L'essenza di questo timore e della sofferenza che lo accompagna è il pensiero della morte. La sua forza è l'ignoranza.
È l’ignoranza, a lasciare gli uomini in balia di questa paura condizionandone le azioni.
Questo timore è esorcizzabile riconoscendo nella morte una tappa della vita, come qualcosa di ineluttabile che però è essenzialmente esterno all’uomo stesso. La morte e l’uomo, infatti, non sono mai simultaneamente presenti come accade invece per l’uomo e la vita. Ecco perché è della vita che l’uomo dovrebbe preoccuparsi. Essa solo lo riguarda e lo concerne.
E di quante altre cose possiamo dire lo stesso? Quali e quanti timori ci assediano? A quali e quante false credenze ci affidiamo? Quanto queste ipotecano la nostra vista?
L'ignoranza nutre la paura. La paura nutre la sofferenza. La paura rende cattivi. Eppure spesso senza accorgecene, temiamo più di sapere che di non sapere.
Ed anche la strada dell'accettazione, come via per la felicità è dimenticata e misconosciuta. Io almeno ritengo che l'accettazione abbia questa funzione.