A mio avviso la dignità è qualcosa che viene prima del vestito e che quindi prescinde dall'averlo o meno,dal suo essere firmato o meno,ecc. Si cade in banali luoghi comuni che tutti conosciamo e che a mio avviso bisogna superare. Il miglior abito è quello in cui ci si sente a proprio agio in qualsiasi contesto e dipende dalla personalità l'essere informali in contesti che presuppongono formalità, e viceversa. Dipende dal modo che si ha di reagire alle sovrastrutture e di parare i colpi che inevitabilmente, spesso, si basano sull'apparenza.
Ad un colloquio mi venne fatta una domanda specifica sul modo in cui ero vestita ( canottiera e pantalone di lino, il massimo della semplicità) mettendolo in dubbio appositamente per analizzarne la mia reazione. Io rimasi impassibile dicendo che mi trovavo a mio agio. Ricordo pure che arrivato il mio turno mi chiamò una donna e un attimo dopo l'uomo disse " no,tu vieni da me" ,io chiesi loro dove dovessi andare e che per me fosse uguale, a questa osservazione lei mi disse che non fosse assolutamente uguale, ed io risposi che forse non lo era per lei, ma per me lo era. Giocavano sulla mia determinazione e fui me stessa come forse mai nella mia vita,poichè desideravo entrare a far parte di quel progetto sociale che si rivelò l'anno più bello della mia vita. Fui completamente me stessa, non mi preparai nulla così come la maggior parte fece,con frasi ad effetto e convenzionalità. Mi presentai "nuda" nelle aspettative, ma irrimediabilmente convinta nelle intenzioni.
A Norimberga i miei zii mi portarono al lago con una lieve omissione, si trattava di un campo nudisti. Inizialmente rimasi sorpresa, ma dopo 5 minuti mi abituai grazie alla naturalezza con cui quelle persone passeggiavano la loro nudità. Con un po' d'imbarazzo ma non più di tanto. misi alla prova la mia apertura mentale, superandola brillantemente.
Qualche anno fa andai a mare con una mia amica e sua madre, ad un certo punto queste si tolsero il pezzo di sopra e non mi fece assolutamente alcun effetto,anzi a dirla tutta avrei voluto farlo anch'io, ma non fui abbastanza spavalda nel farlo. QUest'estate ci farò un pensierino, ma in un posto isolato perchè ho rispetto della libertà altrui o delle famiglie con figli, seppur io sia un fuscello nelle forme
da non poter assolutamente provocare chissà quali mareggiate!!!!
Ho sempre avuto un rapporto molto contrastato con il mio corpo,per ragioni ataviche e tutta la mia vita l'ho trascorsa cercando di liberarlo dalle mie stesse prigioni.Prigioni dalle quali mi ha liberato,in parte l'amore,dimensione in cui non si può fare a meno di "essere nudi".
Capisco esattamente cosa intendi Tulip, ma credo che il motivo delle tue perplessità risieda in te stessa ,senza andare molto oltre nella storia, seppur il tuo ragionamento parlando universalmente ha il suo perchè.
L'abito, per me, lo fa il monaco, perchè io per abito non intendo i vestiti bensì "abitare il proprio corpo", dargli forma, colore, visione e nel suo linguaggio ognuno di noi si manifesta.