NinfaEco ha scritto:
Esiste invece soltanto una molteplicità di orientamenti.
Però bisogna fare delle distinzioni.
Eros è una spinta vitale connaturata alla persona. Si tratta di una pulsione mobile che esige scarica. Per taluni la scarica prescinde dalla scelta d'oggetto (l'orientamento in questo caso), per altri la scarica è prioritaria ma la pulsione sceglie un oggetto in virtù della sua capacità di essere o meno rispondente al bisogno, per altro ancora la pulsione è originariamente legata all'oggetto. In termini di orientamento si tratta di differenze irrilevanti... e sai perchè? Il primo oggetto è per tutti, maschi e femmine, la beneamata mamma, o meglio il suo seno, goduto in una fusione allucinatoria con la nostra persona. Senza scendere in dettagli e facendola breve, soltanto in un epoca successiva eros elegge un oggetto e si può allora parlare di orioentamento. L'orientamento è da subito sessuale ma perchè lo sia nell'accezione propria del linguaggio comune qui usata da Spaitek, occorre che l'individuo abbia superato la fase della latenza e sia entrato nella fase della genitalità.
Oltre a scelte d'oggetto diverse, a questo punto sarà anche poissibile parlare di scelte d'oggetto alternative, quelle in cui non è la genitalità a essere al vertice della vita sessuale ma lo sono altre fasi, cristallizzate dal processo di fissazione. Tali sono i feticismi e le perversioni.
Da un punto di vista psicologico, tutte sono cose naturaòlie sane nella misura in cui rendono felici, e malsane nella misura in cui fanno soffrire. Se fanno soffrire è perchè il meccanismo è malfunzionante e non perchè la scelta d'orientamento è sbagliata.
La sessualità chiama in causa l'essere stesso dell'uomo, investe il senso e il significato del suo stesso esistere, se non altro perché non si può esistere che come esseri sessuati.
Come giustamente sottolinei l'esame di noi stessi e della realtà, nonostante la sordità e la cecità storiche delle varie civiltà, palesa come le forme in cui la sessualità si esprime evadono di gran lunga lo schema duale e il suo lineare bipolarismo.
E' la sessualità stessa a presentarsi pervicacemente come un continuo in cui nessuno ha il dovere di stare da una parte o di scegliere per sempre: desiderio e sentimento non solo non conoscono frontiere di razza o di lingua, ma nemmeno di sesso. Ciò che conta sembra essere la persona.
Ma da dove parte la persona? Come costruisce la sua identità? Come reagisce alla sessuazione? Come si orienta nella scelta di un aspetto, di uno stile, di un gusto sessuale? Che relazione si stabilisce tra l'Essere nudo e crudo di una persona e il suo appartenere comunque ad un genere sessuale?
Queste e altre simili domande chiamano in causa le antiche dicotomie di istinto e storia, di individuo e società, di natura e cultura. E ciò in quanto è inevitabile pronunciarsi sullo status ontologico della maschilità e della femminilità, decidere se e in quale misura devono condizionare e definire la nostra personalità, il nostro stile, il nostro comportamento.
Il problema dell'orientamento sessuale, che si delinea a partire dal processo da te ricordato in modo sintetico, ma preciso e corretto, chiama in causa l'identità. E' una cosa che troppi dimenticano. Questa componente dell'identità è definità identità di genere, cioè il senso e la convinzione di appartenenza al genere maschile o femminile. La sua formazione è una normale tappa evolutiva, che si snoda a partire dalla mobilità pulsionale che hai giustamente ricordato. Inizia a svilupparsi alla nascita, è spesso chiaramente demarcata intorno a i due anni ed è relativamente immodificabile a quattro. Nel suo sviluppo sono coinvolti vari fattori: genetici e ambientali, intrapsichici e relazionali (le disposizioni innate a livello cromosomico ed endocrinologico, le sensazioni corporee del bambino, soprattutto a livello delle zone genitalitenendo però presente che è l'interrelazione tra tali forze biologiche e i fattori ambientali che determina il comportamento; l'assegnazione del sesso alla nascita in base all'aspetto dei genitali esterni; le aspettative dell'ambiente sociale, la famiglia i particolare, rispetto al modo di comportarsi del bambino in quanto maschio o femmina)
Nei termini della formazione della personalità, l'identità di genere è una delle prime, potenti, pervasive, costanti pressioni che si esercitano sul nascituro.
La dicotomia e polarizzazione sessuale è uno degli sforzi più intensi e persistenti che la società si incarica di esercitare, sotto ogni forma e in ogni momento, sia consapevolmente che non; quasi che avvertisse, oscuramente, la fragilità della diversificazione e che ne temesse fortemente l'ambiguità. Se l'antropologia culturale ci ha insegnato la relatività estrema di ciò che può essere considerato maschile e femminile, pure ci ha confermato l'assenza di culture e gruppi umani che non abbiano ben delimitato modi di essere e di sentire secondo i sessi.