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Tentazione grande

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
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Tentazione grande

Un’Ostia Consacrata, chiusa in una piccola teca di vetro, il corpo di Gesù che a volte ci si intravvede dentro, ed a volte non riesci a percepirla che come un pezzetto di sudario vuoto.
Li, sull’Altare, in attesa di me.

Ho pensato di consumare la mia ora di adorazione, stasera, nel ricordo dei morti. Di tutte quelle persone che nel corso di una lunga vita mi hanno sfiorato, lasciandomi addosso una piccola traccia di se, alle quali ho forse lasciato a loro un frammento di me.

Non so bene come si preghi per i morti; non so nemmeno che senso abbia. Loro, i guasti da buttare nella misericordia di Dio li fecero nel loro tempo, ed ora certo non peccano più.
Voglio pregare Dio per qualcosa che è nelle sue mani?... per far apparire più lievi quelle mancanze?... mi da un’idea di tentata corruzione, questo, e lo trovo sciocco…

Mi limiterò a presentare quei ricordi a Dio, ed a dire: “Signore, hanno donato qualcosa anche a me, ed io quel qualcosa te lo offro adesso, quando ancora ne usufruisco, almeno nel ricordo…”

E questa è la mia preghiera iniziale: Signore, anche loro furono uomini, io lo testimonio…

Poi comincio la mia rassegna, e cerco di farlo ordinatamente. Comincio da dove ho speso la più parte del mio tempo, in ufficio, e passo in rassegna i colleghi con cui ho avuto a che fare, e che non ci sono più… lascio che come fotogrammi di un film i mie ricordi si dipanino lentamente.
Mi concentro un attimo, e mi sembra di essere Ulisse nell’Ade… una folla grande, che sembra sterminata, si profila nell’ombra. Figure indistinte per lo più, gente che ricordo benissimo, ma solo in una immagine, in riferimento, in un atteggiamento, in una parola… gente di cui non conosco o non ricordo nemmeno il nome affollano lo sfondo, ondeggiando quete come onde di un lago… e più da presso figure più nitide, da meritare un attimo di pensiero, uno straccio di sensazione… quello appariva sempre agitato, quello flemmatico, quello lo ricordo per uno sgarbo, quell’altro per un sorriso, un piccolo aneddoto di lavoro, una mania, una caratteristica buffa o bizzarra… troppo poco per definire una conoscenza, decisamente troppo per considerarli degli sconosciuti…
Di gran parte di tutti questi nemmeno so se siano veramente passati a miglior vita o ancora calchino le strade del mondo… ma non conta, per me.
Per me sono stati vivi solo per un attimo, quello di cui mi hanno lasciato traccia nella mente, e che comunque non ho saputo afferrare nella mia considerazione, me li sono lasciati sfuggire fra le dita.

Signore, te li presento così come posso, polvere di una vita che avrei potuto vivere diversamente, occasioni che mi hai dato e non ho afferrato, embrioni abortiti, semi caduti su terreno inadatto e troppo poco fertile…

Quasi d’improvviso prendo coscienza di altre figure; più grandi, nette, consistenti. Colleghi, amici, dirigenti con cui ho avuto rapporti prolungati, articolati… incontri e scontri, collaborazioni e dispetti, simpatie ed invidie… piccole cose di piccoli uomini, certo, ma comunque frammenti di vita… Persone e personaggi di cui ho perso le tracce nel limo del tempo, ma che ancora rivedo nelle loro attività quotidiane, e nel loro rapportarsi con me.
Li ricordo nel mio stare attento a non turbare la loro sensibilità, nel loro sistematico ignorare la mia… Signore, lo so di non essere oggettivo, ma non porto alcun rancore; ti prego, sii benigno con loro, adesso, e quando muoiono al mondo.

Fra tanta folla sterminata poche figure emergono silenziose, in paziente attesa della mia attenzione. Gli amici ed i colleghi che sono morti e che meriterebbero almeno una preghiera personalizzata, come saluto… Ma sono troppi lo stesso, ed allora dovrò contentarmi di sussurrare mentalmente il loro nome (scoprendo che non per tutti lo ricordo!) ed aggiungerci una carezza, una stretta di mano, un bacio, un sorriso, a seconda i casi… e per tutti un arrivederci a presto.

Alla fine, e li ho lasciati volutamente per ultimi, quei pochissimi, una diecina in tutto o poco più che ricordo ogni volta che entro in una chiesa.
Marino, Ugo, Beppe, Antonio, Natalie, Giovanni, Liliana, Papilino e Papilone… Renato, Mario… scusatemi, stasera non ho tempo di ricordarvi al Signore!... stasera devo ricordare gli altri!... me ne distacco con uno sforzo, ma in fondo ho ricordato anche loro…

Dopo l’ufficio, passo in rassegna i parenti, lasciando gli amici per ultimi.

Naturalmente di questi ricordo molte cose di più, soprattutto le personalità, quasi sempre i volti, tanto che saprei riconoscerne le fotografie, il come, il quando ed il quanto li ho avuti vicino, i rapporti che abbiamo intessuto fra noi… naturalmente sono di meno, altrimenti non potrei uscirne…

E degli amici poi… il caleidoscopio delle immagini e delle figure mi abbacina e mi travolge, e grandissima è la tentazione di abbandonarmi alle reminiscenze di tanti momenti vissuti realmente o solo sognati… no. Devo scuotermi, non sono qui per questo!... non per vagare inutilmente col pensiero. Io sono qui per parlare con Dio, per cercare risposte a quelle domande che non so formulare, e mi bruciano dentro.

Mi sforzo di fissare intensamente il pensiero su quella macchia bianca misteriosa circondata di raggi politi e luminescenti nella fioca luce della chiesa. Un pezzo di pane consacrato nel corpo del Cristo…
di che parli?.... cosa mi stai dicendo, che io non comprendo?... mi applico a svuotare la mente per fare spazio al messaggio divino, ma mi pare che la mente resti vuota e basta. Devo aver pazienza… devo fare un vuoto più vuoto, più puro. Cerco di non distrarmi, di rimanere immobile, di fermare anche il battito del cuore ed il respiro, chiudo le orecchie anche al silenzio ansante della grande aula.
Lentissimi passano i minuti ed io, paziente, fisso quell’immagine del mio Dio immensamente più paziente di me, e più immobile, preso in un’attesa più grande.

Qualche fruscio di passi rivela che altri stanno arrivando, per la loro ora di adorazione, ed io fra poco andrò via di qua, lasciando quell’Ostia sull’altare, immobile, a far compagnia ad altri che gli faranno compagnia; altri come me desiderosi di capire. Persone in cerca di risposte a domande inespresse.

Vedo in quel Cristo sull’altare me stesso vivo, ed in noi tutti che ci alterniamo su queste panche dell’adorazione le persone della mia meditazione.
Sono venute nella mia vita affacciandosi piano, dall’uscio.
Hanno sostato, vivendo con me qualche tempo; ci di più, chi di meno, più proficuamente scambiando doni con me, o in modo vuoto, superficiale, inutile…
Poi è finita la loro ora e sono svaniti, usciti dalla mia vita silenziosamente, così come sono entrati, lasciando solo una traccia, una firma, forse segnando una data… esattamente come farò io uscendo da questa chiesa, stasera…

Ma quale il significato?... quale il perché?... e dove l’insegnamento?... sento i secondi passare e la risposta è ancora là oltre le dita dell’intelletto, e non riesco ad afferrarla…

La mia via, la vita su quell’altare di quel Gesù Sacramentato… i nostri palpiti, le nostre firme…
è tutto lì, nel nostro vivere insieme, nel nostro conoscerci, nel comunicarci l’anima.

E quanto ho dato alle persone che mi hanno sfiorato?... quanto ne ho lucrato spiritualmente arricchendomi?... poco?, molto?, indifferenza?, passione?... non c’è peccato, non c’è interferenza.
solo opulenza o sterilità.
Se avrò vissuto una vita intensa, piena, “viva”, sarò pianta rigogliosa e frutto sontuoso, altrimenti sarò ramo rachitico e frutto scialbo…

Proprio come te, Signore, nella tua specie di pane benedetto vivente su quest’altare. Se molto ti offriremo, in questo breve passaggio nella tua casa vivrai glorificato, se la nostra sarà una presenza fredda e vuota anche tu, Ostia Benedetta, sarai sempre più pane e meno Dio.

Perché materia ed Amore hai voluto affidare nelle nostre mani. Grazie, Gesù.


Lucio Musto 12 aprile 2012
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Top-man
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
I morti non possiamo che ricordarli ma in loro tutto è ormai deciso.
I vivi, invece, i quali stanno sempre anche qui vicino a noi forse li dovremmo considerare un pò meglio ma non nel senso che sembra avere questa frase. Molti vivi sono già come morti e la loro data fisica di morte è soltanto un piccolo dettaglio del tutto insignficante.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
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Innanzi tutto ben arrivato "Top-man" e rallegramenti per il tuo nickname che di per sé solo è già tutto un programma!!!

Poi di che congratulazioni per le tue certezze, sia sui vivi che sui morti!... Io, che a tante informazioni purtroppo non ho accesso,
non potrei garantire sulla mia parola né che per i morti è già tutto deciso,
né che per almeno alcuni viventi, (quali e perché nemmeno saprei valutarlo!) la "loro data fisica di morte"
come tu dici sia un "piccolo dettaglio del tutto insignificante"

Spero che almeno non sia così per la mia!

Grazie comunque del tuo intervento.

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Top-man
Top-man
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Ho scritto che per i morti è tutto deciso ma specifico che non si tratta di fato, di destino o di quello cui si appella la religione, si tratta di quello che ciscuno è stato ed ha voluto. Ognuno è l'artefice delle sue scelte, terrene e d'oltre terra.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
se lo dici tu, non c'è che da crederci!

6
Top-man
Top-man
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Infatti, ho già letto a cosa credi, praticamente a tutto e a nulla

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NinfaEco
NinfaEco
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Dai... non essere così affrettato nel giudizio. sorriso

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Top-man
Top-man
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
E perché no?

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hakimsanai43
hakimsanai43
Viandante Storico
Viandante Storico
Top-man ha scritto:Infatti, ho già letto a cosa credi, praticamente a tutto e a nulla
sadness
Tutti coloro che credono,credono nella stessa cosa: nell'opinione di maggioranza.Nel caso della religione credono nella tradizione della nazione in cui sono nati.
Così rimarranno ciechi per tutta la vita,perchè la verità è una e personale.

Hakim al-Sufi.

scratch

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Steiner
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Viandante Affezionato
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Top-man ha scritto:I morti non possiamo che ricordarli ma in loro tutto è ormai deciso.
I vivi, invece, i quali stanno sempre anche qui vicino a noi forse li dovremmo considerare un pò meglio ma non nel senso che sembra avere questa frase. Molti vivi sono già come morti e la loro data fisica di morte è soltanto un piccolo dettaglio del tutto insignficante.

Ti cito perchè la tua enunciazione ,in questa forma così tranchant , è di per sè soggetta ad innumerevoli distinguo.
Io la recepisco attraverso una mia convinzione, che non so certo se corrisponde quello che volevi dire tu:

Occorre a mio avviso darsi da fare nei confronti dei vivi.
Noi e gli altri.Occorre essere disposti a cambiare , a non immobilizzarsi.
A volte , e parlo per me, i ns. rapporti coi nostri cari o con le altre persone si cristallizzano.
Spesso mi trovo a pensare che prima o poi i miei genitori non ci saranno più.
E mi dispero perchè intanto non si riesce a trovare il tempo di stare più assieme, di dirci parole che devono essere dette .
In un tran tran quotidiano, come se fossimo eterni.
Non so se ho inteso cosa volevi dire, ma io interpreto le tue parole nel senso che non dobbiamo abituarci alla vita, dobbiamo essere capaci di essere vitali.
E, soprattutto con noi stessi. Non dobbiamo ridurre la ns. vita a un viaggio su un autobus. Aspettando l'arrivo alla fermata finale.
Non so se intendevi questo.

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Steiner
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
hakimsanai43 ha scritto:
Top-man ha scritto:Infatti, ho già letto a cosa credi, praticamente a tutto e a nulla
sadness
Tutti coloro che credono,credono nella stessa cosa: nell'opinione di maggioranza.Nel caso della religione credono nella tradizione della nazione in cui sono nati.
Così rimarranno ciechi per tutta la vita,perchè la verità è una e personale.

Hakim al-Sufi.

scratch

Certo che la "verità" è una e personale.
Ogni singola esperienza di vita è irripetibile e inconfrontabile.
Ma buttare questo concetto nella discussione, è poco onesto intellettualmente, se non circostanziato e approfondito.Cosa significa esattamente?
Da un punto di vista logico ne dovrebbe conseguire che non dovrebbero esistere religioni.Ci può anche stare.
E' questo che propugni?
















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Top-man
Top-man
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Steiner ha scritto:
Top-man ha scritto:I morti non possiamo che ricordarli ma in loro tutto è ormai deciso.
I vivi, invece, i quali stanno sempre anche qui vicino a noi forse li dovremmo considerare un pò meglio ma non nel senso che sembra avere questa frase. Molti vivi sono già come morti e la loro data fisica di morte è soltanto un piccolo dettaglio del tutto insignficante.

Ti cito perchè la tua enunciazione ,in questa forma così tranchant , è di per sè soggetta ad innumerevoli distinguo.
Io la recepisco attraverso una mia convinzione, che non so certo se corrisponde quello che volevi dire tu:

Occorre a mio avviso darsi da fare nei confronti dei vivi.
Noi e gli altri.Occorre essere disposti a cambiare , a non immobilizzarsi.
A volte , e parlo per me, i ns. rapporti coi nostri cari o con le altre persone si cristallizzano.
Spesso mi trovo a pensare che prima o poi i miei genitori non ci saranno più.
E mi dispero perchè intanto non si riesce a trovare il tempo di stare più assieme, di dirci parole che devono essere dette .
In un tran tran quotidiano, come se fossimo eterni.
Non so se ho inteso cosa volevi dire, ma io interpreto le tue parole nel senso che non dobbiamo abituarci alla vita, dobbiamo essere capaci di essere vitali.
E, soprattutto con noi stessi. Non dobbiamo ridurre la ns. vita a un viaggio su un autobus. Aspettando l'arrivo alla fermata finale.
Non so se intendevi questo.

Quello che dici lo condivido, infatti si sottovaluta nella vita, quasi tutto e questo è un male.
Quello che intendevo io invece era tutt'altro.

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Steiner
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Viandante Affezionato
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Top-man ha scritto:
Steiner ha scritto:
Top-man ha scritto:I morti non possiamo che ricordarli ma in loro tutto è ormai deciso.
I vivi, invece, i quali stanno sempre anche qui vicino a noi forse li dovremmo considerare un pò meglio ma non nel senso che sembra avere questa frase. Molti vivi sono già come morti e la loro data fisica di morte è soltanto un piccolo dettaglio del tutto insignficante.

Ti cito perchè la tua enunciazione ,in questa forma così tranchant , è di per sè soggetta ad innumerevoli distinguo.
Io la recepisco attraverso una mia convinzione, che non so certo se corrisponde quello che volevi dire tu:

Occorre a mio avviso darsi da fare nei confronti dei vivi.
Noi e gli altri.Occorre essere disposti a cambiare , a non immobilizzarsi.
A volte , e parlo per me, i ns. rapporti coi nostri cari o con le altre persone si cristallizzano.
Spesso mi trovo a pensare che prima o poi i miei genitori non ci saranno più.
E mi dispero perchè intanto non si riesce a trovare il tempo di stare più assieme, di dirci parole che devono essere dette .
In un tran tran quotidiano, come se fossimo eterni.
Non so se ho inteso cosa volevi dire, ma io interpreto le tue parole nel senso che non dobbiamo abituarci alla vita, dobbiamo essere capaci di essere vitali.
E, soprattutto con noi stessi. Non dobbiamo ridurre la ns. vita a un viaggio su un autobus. Aspettando l'arrivo alla fermata finale.
Non so se intendevi questo.

Quello che dici lo condivido, infatti si sottovaluta nella vita, quasi tutto e questo è un male.
Quello che intendevo io invece era tutt'altro.

ok,mi basta e ti ringrazio sorriso
Se vorrai specificare altro, mi fa solo piacere ,
Ciao topman

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Top-man
Top-man
Viandante Affezionato
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Steiner:
Non tutti siamo vivi, anche se l'apparenza porterebbe a fraintendere questo concetto, proprio ieri mi è successo di incontrare un uomo che ormai da diversi anni vive su una carrozzella, accompagnato da un signore che praticamente gli permette di vivere nel senso che noi intendiamo. Questo uomo, fisicamente è come "morto" ma mentalmente è ancora quella stessa persona che conobbi molti anni fa ai tempi della scuola. Al contrario ci sono persone che fisicamente stanno apparentemente bene ma mentalmente? E non finisce qui purtroppo, l'aspetto fisico e/o mentale non sono che due aspetti dell'essere eppure non così importanti come il terzo aspetto. Ora chiediamoci cosa succederebbe se un uomo o donna fisicamente e mentalmente ancora (in apparenza) in perfetta forma avessero terminato di vivere spiritualmente. Faccio fatica anche io a capire chi potrebbe essere spiritualmente morto e conservare la propria mente sana o il proprio fisico perfetto, come per dire che se si è morti allo spirito è indubbio che anche la mente sia sulla via della "pazzia" (non del mondo intendo) e il fisico, anche se apparentemente sia ormai in forte decadenza.




P.S.: avevo scritto una introduzione per facilitare il tutto ma poi mi sono reso conto che non era troppo in linea, se vuoi te la mando via ms.

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Steiner
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Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Sei stato chiaro, non occorrono altri mezzi comunicativi sorriso

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