Uh... quanti ricordi....
Ziti (e maltagliati e quegli ambitissimi triangolini di pasta che, spezzandola, schizzavano nell'insalatiera), venduti a peso dal panettiere e portati a casa nella "carta da zucchero" blu.
A casa mia "fare le bottiglie" era un vero rito annuale. Abitando in appartamento, mia mamma si era accordata con una contadina poco fuori Salerno, per avere un pò di spazio nel suo cortile, un pò di legna e un paio di grossi bidoni a disposizione. Mia mamma era di Sarno, i pomodori erano i migliori. Si andava apposta a prenderli, al tempo era quasi un viaggio, con la nostra Dauphine. Sterilizzava le bottiglie di vetro in pentoloni pieni d'acqua a bollire; "scottava" i pomodori prima lavati ed asciugati al sole, schiacciandoli appena in grossi pentoloni, senz'acqua, e poi li passava al passaverdure, e riempiva le bottiglie. Aggiungendo foglie fresche di basilico e un pizzico di sale, se non ricordo male. Quindi tappava le bottiglie prima con tappi di sughero, legati ognuna con la corda, poi con i più moderni tappi a corona. Poi riempiva i bidoni d'acqua e vi ribolliva le bottiglie piene di sugo per non so quanto tempo. Spento il fuoco, lasciava raffreddare un pò l'acqua dei bidoni per prelevare le bottiglie di sugo e adagiarle in cassette di legno foderate di vecchie coperte di lana. Le bottiglie dovevano restare calde, al buio e raffreddarsi poco a poco, senza forzature.
Molte volte ho pensato di prendermi ferie e andare da una mia cugina che vive in campagna, approfittare di un saluto a mia mamma che riposa nel suo paese natale e portarmi via un paio di cassette di sanmarzano e "fare le bottiglie", senza però mai farlo. Però il ragù lo faccio il più possibile alla sua maniera, anche se non proprio perfettamente, utilizzando macinato grosso di misto maiale e manzo sfumato nel vino bianco, rigorosamente in casseruola di coccio, e facendo sobbollire il tutto ("adda pippià") anche cinque ore. Quel "bruciaticcio" che un pò s'appiccica al fondo della casseruola è quanto di meglio mi riporti ai miei freschi anni di bambina.
ps: scusate l'avervi narrato il mio viaggio nel tempo...
Ziti (e maltagliati e quegli ambitissimi triangolini di pasta che, spezzandola, schizzavano nell'insalatiera), venduti a peso dal panettiere e portati a casa nella "carta da zucchero" blu.
A casa mia "fare le bottiglie" era un vero rito annuale. Abitando in appartamento, mia mamma si era accordata con una contadina poco fuori Salerno, per avere un pò di spazio nel suo cortile, un pò di legna e un paio di grossi bidoni a disposizione. Mia mamma era di Sarno, i pomodori erano i migliori. Si andava apposta a prenderli, al tempo era quasi un viaggio, con la nostra Dauphine. Sterilizzava le bottiglie di vetro in pentoloni pieni d'acqua a bollire; "scottava" i pomodori prima lavati ed asciugati al sole, schiacciandoli appena in grossi pentoloni, senz'acqua, e poi li passava al passaverdure, e riempiva le bottiglie. Aggiungendo foglie fresche di basilico e un pizzico di sale, se non ricordo male. Quindi tappava le bottiglie prima con tappi di sughero, legati ognuna con la corda, poi con i più moderni tappi a corona. Poi riempiva i bidoni d'acqua e vi ribolliva le bottiglie piene di sugo per non so quanto tempo. Spento il fuoco, lasciava raffreddare un pò l'acqua dei bidoni per prelevare le bottiglie di sugo e adagiarle in cassette di legno foderate di vecchie coperte di lana. Le bottiglie dovevano restare calde, al buio e raffreddarsi poco a poco, senza forzature.
Molte volte ho pensato di prendermi ferie e andare da una mia cugina che vive in campagna, approfittare di un saluto a mia mamma che riposa nel suo paese natale e portarmi via un paio di cassette di sanmarzano e "fare le bottiglie", senza però mai farlo. Però il ragù lo faccio il più possibile alla sua maniera, anche se non proprio perfettamente, utilizzando macinato grosso di misto maiale e manzo sfumato nel vino bianco, rigorosamente in casseruola di coccio, e facendo sobbollire il tutto ("adda pippià") anche cinque ore. Quel "bruciaticcio" che un pò s'appiccica al fondo della casseruola è quanto di meglio mi riporti ai miei freschi anni di bambina.
ps: scusate l'avervi narrato il mio viaggio nel tempo...