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PorceDi si confessa

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PorceDi
PorceDi
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Quanto ti sbagli.
E visto che non mi hai fatto la domanda, te ne faccio una io.
Chi te lo fa fare di assumere per vere ipotesi che non potrai mai avvalorare come tali?

177
Massimo Vaj
Massimo Vaj
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Non è quello che tutti fanno? L'unica differenza è che le cose che espongo e, a volte, illustro anche, non sono mie e non sono neppure ipotesi. Io sono un grillo parlante con la testa troppo piccola per contenere altro dal frinire in modo che non si capisca da dove questo frinire arriva.

178
Silentio
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Pazza_di_Acerra ha scritto:E io quando le mancherò?

Figliò, ma nu poc i crianz annanz a maritet no? Po ricn che i zoccol stann sul o Burr i Avers!

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PorceDi
PorceDi
Viandante Storico
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Massimo Vaj ha scritto:Non è quello che tutti fanno?
Non tutti e non sempre.
L'atto di generalizzare espone sovente a rischi inutili.

L'unica differenza è che le cose che espongo e, a volte, illustro anche, non sono mie e non sono neppure ipotesi.
Ecco perché i brevetti non durano più di 20 anni.
Va bene: dietro tua dichiarazione assumo per vero che tu non abbia mai esposto un'ipotesi in vita tua.
Stiamo a vedere cosa succede.

Io sono un grillo parlante con la testa troppo piccola per contenere altro dal frinire in modo che non si capisca da dove questo frinire arriva.
Basta che lo capisca tu.

Silentio ha scritto:Figliò, ma nu poc i crianz annanz a maritet no? Po ricn che i zoccol stann sul o Burr i Avers!
Ci sono tanti asini in giro.
Anche quando scrivono in italiano.

Prossimo raglio.

180
Massimo Vaj
Massimo Vaj
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E chi ha parlato di un'intera vita? Sono solo trenta anni che parlo con dio.

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PorceDi
PorceDi
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Massimo Vaj ha scritto:E chi ha parlato di un'intera vita? Sono solo trenta anni che parlo con dio.
Contento tu.
Avevo preso la voce verbale di "non sono neppure ipotesi" per un presente iterativo.
Ma forse sarebbe meglio interpretare l'intera frase come una dichiarazione d'intenti.

182
Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
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No caro, presentami una questione e io te la svolgo, in modo non discutibile per il fatto che per discuterla occorre conoscere i princìpi... quelli essenziali e universali.
Qui non siamo su un ring dove un colpo fortunato può risolvere il match... PorceDi si confessa - Pagina 8 689565

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Silentio
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Viandante Storico
Viandante Storico
PorceDi ha scritto:Ci sono tanti asini in giro.
Anche quando scrivono in italiano.

Per questo evito di scrivere in italiano, non voglio sminuire la mia aristocrazia.

Prossimo raglio.

Tirami il dito!

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PorceDi
PorceDi
Viandante Storico
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Massimo Vaj ha scritto:No caro, presentami una questione e io te la svolgo, in modo non discutibile per il fatto che per discuterla occorre conoscere i princìpi... quelli essenziali e universali.
Bene bene.
Allora, visto che li conosci, quali sarebbero questi "principi essenziali e universali"?
Poi, se sei davvero un uomo di conoscenza come ti definisci, dovresti anche sapere che perfino la logica della causa-effetto ha i suoi limiti.
Altrimenti non sapresti cosa fartene di diavolerie tipo i tarocchi, o il pendolo.

Qui non siamo su un ring dove un colpo fortunato può risolvere il match... PorceDi si confessa - Pagina 8 689565
Io non faccio affidamento sui colpi fortunati.
Il guerriero lascia pochissimo al caso, sfrutta il mondo nella misura strettamente necessaria al raggiungimento dei propri scopi, e non è così stupido da prendersela se qualcun altro fa altrettanto con lui.
Citazione a memoria, ma il senso è quello.

Silentio ha scritto:Per questo evito di scrivere in italiano, non voglio sminuire la mia aristocrazia.
Peccato, l'hai appena fatto.

Tirami il dito!
Posso riuscirci solo se hai l'unghia fessa.

185
Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
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I Tarocchi sono un microcosmo simbolico e il pendolo ti consente anche, tra le altre cose, di trovare l'acqua e di dire a quanti metri sotto la trovi. Ora ti metto un mio scritto su cosa si deve intendere per principi universali. Sono disposto a discuterlo con te dopo che l'avrai letto con calma, se lo leggerai, ma non alle tue battute inutili perché non sostenute da un supporto ragionato.
Questo scritto te lo meriti perché credo tu sia il primo che ha avuto, non so se il coraggio o l'intelligenza, di chiedermi cosa siano i princìpi universali. In questo mio scritto faccio degli esempi, ma enumerarli secondo la gerarchia del rapporto che li lega al principio primo e tra loro richiederebbe uno studio tanto enorme quanto inutile, perché queste realtà o le si vede per volontà trascendente o non le si vede. Lo studio o la lettura dei testi non porta all'apertura della vista interiore.
Naturalmente lo scrivere di queste cose è rigorosamente nulla al confronto di ciò che comporta l'apertura interiore nella vita di un individuo, ma parlarne sarebbe più dannoso che utile.



Ultima modifica di Massimo Vaj il Ven 15 Ott 2010 - 9:31 - modificato 1 volta.

186
Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
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Un principio si dice universale quando ha una valenza riferibile all'universo nella sua totalità. Per estensione laterale si usa il termine universale per indicare ogni realtà avente carattere generale, così da dire, per esempio, che è "universalmente" noto che i maschi di tutte le specie sono stronzi (questa sarebbe l'universalità vista dall'universo femminile)... PorceDi si confessa - Pagina 8 73990920
In realtà un principio universale non è solo generale, quest'ultimo avrebbe un correlativo, il particolare, che l'universale non potrebbe avere perché per universale si deve intendere che tutto comprende. Il principio universale del moto è quella legge che impone il movimento, che è vibrazione, a tutto l'esistente. In quanto principio del movimento ne costituisce causa e, come tutte le cause, non partecipa ai suoi effetti né da questi può essere modificato. Si deve dire che, per questo, il principio che obbliga a muoversi non si muove a propria volta, pena l'arresto delle condizioni che consentono l'espressione vitale che è mezzo universale. Analogamente a ciò che avviene per legiferazione principiale, anche nella manifestazione della realtà relativa ogni causa non partecipa ai suoi effetti. È per questo che il fuoco non può bruciare né modificare l'essenza del calore che lo ha generato. Dovendo utilizzare una simbologia geometrica per semplificare la questione del grado di prossimità di ogni principio al centro dal quale è stato generato userò l'immagine, ristretta e limitata alla dimensione spaziale, di una circonferenza come se questa fosse l'immagine della totalità:
La circonferenza è, rispetto alla centralità dalla quale è irradiata, un effetto. Un effetto composto da una serie indefinita di punti in movimento, analoghi al punto centrale, del quale rappresentano la moltiplicazione per divisione. L'uno, riferito al centro, diventa i molti, ribaltandosi sulla circonferenza. È, questa, un'inversione speculare frutto della potenzialità centrale che diviene atto, riflettendosi nelle proprie possibilità di essere. L'Assoluto, essendo privo di dualità che si relazionano tra loro, è potenza e atto indissolubilmente uniti, e ciò che è possibile, solo per il fatto di esserlo, diviene attuabile. Le leggi che attuano questa riflessione sono i principi universali. Tutta la manifestazione della realtà procede da questi principi, i quali costituiscono gli assi fissi, nei confronti della realtà mobile, attorno ai quali ruota la realtà. I princìpi universali sono le modalità attuative della realtà relativa. L'Assoluto, del quale il centro è simbolica immagine, è centrale a ogni suo effetto e ogni suo effetto è immagine capovolta del principio primo che lo ha generato. Nell'allontanarsi dalla propria Causa assoluta, che è Perfezione assoluta, ogni effetto diviene a propria volta causa relativa di altri effetti, in una catena consequenziale e indefinita che si estende nella molteplicità, la quale dà forma e sostanza alla manifestazione della realtà delle relazioni. Questo allontanarsi dal Centro privo di dimensione dà origine a una gradazione che ha carattere di gerarchia, quando considerata attraverso questa chiave interpretativa che rappresenta una specifica visuale. La centralità, che è principio primo in rapporto alla circonferenza che esprime, analogamente all'Assoluto di cui è immagine riflessa, si riflette a sua volta in una moltitudine di centralità secondarie aventi gradi di relatività proporzionali all'allontanamento dal principio primo che il tutto genera. Più un effetto è vicino alla Causa delle cause, e minore sarà il suo grado di relazione con la realtà intesa nel suo complesso. I principi universali sono emanazioni, effetti quindi, principiali. Significa che il loro effetto coinvolge ogni aspetto dell'esistenza attraverso un'azione che è esercitata al di sopra dell'esistenza stessa. Ogni principio universale, non partecipando all'esistenza che come modalità legiferante, è al di fuori dell'esistenza, allo stesso modo in cui, anche nel relativo, ogni causa è esterna, nella sua essenza, agli effetti che produce. La prima divisione che si attua dalla riflessione dell'Assoluto è chiamata, non essendoci altro modo per definirne la natura, "Non esistenza" ed è correlativa all' "esistenza". La stessa realtà che l'uomo chiama "Dio", essendo Causa dell'esistere e dell'essere, deve rientrare nel Non essere. Per questo chiedersi se Dio esiste è, nella visuale centrale metafisica, contraddittorio, perché l'Assoluto è più dell'esistere, essendo l'esistere un'affermazione e ogni affermazione un'esclusione di ciò che non rientra in quell'affermazione. La gerarchia nella quale i principi universali sono ordinati tra loro ha, come punto di riferimento per essere stabilita, la centralità del principio primo, che è immagine riflessa dell'Assoluto indiviso e che, attuandone le infinite possibilità, diviene indefinita attuazione di queste possibilità, suscettibili di divenire attuali. La realtà è anche formata da realtà che devono ancora essere espresse perché in attesa della maturazione degli eventi che le esprimeranno, e anche da altre possibilità di Non manifestazione le quali esistono pur non potendo manifestarsi attraverso le leggi della manifestazione. Tutto questo è una necessità che è consequenziale ed estensiva della prima divisione nella "Non esistenza" e dell'esistenza conseguente. Si deve dire che la "Non esistenza" comprende in sé tutte le possibilità dell'esistenza non ancora espresse. Nella realtà che conosciamo (si dice per dire) l'informale e il formale ne sono lo specchio. Per dare un esempio della gerarchia nella quale sono ordinati tra loro i princìpi universali prenderò a esempio la qualità e la quantità. Sono, questi due, principi universali a sé stanti, su un primo piano di osservazione, nel senso che il primo di essi legifera l'aspetto qualitativo universale mentre il secondo quello quantitativo. Ognuno dei due è caratterizzato da due estreme e opposte polarità che racchiudono, nella distanza ciclica che le separa, l'indefinita gradazione di realtà possibili tra questi due poli. Queste realtà, qualitativamente intese per il principio della qualità e quantitativamente per quello della quantità, hanno una modalità ciclica di estensione, come tutto il resto delle possibilità universali che ruotano attorno al proprio principio con una struttura a spirale. La spirale è il modo attraverso il quale il movimento universale si esprime. La qualità pura e la quantità pura si trovano al di fuori (usando una simbologia necessariamente imperfetta, perché riferita all'estensione spaziale) della manifestazione relativa. La prima è forma, sinonimo della perfezione qualitativa dell'Assoluto, perfettamente compiuta e immodificabile che feconda la perfezione assoluta quantitativa, seconda espressione dell'Assoluto, che è la sostanza. Nell'allontanamento ciclico dalla perfezione la qualità trova modo di esprimersi attraverso la quantità che le fornisce l'appoggio necessario a che si compia una totalità relativa. Qualità e quantità, nella manifestazione della realtà relativa, non possono mantenere la purezza principiale, dato il loro allontanamento dalla perfezione centrale, e ognuno dei due principi conterrà l'altro in potenza e divenire. Qualità e quantità, considerati sullo stesso piano di manifestazione, si contrapporranno tra loro, divenendo due poli di una stessa realtà che vedrà uno dei suoi poli diminuire d'intensità con l'aumentare del polo opposto. La gerarchia nella quale qualità e quantità si trovano è in relazione al grado di prossimità al centro dal quale entrambi traggono la loro ragione d'essere così che, essendo la qualità la prima espressione della divisione originata dalla riflessione dell'Assoluto, essa sarà superiore alla quantità che fornisce la materia prima attraverso la quale la qualità potrà esprimere le proprie, peculiari, caratteristiche.
I princìpi universali, pur essendo fissi rispetto al movimento non sono assoluti, perché nessuna molteplicità può esserlo, l'Assoluto essendo unico e indiviso. Se ci fossero due assoluti ognuno dei due sarebbe il limite dell'altro, mentre per Assoluto si deve intendere privo di relazioni, privo di estensione, di durata e senza polarità. Capisco che questa non sia la sede appropriata per esporre metafisica che, ricordo, non è conoscenza di mia proprietà, né invenzione di qualche altro individuo come io sono. La metafisica può essere guardata, vista, considerata, ma mai inventata. La ragione che motiva i miei interventi nasce, però, dal bisogno che deve avere ogni considerazione riferita a ogni aspetto dell'esistenza, di riferirsi a dei princìpi. Questo perché se non si procede da princìpi, che sono al più basso grado di relatività nei confronti della centralità dell'esistenza, le deduzioni conseguenti saranno disordinate e accidentali come la visione della stessa esistenza quando non è ordinata dalla conoscenza dei princìpi dai quali procede. La metafisica è il modo di considerare la realtà dalla posizione di centralità delle leggi che la determinano, e costituisce l'unico modo per non escludere nessuno dei punti di vista individuali posizionati sull'esteriorità della circonferenza della realtà, dando a ognuno di essi la giusta collocazione e il giusto valore, qualitativo e quantitativo, riferito alla centralità che ha generato ognuno di essi.
La metafisica è una ed è la dottrina che nasce dalla visione diretta e immediata dei princìpi universali. È il frutto, per tutti gli individui che ne hanno consapevolezza diretta, della stessa visione interiore, sovra individuale e sovra razionale. Sovra razionale non significa "irrazionale", ma che oltrepassa la capacità che ha la logica di comprendere interamente la Verità della quale è un effetto. L'Essenza centrale della metafisica non è comunicabile in ragione della sua non relatività, ma le conseguenze di questo vedere che è "assolutamente certo" possono essere tradotte, pena la perdita della loro essenzialità, a livello consequenziale, discorsivo e mentale, come ho tentato di fare in questo scritto, con tutte le limitazioni che mi distinguono e distanziano dall'esporre in modo impeccabile la Verità dei princìpi. Quando si parla dell'Uno diventano molti, diceva, con ragione, una santo. La metafisica forse sarebbe meglio tacerla, piuttosto che deformarla, considerato che la perdita conseguente della sua Essenza la rende sterile esercizio teorico. Certo è che per uscire dal piano della teoria fine a se stessa occorre mettere in pratica i valori che la vista dei princìpi mette davanti alla coscienza individuale, allo scopo di trasformarla in consapevolezza attuata. Per questo la consapevolezza metafisica deve essere portata a realizzazione. Per questo è concessa a pochi e per questo che ancora meno sono quelli, tra questi pochi, che faranno un solo passo in avanti in vista della realizzazione delle possibilità che aspettano di essere verificate. Riferendosi ancora a qualità e quantità devo ricordare che la qualità è meno determinabile, in ragione della sua prossimità al principio primo, della quantità, la quale può essere misurata facilmente, quando non si tratta di grandezze incommensurabili. La qualità, invece, nell'estensione relativa è misurabile dalla direzione spaziale (sostanze composte dalle stesse molecole, per esempio i carboidrati, assumono connotazioni diverse in conseguenza della disposizione spaziale, il diverso orientamento quindi, delle molecole stesse), mentre nella sfera spirituale dei valori è determinabile dal senso delle intenzioni individuali o collettive.
Si può, da questo, dedurre il grado della diversa vicinanza dei due princìpi al principio che li unifica nell'Essenza principiale, essendo la misurazione materiale di un ordine inferiore a quella determinata dal senso.

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falansterio
falansterio
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Uno scritto degno senz'altro di Parmenide, e forse anche di Hegel. Complimenti!
Però ti devo mettere sull'avviso: dare uno scritto del genere in pasto a mio nipote è peggio che regalare perle ai porci. Non perché al di là dei suoi modi sia stupido, anzi è la classica intelligenza sprecata, oltre ad avere delle braccia letteralmente rubate all'agricoltura (quella di una volta, intendo, dove si suda sul serio). Ma per quanto possa essere degenerato, ha ancora il pallino di smontare le argomentazioni altrui, oltre che di prendersene gioco. Lui non mostra mai il fianco e, a dispetto della sua prosa asciutta, quando trova un punto debole lo scava fino a far crollare l'interlocutore, se non altro per sfinimento. Come se non bastasse, non ha mai potuto soffrire l'idealismo filosofico (sarà che ha studiato sull'Abbagnano).
Ora sei edotto a sufficienza sulle caratteristiche dialettiche di colui che, tuo malgrado, ti ritrovi come avversario (e io, mio malgrado, come parente). In bocca al lupo!

188
Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
Viandante Storico
Se non sapessi che PorceDi dispone dell'intelligenza necessaria a capire lo scritto non gliel'avrei dato da leggere.
Parmenide era consapevole dei princìpi, non Hegel, che aveva una conoscenza culturale, ma non immediata. Questo significa potersi sbagliare, perché bisogna metterci del proprio.

189
Leda
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Viandante Storico
Viandante Storico
Ritiene la filosofia la disciplina più elevata dello scibile umano?

190
Leda
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Viandante Storico
Viandante Storico
Quanto valore dà al denaro?

191
Leda
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Viandante Storico
Viandante Storico
Qual è il pregio più apprezzabile in un essere umano?

192
Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
Viandante Storico
Leda ha scritto:Ritiene la filosofia la disciplina più elevata dello scibile umano?

La filosofia è un insieme di ipotesi umane (il più delle volte stupide) e non è una disciplina, non più che l'evitare di masturbarsi su un tram quando si siede davanti a te una senza mutande... pietra
Il mio scritto sopra di metafisica trattasi. La metafisica non è filosofia, come insegnano nei licei, ma è dottrina che ha le sue radici nell'universalità dei princìpi.
Ciao Leda, contento di leggerti :ç-*:



Ultima modifica di Massimo Vaj il Ven 15 Ott 2010 - 20:54 - modificato 1 volta.

193
Leda
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Massimo Vaj ha scritto:
Leda ha scritto:Ritiene la filosofia la disciplina più elevata dello scibile umano?

La filosofia è un'insieme di ipotesi umane (il più delle volte stupide) e non è una disciplina, non più che l'evitare di masturbarsi su un tram quando si siede davanti a te una senza mutande... PorceDi si confessa - Pagina 8 53766
Il mio scritto sopra di metafisica trattasi. La metafisica non è filosofia, come insegnano nei licei, ma è dottrina che ha le sue radici nell'universalità dei princìpi.
Ciao Leda, contento di leggerti PorceDi si confessa - Pagina 8 185490

1°: non era rivolta a te la domanda
2°: non ho espresso commenti sul tuo trattato di metafisica
3°: una che si siede davanti a me in tram senza mutande non mi fa né caldo né fresco.

Le domande a te le pongo nel tuo apposito thread. PorceDi si confessa - Pagina 8 49254



Ultima modifica di Leda il Sab 16 Ott 2010 - 14:22 - modificato 1 volta.

194
Massimo Vaj
Massimo Vaj
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Viandante Storico
Ho risposto per evitare a PorceDi una brutta figura incolpevole, perché al liceo inegnano cose errate attorno alla metafisica (anche se dubito che PorceDì abbia fatto il liceo, d'altronde io ho fatto il perito) :pale:

Non ce l'ho ancora un tread e non so se lo aprirò prima dell'avvento del computer interattivo con raggio trasportatore integrato e mani allungabili a schermo intero e sdraiato... PorceDi si confessa - Pagina 8 2504199820



Ultima modifica di Massimo Vaj il Ven 15 Ott 2010 - 21:00 - modificato 1 volta.

195
Leda
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Viandante Storico
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Massimo Vaj ha scritto:Ho risposto per evitare a PorceDi una brutta figura incolpevole, perché al liceo inegnano cose errate attorno alla metafisica (anche se dubito che PorceDì abbia fatto il liceo, d'altronde io ho fatto il perito) :pale:

Io non ho fatto il liceo. E' grave?

196
Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
Viandante Storico
Eh be', certo che è grave. Non sei stata impastoiata al palo della cultura che sta fuori dal saloon del piacere di vivere sad sad

197
Leda
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Viandante Storico
Viandante Storico
Massimo Vaj ha scritto:Eh be', certo che è grave. Non sei stata impastoiata al palo della cultura che sta fuori dal saloon del piacere di vivere PorceDi si confessa - Pagina 8 198747

Studiai pur'io di filosofia e critica. Ma non è che mi convinse molto...

198
Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
Viandante Storico
Dell'assenza di filosofia non si muore, questo significa che acqua e pane sono più importanti.

199
Leda
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Viandante Storico
Viandante Storico
Massimo Vaj ha scritto:Dell'assenza di filosofia non si muore, questo significa che acqua e pane sono più importanti.

L'aria pulita ancor di più. E purtroppo non ne è rimasta poi molta.

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Massimo Vaj
Massimo Vaj
Viandante Storico
Viandante Storico
Dove abito io è pulita. Sto a 800 mt di altitudine e la strada è parecchio lontana da casa mia che confina col bosco selvaggio. Al mattino i cervi brucano il prato sotto casa mia ed è capitato che vengano a mangiare nel mio giardino, durante l'inverno, quando c'è la neve, dove accumulo l'erba.

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