SergioAD ha scritto:
Riprendi daccapo, punto per punto e forse mi darai ragione Finalitario (o torto perché io si, posso sbagliare, sia sulle idee che sulle persone - usando la ragione ciò è possibile, solo con la ragione è stato possibile ad oggi).
Ecco. Questo è un livello del dialogo che non mi appartiene, prima come eretico, poi come apostata ed ora come miscredente in ogni forma di presentazione di fede o interpretazione della stessa.
Sono invece contento per chi la vive serenamente per comodità, spirituale e/o materiale. Io come discendente di superstiti di genocidi religiosi spero di essere libero di manifestare il mio ateismo forte.
Questo è stato l'esordio, quanto meno, appena dopo aver pubblicato il mio intervento che parlava di Fede come un sinonimo di felicità o quanto meno di un ingrediente della stessa. E m'è parso giusto fare un parallelo con chi entra in un comparto di fumatori e dice: "spero di essere libero di manifestare la mia forte avversione verso il fumo".
Ora se questo non risulta essere razzionale, allora termino qui. Il discorso, in breve, è centrato sulla specificità di chi vive la fede. Ora se uno manifesta il proprio ateismo, civilmemente, non ne vedrei un dramma, e qui non è stato fatto un dramma, non da me, non per quello che penso realmente, al di la di quello che si è voluto capire o che è scritto. Quindi, manifestare l'ateismo in un post che parte dal presupposto che una Fede ci sia, mi sembra un controsenso. Diverso sarebbe stato, se il titolo fosse stato "credete che la Fede possa esistere"?
In un post dove si da per scontato che la Fede ci sia, mi sembra fuori luogo intervenire. Ma forse ho capito male io.
Cmq al di la della pertinenza o meno dell'intervento, chi vive la Fede non è tenuto a doverla giustificare o rappresentare o descrivere a qualcuno che, anche volendo, non potrà mai riuscire a capire di cosa si tratti. Lasciamo stare l'esempio dei sordi o dei ciechi, dato che viene interpretato in maniera sbagliata, parlo ora, di sensi, che siano uguali agli altri. Tutti sappiamo cosa sia il gusto, ecco se io volessi descrivere ad un eschimese o ad un aborigeno (che non ha mai visto, ma soprattutto non abbia mai gustato un gelato) il piacere che si prova nel gustare un gelato, entrare nello specifico con dovizia di particolari, sarebbe possibile? Non credo. Perché lui non ha le papille gustative? No, perché non ha mai assaggiato quell'alimento.
Viceversa, con persone che abbiano assaggiato il gelato, non ci sarebbe bisogno di descrivere alcunché, infatti l'esperienza sarebbe già da se sufficiente a capirci, senza ulteriori dettagli.
Edit: in quest'ultimo caso il discorso potrebbe essere svolto su di un livello più specifico, su un aspetto anziché sull'altro, ma dando già come scontato una certa esperienza di base, senza la quale nessun ulteriore dialogo sarebbe possibile.