Riporto quanto ho letto in rete, senza pretendere che sia assolutamente vero o esaustivo, ma perchè mi sembra fornisca buoni spunti di riflessioni.
Prendeto come il mio buon Natale .
La nascita del Cristo rappresenta in realtà la prima manifestazione della vita nella natura, ed il principio di tutto ciò che esiste. Nel corso dell’anno il sole passa per i quattro punti cardinali (equinozio di primavera, solstizio d’estate, equinozio d’autunno, solstizio d’inverno), nel corso di questi quattro periodi avvengono nella natura grandi trasformazioni. L’approssimarsi dell’inverno corrisponde alla sospensione di molte attività, per tutto il resto dell’anno invece la natura e l’uomo hanno avuto un grande fermento. D’inverno i giorni si accorciano e le notti invece si allungano: è il momento dell’oscurità, della meditazione, del raccoglimento: è appunto nell’oscurità di una grotta (l’interiorità) che il Bambino Gesù può nascere. Attorno alla data del 25 dicembre ha luogo nella natura l’origine del principio cristico (la luce ed il calore che trasformano tutto), e la nascita di Gesù (il sé superiore) rappresenta un avvenimento che si ripete ogni anno nell’universo, ma che si può verificare simbolicamente dentro di noi in ogni istante della nostra esistenza. Da secoli si ripete questa storia senza capirla, perché il simbolismo universale è andato perso.
Ogni parte della storia della nascita di Gesù contiene personaggi o cose che hanno un profondo significato simbolico. Ad esempio Giuseppe e Maria sono due simboli della vita interiore: il padre Giuseppe è l’intelletto, lo spirito dell’uomo, il principio maschile; simboleggia lo sforzo umano che ascende dal basso. La madre Maria è il cuore, l’anima, il principio femminile. Quando il cuore e l’anima, cioè Maria, sono purificati, lo Spirito Santo (l’Anima Universale), sotto forma di fuoco (amore divino), viene a fecondare l’anima ed il cuore dell’essere umano, e nasce il figlio. Maria simboleggia la Grazia, la Luce, l’energia Spirituale che discende dall’Alto. Il nome Maria proviene dall’Egiziano e significa Amare (Myryam). Maria è la manifestazione della Luce nel Campo di Coscienza. In alcuni Vangeli apocrifi la nascita di Gesù avviene in una grotta invece che in una stalla. La grotta è un simbolo universale: essendo all’interno della terra o di una montagna la grotta è il simbolo del Centro del Mondo, ed è per eccellenza il luogo della nascita e della ri-nascita. La grotta è anche figura del cuore e in questa accezione è il centro del microcosmo che è l’uomo: la “più piccola camera del cuore”. Per il suo essere un “luogo della nascita o ri-nascita” la grotta è anche una figura dell’utero. La stalla e la mangiatoia rappresentano le povertà dell’anima e le difficoltà che l’uomo incontra per raggiungere la spiritualità. Nello specifico la stalla rappresenta il corpo fisico. In quella stalla c’erano solo il bue e l’asino, il bue, come il toro, anticamente è stato sempre considerato come il principio generativo (in Egitto, per esempio, il bue Apis era il simbolo della fertilità e della fecondità). L’asino, invece, rappresenta la personalità (la natura inferiore dell’uomo). Questi animali erano lì per servire Gesù, l’iniziato, colui che è riuscito a dominare la sua personalità (asino) e la sua sensualità (bue), mettendole al suo servizio, compiendo tutto ciò per la sua evoluzione. Quando l’uomo comincia a compiere su di sé questo lavoro per la sua evoluzione, entra in conflitto con la sua personalità e con la sua sensualità, solo l’iniziato è in grado di risolvere tale conflitto. Il Natale dunque ci ricorda che il significato dell’esistenza umana è quello di risvegliare il sé inferiore al cospetto dell’anima. E che cos’è la stella? È l’uomo che ha sviluppato in pienezza le cinque virtù (amore, saggezza, verità, giustizia, bontà), un pentagramma vivente che deve esistere in duplice forma (ciò che è in alto è come in basso e ciò che è in basso è come ciò che è in alto). La stella evoca anche i misteri notturni e il mondo dei sogni. Secondo Jung indica una conoscenza profonda di se stessi, delle proprie capacità e la voglia di mettersi in gioco. E’ anche indice di una connessione intima con il proprio sé e quindi di un generale benessere.
Quella stella che brillava sopra la stalla rappresenta appunto la luce cristica che ogni essere può far brillare dentro di sé. Anche i grandi capi religiosi, cioè i tre Re Magi, (Melchiorre, Baldassarre e Gaspare) sentono che non sono ancora giunti a quel grado di spiritualità che credevano, per cui vanno ad apprendere, ad inchinarsi ed a portare in dono oro, incenso e mirra: l’oro significava che Gesù era re (il colore giallo è il simbolo della saggezza), Maestro di se stesso e simbolo di coscienza e conoscenza; l’incenso significava che era un sacerdote (l’incenso rappresenta il campo religioso, il cuore e l’amore), essere che agisce da canale, trasformatore di energie e coscienze e simbolo di amore e sentimento; la mirra come offerta al Profeta, l’Iniziato, il rivelatore dei Misteri, è il simbolo delle energie creative e della volontà; la mirra simboleggia l’immortalità (ci si serviva della mirra per imbalsamare i corpi e per preservarli dalla decomposizione). I Re Magi hanno quindi portato dei doni che hanno un legame con i tre mondi: pensiero, sentimento e corpo fisico. I pastori rappresentano l’aspetto intuitivo-mistico che è attirato spontaneamente dalla Verità Suprema, ma non ha bisogno dell’esperienza di studio dei Magi: i pastori restano all’esterno della grotta, mentre i tre Re Magi vi entrano. Solo colui che veglia nella notte e conosce i segni del cielo può ascoltare il richiamo degli Angeli e riconoscere che Colui che è nella mangiatoia è la Via da seguire, che occorre rifarsi bambino per trovare la strada che porta alla terra perduta attraverso il sacrificio della propria parte inferiore. Per questo il pastore è signore degli agnelli, gli animali simbolo per eccellenza dell’offerta sacrificale.
L’abete era l’albero sacro ad Artemide e al Nord era considerato l’Albero della Nascita, albero della vita. Le decorazioni sono i simboli esteriori che richiamano ciò che dobbiamo far accendere nei mondi interiori. L’albero secondo Jung rappresenta il Sé, e l’immagine del dio che ciascuno custodisce di se stesso. L’albero indicherebbe la necessità di ognuno di noi di crescere e di soddisfare la totalità che riflette la perfezione divina. L’albero indica il nostro essere per intero, fisico, spirituale ed emotivo. Babbo Natale rappresenta la figura del vecchio saggio che, secondo Jung, e’ un archetipo dello spirito dell’uomo, un altro aspetto del sé. E’ una delle guide dell’essere umano per camminare nel processo di individuazione della propria coscienza. Rappresenta il contrasto tra bene e male, conscio e inconscio,e custodisce il vero senso dell’esperienza. La barba bianca simboleggia una coscienza orientata verso il mondo spirituale. Il vestito rosso è il simbolo della manifestazione del principio spirituale nella materia. I guanti bianchi (le mani rappresentano il potere dell’azione) sono il simbolo del potere e dei talenti interiori completamente sviluppati ed espressi. La corporatura piuttosto robusta, indica abbondanza, prosperità ed una completa assimilazione dei valori spirituali.
La slitta trainata dalle renne rappresenta la sfera emotiva che viene sapientemente padroneggiata e diretta dai principi superiori ma che, se lasciata a se stessa, può provocare danni notevoli.
Le campanelle sono attaccate alla slitta o in mano a Babbo Natale e simboleggiano i suoni che si possono udire quando si stanno per manifestare avvenimenti legati ai piani sottili.
Possiamo concludere questa esposizione certamente non esaustiva, con un’ultima immagine: la vita di Cristo rappresenta le vicissitudini del Sé che si incarna in un Io individuale, in atre parole la vita di Cristo rappresenta il processo di individuazione junghiana. Jung credeva che la vita documentata di Gesù fosse una parabola del nostro sentiero spirituale, una storia dell’incarnazione di Dio nell’umanità e delle nostre lotte per diventare consapevoli di questa realtà. Via via che i suoi studi continuavano Jung identificava “il Cristo” come un simbolo della meta dell’evoluzione della coscienza.