prostituta”. Ma si trattava a quei tempi di due commerci che sconfinavano facilmente l'uno nell'altro e infatti nelle citazioni bibliche Raab è una pubblica peccatrice.
Mentre due spie militari inviate da Giosuè si trovavano presso di lei, il re di Gerico le intimò di consegnarli. Decisa invece a salvarli, la donna usò un sotterfugio: affermò che erano usciti sul far della notte e appena gli uomini del re corsero a inseguirli, nascose i figli d'Israele sulla terrazza, fra i covoni di lino da gramolare che vi aveva accatastato. Disse loro che anche lei credeva che il Signore avesse assegnato il paese a Israele e che era più forte degli dei pagani. Pregò poi le spie di Giosuè di lasciare in vita lei stessa e la sua famiglia quando il Signore avrebbe consegnato Gerico al suo popolo ed il loro esercito fosse entrato in città. Essi lo giurarono in nome della loro stessa vita.
Allora Raab li fece scendere con una corda dalla finestra, perché la sua casa era addossata al muro di cinta e raccomandò loro di restare nascosti sulla montagna per tre giorni finché gli abitanti di Gerico avessero desistito dall'inseguimento.
Si accordarono anche su un segno di riconoscimento: una cordicella di filo scarlatto legata alla finestra avrebbe indicato agli Ebrei, quando fossero entrati in città, che quella casa era da salvare.
Al momento della presa della città, Giosue mandò le spie alla ricerca di Raab e della sua famiglia che si era rifugiata nella sua casa, perché fossero salvati tutti secondo la promessa. Poi la città fu votata allo sterminio.
Da quel momento “Raab abitò in mezzo ad Israele”.
La figura di questa donna peccatrice è emblematica nella sua concretezza. Nel momento del massimo pericolo, quando il re di Gerico avrebbe potuto punirla di complicità col nemico fa la sua scelta coraggiosa, si affida al Dio straniero ammirata dalla fede che suscita nel suo popolo e rischia di persona. Ma non solo per sé stessa. Implora salvezza per sé ma non dimentica tutta la sua famiglia, trasmettendo anche a loro la sua fiducia. Infatti la Bibbia precisa che la famiglia “si era rifugiata nella sua casa”.
Una donna pagana. Una prostituta. Il suo esempio non viene ignorato.
Paolo, nella lettera agli Ebrei cita Raab come esempio di fede e S.Giacomo la loda per le sue opere.
La storia di Raab contribuisce a dimostrare che la salvezza non è garantita solo dalla discendenza di sangue dalla stirpe d'Israele o ai santi ed agli onesti ma viene dalla fede che è accessibile a tutti coloro che riconoscono nel Signore il “Dio lassù in cielo e quaggiù in terra”.
Lucio Musto 29 ott. 01 parole 495