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Solo per i forumisti meridionali

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
.


rispondendo alle parole di una dolcissima anziana nonna che pennellava altri
dettagli di saggezza sulla insalata di rinforzo, m'è venuto da aggiungere:



A frittatina

e le vulimm' da torto a 'a vecchiarella?...
chella tèna 'a sapienzia della scienza antiche
quann' 'e cose se facéveno penzanno,
e no guardann 'o menù 'n televisione....

Ma tu vulisse mettere?... e se avanzasse
nu miezu piatto e chilli cose… ‘e turtelline
che l’invasore nordico ci impose,
perché poi diventasse un uso nostro… che facimmo?
‘e jettammo?... no!, nun sia mai ditto!
ca pure chesta rrobba Piemontesa,
si ce ‘a magnammo… pur’essa, è grazia ‘e Dio.
E allora?... è presto ditto:
cu doje ova, ‘na presa ‘e sale, ‘na fronna ‘e petrusino,
‘a faccimm’ addiventà ‘na squisitezza
pe’ l’aperitivo e dimmane, pecché, dice la nonna,
Doppo Natale… po’ ninno è festa’ancora!


Lucio Musto 28 dicembre 2011



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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Lucio Musto ha scritto:Speciale per Silena

per non farti avvilire, ti passo una ricetta che, invece, non puoi praticamente sbagliare.
Basta che ci mtti programmazione, fantasia, tempo e pochi soldini.

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A ‘nzalata ‘e rinforzo

Irrinunciabile, nella tradizione del “Cenone” natalizio, questo piatto umile e festoso accomuna tutti i napoletani in attesa dell’evento mistico della Natività.
Su umili deschi o in sfarzose tavolate, alla Vigilia di Natale, l’insalata di rinforzo a Napoli esige il suo posto di regina incontrastata, riconosciuta più del tradizionale ed ahimé sempre più caro capitone, gradita più delle sin troppo caloriche “ciòciole” tenace e diffusa più del Panettone invasore.

Onnipresente, tradizionale che più di tradizione non si può, innumerevoli volte preparata con cura e presentata con orgoglio, questa regina della tavola conserva tuttavia ancora alcune sacche di mistero, alcuni inesplorati golfi di scaramanzie antiche, alcune poco conosciute curiosità.

A cominciare dal nome: perché insalata “di rinforzo”?... io conosco tre possibili spiegazioni, ma non so se siano vere o arbitrarie, né so se ce ne siano altre, altrettanto possibili, più o meno documentate.

“Di rinforzo”, perché la cena della Vigilia, a Napoli rigorosamente vietata alle carni, è per definizione “di magro”, allegramente sorvolando sulla constatazione che il cefalo ed il capitone, i pesci di rito, sono fra gli animali più grassi che consolino le nostre tavole, che la frutta secca, noci, mandorle, nocelle e nocciole, pistacchi, datteri e canditi, radunati tutti sotto il generico appellativo di “ciòciole”, sono delle vere bombe energetiche, ed i dolci natalizi fra i più ricchi di zucchero…
Insalata ricca quindi atta a “rinforzare” la cena povera della vigilia… una spiegazione ragionevole certo se risaliamo ad altri tempi, quando a Napoli la denutrizione era di casa e davvero il “cenone” era poca cosa, ed una qualche aggiunta di sapore era oltremodo gradita.

Ma quelli erano altri tempi, tempi che non conosciamo se non negli antichi ricordi romanzati delle sceneggiate, malinconici, quando non deprimenti…
Fortunatamente oggi quei tempi sono passati, e l’appellativo può trovare una spiegazione molto diversa. “Di rinforzo” nel senso che “viene rinforzata” e “si rinforza”!...
Infatti oggi l’insalata di rinforzo avanza, sempre, ed al giorno di Natale ci troviamo con la gioiosa pietanza consumata solo in parte, o appena piluccata.

Ma nessun napoletano penserebbe di buttar via l’insalata di rinforzo come fa con gi altri avanzi del sin troppo opulento “Cenone di magro”!... buttare via l’insalata di rinforzo porta jella!... una specie di maledizione che ti sei cercato con le tue mani!... “ ‘a ‘nzalata ‘e rinforzo” è il simbolo testimone di benessere, attrattore di ricchezza, efficace alla bisogna quanto e più delle lenticchie di capodanno nei confronti delle monete!... ed il popolo napoletano oltremodo scaramantico e superstizioso, a queste cose ci sta attento assai!...

Ed allora ecco che di giorno in giorno l’insalata viene riacconciata in nuova presentazione, “rinforzata” col rifornimento degli ammennicoli consumati il giorno prima, aggiunta dell’olio ed aceto che lentamente assorbito, la rendono sempre più sapida e corposa nel gusto, conservando e diffondendo la gioiosità della festa.
L’insalata di rinforzo è essa stessa un simbolo del Natale!

La terza spiegazione che ho del nome di questa leccornia natalizia è la più banale, e semplicemente significherebbe insalata “rinforzata”, cioè arricchita di ammennicoli vari, per renderla più gustosa, più attraente, colorata e festosa…

Ed allora siamo al punto in cui dobbiamo dire come viene fatta, quest’insalata, anche se dare una “ricetta” qui è più azzardato che altrove, vista la duttilità della pietanza e la inesauribile fantasia della gente partenopea… ma almeno forniamo qualche linea guida!

Di base, ci vuole il cavolfiore. Bianco naturalmente nell’uso antico, ora viene accettato anche verde, violetto, o il cavolo broccolo “Romanesco” tanto caro agli estimatori di frattali (notate come, per l’effetto dell’aceto, in un paio di giorni il delizioso ortaggio cuspidato vira il suo colore dal verde brillante ad un bianco panna molto gradevole).
Quale che sia il cavolo va lessato intero e tenuto “al dente” anche perché destinato a sopportare rimaneggiamenti per più giorni… di solito fin quasi a capodanno… per essere posato tronfio e maestoso al centro del più importante “piatto da portata” in ceramica presente in famiglia.
La presenza dell’aceto sconsiglia altri materiali e per la sua funzione di festosità e di addobbo che gli compete richiede il massimo della visibilità.

Il cavolfiore è decorato, spesso completamente ricoperto di acciughe salate disiliscate e tenute immerse per almeno un giorno in olio di oliva. Ne guadagneranno in morbidezza, perderanno un po’ di sale e saranno meglio protette dall’inevitabile ossidazione.
Questo eburneo trofeo striato di nocciola porta in cuspide l’elemento distintivo del piatto: una papaccella rossa forte astutamente fissata con uno stuzzicadenti a due punte; una infilzata nel diavoletto rosso ed una nell’angelo bianco.
Cos’è una “papaccella”?... mi permetterò di spiegarlo per il mio eventuale lettore non partenopeo.
Le “papaccelle” verdi, rosse, forti o dolci, sono dei peperoni di taglia modesta, sei sette centimetri di diametro al massimo, di forma globosa e molto rincagnata, particolarmente sodi ed adatti ad essere conservati conzati sotto aceto. La loro “morte” naturale è nell’insalata di rinforzo o aggiunti a pezzi nella padella della carne di maiale ormai quasi a cottura.
Come cuspide dicevo del cavolfiore della ‘nzalata di rinforzo, ce ne vuole una piccola, rossa e forte… è quasi d’ obbligo, come la “mela ‘n bocca ‘o puorco”… di cui parleremo un’altra volta.

Piantato il centro del monumento, tutto il resto del piatto è libero per la decorazione, affidata all’estro artistico del preparatore che cercherà di farne una composizione il più sgargiante ed appetitosa possibile. Con quali ingredienti?...
Ancora papaccelle ed altri peperoni sott’aceto o sott’olio, tenuti interi o tagliati a listarelle o in altre forme, olive di ogni tipo e colori, funghetti sott’olio, verdure sott’aceto, cetriolini, carciofini, carotine, cipolline…
E perché no?... Natale è celebrazione di un evento passato ma anche immagine di attualità come il Presepe a Napoli ci insegna, prodotti della nuova globalizzazione e contaminazione culturale…
Ed allora chi più ne ha più ne metta! pannocchiette di mais, cuori di palma, punte di asparagi conservati in scatola, granellini di mais, germogli di soia e, come si suol dire… tutto quanto fa spettacolo.

Una ‘nzalata di rinforzo squillante di colori, elegante di disegno, accattivante di profumi… probabilmente non sarà squisitissima. alla vigilia di Natale, ma porterà tanta allegria in più… ed è quello che deve fare!
Il sapore lo conquisterà poco alla volta, da domani, quando l’altezzoso aristocratico trofeo centrale sarà diviso in più modesti fiocchetti di verdura ed andrà a mescolarsi con gli altri ingredienti, capperi e carotine, funghetti acidulati ed olive conze… ed i pochi filetti di acciughe sopravvissuti.
Domani la nostra insalata sarà migliore, quando gli aromi dei molti ingredienti si saranno fusi in casto connubio ad assumere nuovo gusto, una nuova identità.
Diventerà più buona, la nostra insalata, come più buone sono le cose fatte in comunione d’intenti, in ricerca di armonia, e se possibile, di perfezione.


Lucio Musto 27 dicembre 2011


Lucio, sei impagabile, come del resto Daniel con le sue "dritte". Mi fate venir voglia di passare in cucina delle ore... ma non sarà questa la mia sorte, prometto, tranne in occasioni speciali! rotolarsi dal ridere

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daniel
daniel
Viandante Affezionato
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Cara Silena, domani cerco di 'infilarti' la ricetta per una valida 'puttanesca', rapida, e gustosa
magari senza la bellezza estetica che solo zio Lucio è in grado di fare, ma... la ricetta sarà squisita.

bye

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daniel
daniel
Viandante Affezionato
Viandante Affezionato
Linguine alla "buona donna" (puttanesca)


Per 4 persone e quindi 350gr. di linguine di Gragnano :

300gr. di pomodorini piccoli

80gr. di olive di Gaeta (nere)

40gr. di capperi di Pantelleria (possibilmente)

2 alici salate (ben pulite e tagliate a pezzettini)

12 - 15 decilitri di olio extra-vergine d'oliva

2 spicchi d'aglio

2 diavolilli (piccoli peperoncini rossi assai piccanti)

sale marino q.b.


Soffriggere l'aglio ed il peperoncino, quindi aggiungere i pomodorini, ben lavati e tagliati, e cuocere a fuoco medio-forte insieme alle alici, olive e capperi, aggiungendo il sale. Nel frattempo avrete portato in ebollizione l'acqua per le linguine che scolerete poco prima che siano al dente e le verserete nella capace padella (pentola) in cui avete preparato il sugo, a terminare la cottura, quindi : servite in tavola.

Qualcuno ci aggiunge, alterando la ricetta originale, prezzemolo, finemente tritato, lo sconsiglio.


Negli anni che vanno dal 50' alla fine degli anni 70', le 'passeggiatrici' lavoravano, mentre i loro (mi vergogno a chiamarli "uomini") xxxx s'intrattenevano al cinodromo, allo sferisterio etc. e dopo l'una di notte, a lavoro terminato, queste coppie si recavano, nei pressi di Piazza Dante, al centro di Napoli, da "Gigino o' fetente", una trattoria con cucina assai casareccia, che distava assaui poco da ristoranti più famosi quali "Dante & Beatrice" il "53" etc.
La specialità di Gigino (in napoletano Giggino) erano, appunto, le summenzionate linguine.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
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Le Linguine di Natale

La tradizione antica, lo sappiamo, prevede che per ben iniziare in Cenone della Vigilia, ci vogliono gli spaghetti a vongole o, in seconda battuta, “linguine ai frutti di mare”.

Le linguine (lingue di passero, trenette, in altre lingue) sono quella pasta lunga sottile, piena, a sezione ellittica, della stazza di un vermicello (di “linguine” in commercio se ne trovano di due misure, ci vuole quella più grossa), condita con un souté misto di vongole veraci, cozze, telline e fasolare (misura piccola) appena “sporcato” con l’aggiunta di pochi pomodorini del “piennolo”
(= pendolo, il serto di rami di pomodorini estivi conservati all’ombra, appesi come un pendolo e che in questo periodo già hanno subito un processo di essiccazione e si sono raggrinziti alquanto)….

Si, ma quando i frutti di mare si trovavano a prezzo ragionevole e potevamo permetterceli….

La fantasia popolare ha inventato il piatto che ora vado a descrivere e che, se fatto a regola d’arte è veramente squisito, e predispone lo stomaco come e meglio dello spaghetto a vongole tanto che,
quando io trovo i frutti di mare a Natale, non li uso più per le linguine, ma li preparo a parte, come piatto di mezzo.

Le “Linguine di Natale” è un piatto estremamente veloce nella preparazione e composto di pochissimi elementi… per cui risulta difficilissimo. Un minimo errore, una dose sbagliata una distrazione, e la pietanza è irrimediabilmente compromessa. Per di più, la ricetta rigorosa non ce l’ho e vado ad occhio… il mio. E nessuno in famiglia si azzarda a subentrarmi…
“… ce vuléssemo rovinare Natale giusto all’inizio?...”

Comunque, cercate di seguirmi:

- Linguine di misura grossa. Regolatevi per una mezza porzione a testa o poco più, è bene rimanere con la voglia… sennò ci abboffiamo subito e roviniamo il cenone.

- Prezzemolo tritato, abbondante e tritato bene; l’insalata di prezzemolo non si addice.

- Capperi sott’aceto (il modo giusto di trattare i capperi è comprarli conservati sotto sale, sciacquarli in acqua fredda fino alla perdita di tutti i granellini, strizzarli bene, metterli in un vasetto con abbondante aceto e tenerli li per almeno tre-quattro giorni, o anche più)

- Qualche acciuga salata disiliscata e lasciata ammorbidire nell’olio (vanno benissimo quelle già pronte per l’insalata di rinforzo… della quale vedi ricetta)

- Agli, molti, belli, grossi, sani, affettati sottilissimi (anche con l’apposita macchinetta, se siete di mano tremebonda).

- Olio extravergine quanto a vostro avviso ne occorre per condire la pasta… ma abbondante

- Pangrattato tostato. Si fa così, e si può preparare anche ore prima: alcune cucchiaiate di pane grattugiato in una padella antiaderente con alcune gocce di olio di oliva messe su un fuoco bassissimo e rimestate con una spatola di legno in continuazione finché i granelli abbiano assunto uniformemente un bel color tabacco scuro.
ATTENZIONE! - togliere il pangrattato subito dalla padella, che è caldissima, sennò continua a scurire e brucia, Riversarlo in una terrina

- Peperoncino: comunque rosso e forte potete regolarlo secondo il gusto personale. Molto, poco, da mettere ad inizio cottura o nei piatti… in questo sentitevi liberi.

Se tutti gli ingredienti sono pronti, possiamo partire, tenendo conto che dal momento che metteremo la pasta nell’acqua per lessarla i commensali avranno 11 minuti di tempo per prendere posto perché al 12° minuti comincerà la distribuzione dei piatti che andranno consumati subito.

Mentre la pasta comincia la sua cottura, mettiamo in una grande padella salta-pasta l’aglio ed eventualmente il peperoncino e l’olio extravergine di oliva (prevediamo che un altro filo ne servirà aggiunto a crudo.
Verso metà cottura della pasta (e qui dipende dalla potenza dei vostri fuochi) cominciamo a far rosolare l’aglio, a fuoco dolce; dovrà impiegare alcuni minuti per diventare dorato, ma senza disseccarsi.
Nel contempo, in una tazzina stemperiamo le acciughe sminuzzate in acqua di cottura della pasta. dovranno praticamente scomparire. (per 6 persone basterà una tazzina da caffè di acqua)
Appena l’aglio ha raggiunto la giusta doratura; buttiamo nel sugo i capperi, e dopo qualche secondo (i capperi staranno sfrigolando e si sono ben gonfiati) l’acciuga stemperata nell’acqua. Quest’operazione abbassa bruscamente la temperatura del sugo e l’aglio non brucerà più.

Lentamente il sugo riprende a bollire; non frigge più ed i sapori vanno amalgamandosi.
Ancora un minuto, forse di più, ma certo meno di tre, e la pasta deve essere pronta.
Su al massimo il fuoco della padella salta pasta, dentro la pasta scolata secondo la vostra abitudine (io in questo caso non uso il colapasta ma tiro su le linguine col mestolo da spaghetti, quello con tanti rebbi). Ma conservate comunque un poco di acqua di cottura.

Far saltare la pasta nella sua padella aggiungendo via via il prezzemolo tritato ed il pangrattato tostato. Ancora un poco d’acqua di cottura se la pasta sta assorbendo troppo, ed alla fine prima dell’ultima rimestata, il filo d’olio crudo per aggiungere ancora profumo al piatto già delizioso cosi!

Buona creanza vorrebbe che venisse scodellata in una zuppiera, questa delizia Natalizia, per esser portata in tavola…. ma le padelle di oggi, coloratissime fuori e candide dentro sono così tanto decorative!...

E poi, portare in tavola il padellone fumante fa sentire tutti un po’ partecipi al rito…
di quella Festa di armonia ed unità che con “Le linguine di Natale” andiamo ad introdurre… sperando di non aver sgarrato niente!!


Buon appetito… e buone feste!


Lucio Musto 29 dicembre 2011
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silena
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Viandante Ad Honorem
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Le ricette che avete postato sono gustosissimissime! Solo per i forumisti meridionali - Pagina 2 2504199820

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Cara Silena... oggi ho imparato a fare il "fricco"... e da domani...
variazioni sul tema... alla Lucio Musto!!

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silena
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Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Lucio Musto ha scritto:Cara Silena... oggi ho imparato a fare il "fricco"... e da domani...
variazioni sul tema... alla Lucio Musto!!

Mai fatto il frico, ma mangiato sì!
Vorresti suggerirmi di imparare la ricetta da un non friulano? Solo per i forumisti meridionali - Pagina 2 689565

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
io l'ho imparata... cioè ho assistito alla preparazione e poi ho assaggiato... (buonissimo!!!)
dalle mani di un fruiulano. Poi si vedrà se so rifarlo!....
Ma già le idee mi frullano in testa per le variazioni... ed alla fine... povero frico!

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Ed eccoci qua, impavidi quanto temerari alla prima prova di FRICO FRIULANO!.

- La doratura leggermente troppo accentuata
- La cottura leggermente troppo veloce (le patate non sono vellutate come dovrebbero)
- L'imbottitura di carciofi stufati eccezionalmente indovinata.
- La mancanza di un'ombra di pepe all'interno obbligata dalla presenza di due bimbe piccole...

In un modo o nell'altro, applaudito e spazzolato tutto, col contributo anche delle piccine.

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in cottura

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pronto per l'esame!


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promosso!...

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silena
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Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

Caro Lucio, a questo punto “devi” postare la ricetta!

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
silena ha scritto:
Caro Lucio, a questo punto “devi” postare la ricetta!


Guarda Silena... che qui i friulani mi linciano!... e poi toccherà a te, per dovere morale di consolarmi!...

Allora: ho visto fare UNA SOLA volta il FRICO, e NON HO la ricetta.

Ho fatto così, considerando che avevo una porzione abbondante di carciofi stufati da riciclare...

- Fontina tagliata a pezzettini piccolissimi... diciamo 200 grammi
- scamorza (un quarto di quelle da grande distribuzione) egualmente spezzettata
- Parmigiano grattugiato 100 grammi?... più o meno
- Patate affettate sottilissime (ancora troppo spesse, la prossima volta uso la macchinetta per affettare l'aglio!) diciamo mezzo chilo o poco più
- Polenta gialla, grossa, NON precotta.
- poco olio ed una ventina di cucciai d'acqua da aggiungere un paio alla volta secondo necessità
- il pepe ci sarebbe andato, ma non l'ho messo.
- niente sale. E' risultato scarsetto, ma a tavola nessuno ne ha aggiunto. Bene per la pressione!

Unta abbondantemente la padella (quella che vedete nella foto comprata apposta per onorare il FRICO
ci ho messo a pioggia la polenta facendo vibrare velocemente la padella. Un attimo di attesa e poi via il superfluo.
La polenta che s'è attaccata alle pareti ed al fondo mi è parsa sufficiente.
- giro di fettine di patate a coprire perfettamente la polenta
- abbondante giro di parmigiano grattugiato
- giro di fontina (metà quantità)
- altro giro (più leggero) di fettine di patate
- sistemazione dei carciofi che avevo
- giro con tutta la scamorza
- giri inversi: patatine, fontina, parmigiano grattugiato giro accurato di patate... polenta sparsa col colino... ad occhio)
- Un filo di olio
- sul fuoco. COPERTO. Il fuoco era troppo alto; ci vuole un mucchio di tempo per cuocere le patate; mettete il fuoco basso ed armatevi di pazienza.

Dopo una decina di minuti ho provato a vedere se tutto l'ambaradan ruotasse senza deformarsi... perfetto! sembrava volare su un cuscino d'aria.
L'ho fatto arrosticare ancora qualche minuto, muovendo spesso per uniformare il colore (io mica lo so quanto ci vuole a fare il FRICO!)
Poi l'ho girato con l'aiuto di un piatto, come si fa per le frittate di maccheroni... ancora troppo chiaro (come si vede dalle foto)
Goccio d'olio e l'avventura ricomincia sull'altro lato. Ma ora è più facile perché su già c'è la crosticina che blocca tutto...
Faccio andare scoperto, e quando mi sembra in sofferenza faccio colare pian piano dal bordo qualche cucchiaio d'acqua.

Per dare il colore giusto dovrò girarlo di nuovo, questo FRICO, ed allora approfitto per un'altra spruzzatina di polenta cruda.

dopo un po' giro di nuovo, per via del colore, ed aggiungo una spolverata di polenta anche su quest'altro lato.

In tutto erano necessarie due girate... io ne ho fatte quattro... ma alla fine sono rimasto soddisfatto!...
Carini... mica so' cuoco, io!?... e fino ad una settimana fa manco sapevo che era 'sto FRICO!!

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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Grazie, Lucio, mi fai venire l’acquolina in bocca senza che io riesca a capire le dosi per ogni singola persona (in quanti eravate?), il tempo di cottura e, ora che ci penso, anche il desiderio di comprendere perché nel Friuli l’ho mangiato in mille modi, ma mai così…La polenta era sempre separata dal formaggio. Mi sa che debbo andarvi ancora per scoprire qualche segreto culinario...

Se c’è qualche friulano, batta un colpo e mi rischiari le idee, please.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
in realtà era squisita, bravi i friulani!
Eravamo in 4 più due bimbe piccole (3 e 5 anni) che comunque hanno dsto il loro piccolo contributo.

Se lo pensi come uno sfizio, un assaggino, può andar bene anche per 6 o per 8.
Se lo pensi come piatto unico o quasi per cena va bene per 4
Di meno non direi, perché è abbastanza pesante e sostanzioso.

Comunque in settimana riprovo: gorgonzola, gouda e funghi coltivati... riferirò! Sorriso Scemo

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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

Sembri il marito ideale! Quale donna è sicura di trovare il pasto (e che pasto!) pronto? Tua moglie ti sa apprezzare, mi auguro?

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
si, credo che mia moglie mi apprezzi, come io apprezzo lei... che praticamente fa quasi tutto.
Ma credo che il nostro successo di coppia risieda tutto in un "compromesso elastico" degli oneri unito
ad una gara di generosità amorosa.
In pratica: lei fa quasi tutto, io quello che posso,
sforzandomi a fare qualcosa di più e adattandomi a tamponare qualche sua defaillance senza lagnare inutilmente.
E lei lo stesso con me.
Bene o male alla fine ha funzionato per cinquant'anni

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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

Cinquant’anni di vita comune?? Complimenti a tutt’e due e, ti prego, scrivi un thread su quest’argomento, magari con un contributo complice. Insegnateci cosa sia meglio fare o non fare per raggiungere una tale meta o almeno un legame duraturo nonostante le burrasche, i fraintendimenti, l’estate e l’inverno. Quali sono gli ingredienti necessari, a vostro avviso? In quali dosi?

Indicami solo dove posti, per piacere, perché in questo forum labirintico io mi perdo…

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
silena ha scritto:
Cinquant’anni di vita comune?? Complimenti a tutt’e due e, ti prego, scrivi un thread su quest’argomento, magari con un contributo complice. Insegnateci cosa sia meglio fare o non fare per raggiungere una tale meta o almeno un legame duraturo nonostante le burrasche, i fraintendimenti, l’estate e l’inverno. Quali sono gli ingredienti necessari, a vostro avviso? In quali dosi?

Indicami solo dove posti, per piacere, perché in questo forum labirintico io mi perdo…

Non credo che sarei capace di fare un thread su quest'argomento, perché di ricette miracolose non ne abbiamo,
e nemmeno di indicazioni utili per tutti, temo.
Di sicuramente vero ed ed importante, ma mi sembra assai poco comune nelle coppie di oggi, nel nostro rapporto credo che ci sia stato solo questo:
"La cocciuta intenzione e la pervicace determinazione ad affrontare tutti i casini della vita insieme, aiutandoci reciprocamente ad ogni costo, per superare o soccombere insieme".

Null'altro, credo, proprio niente altro di speciale. Ed è stata dura, durissima.
Poi, piano piano, ci siamo abituati a stare insieme, ed è diventato più facile. Ora, con la vecchiaia, anche piacevole.

E ti offro la prima pagina del fascicolo che abbiamo fatto per il nostro viaggetto celebrativo del primo mezzo secolo
di conoscenza. (Infatti il male peggiore non è essersi sposati, ma l'essersi conosciuti!... rotolarsi dal ridere )

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Viaggio del cinquantenario



La parte più noiosa della storia,
quella che spiega, ma non emoziona,
quella che è introduzione, ma sa di conclusione,
che interessa poco, e non si legge,
toccherà a me, com’è costume,
ed incomincia qui, col raccontare…

Il viaggio del cinquantenario.

Fermarsi un attimo per ricapitolare
quello che c’è stato fra di noi, in tanto tempo,
può essere superfluo, se ci pensi,
che tanto nulla cambia e a nulla cale
il ripassare giorni rosa e mesi bigi
che furono, non sono e non saranno. Ma

Il viaggio del cinquantenario

è qualche cosa in più, qualcosa di diverso;
è il ricercare come fu quel giorno
quando gli sguardi nostri s’incrociarono
in un palpito nuovo mai provato,
che ancora oggi ci stupisce e unisce
poi che una mano cerca mano, e vibra.

Il viaggio del cinquantenario

è una breve passeggiata in due
che facciamo passando, cuore a cuore,
da un cuore nostro all’altro
cogliendo i fiori che hanno germogliato
dai semi tuoi, trapiantati in me,
dai semi miei che son volati a te.

Il viaggio del cinquantenario

è la breve sosta, su di una panchina
di un lungo amore, vissuto insieme
verso un più lungo amore, ancora nostro.

Buon proseguimento, lenticchia!



Lucio Musto dall’11 febbraio 1961 in poi
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Blasel
Blasel
Banned
Banned

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silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
Lucio Musto ha scritto:
Non credo che sarei capace di fare un thread su quest'argomento, perché di ricette miracolose non ne abbiamo,
e nemmeno di indicazioni utili per tutti, temo.
Di sicuramente vero ed ed importante, ma mi sembra assai poco comune nelle coppie di oggi, nel nostro rapporto credo che ci sia stato solo questo:
"La cocciuta intenzione e la pervicace determinazione ad affrontare tutti i casini della vita insieme, aiutandoci reciprocamente ad ogni costo, per superare o soccombere insieme".

Null'altro, credo, proprio niente altro di speciale. Ed è stata dura, durissima.
Poi, piano piano, ci siamo abituati a stare insieme, ed è diventato più facile. Ora, con la vecchiaia, anche piacevole.

E ti offro la prima pagina del fascicolo che abbiamo fatto per il nostro viaggetto celebrativo del primo mezzo secolo
di conoscenza. (Infatti il male peggiore non è essersi sposati, ma l'essersi conosciuti!... rotolarsi dal ridere )

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Viaggio del cinquantenario



La parte più noiosa della storia,
quella che spiega, ma non emoziona,
quella che è introduzione, ma sa di conclusione,
che interessa poco, e non si legge,
toccherà a me, com’è costume,
ed incomincia qui, col raccontare…

Il viaggio del cinquantenario.

Fermarsi un attimo per ricapitolare
quello che c’è stato fra di noi, in tanto tempo,
può essere superfluo, se ci pensi,
che tanto nulla cambia e a nulla cale
il ripassare giorni rosa e mesi bigi
che furono, non sono e non saranno. Ma

Il viaggio del cinquantenario

è qualche cosa in più, qualcosa di diverso;
è il ricercare come fu quel giorno
quando gli sguardi nostri s’incrociarono
in un palpito nuovo mai provato,
che ancora oggi ci stupisce e unisce
poi che una mano cerca mano, e vibra.

Il viaggio del cinquantenario

è una breve passeggiata in due
che facciamo passando, cuore a cuore,
da un cuore nostro all’altro
cogliendo i fiori che hanno germogliato
dai semi tuoi, trapiantati in me,
dai semi miei che son volati a te.

Il viaggio del cinquantenario

è la breve sosta, su di una panchina
di un lungo amore, vissuto insieme
verso un più lungo amore, ancora nostro.

Buon proseguimento, lenticchia!



Lucio Musto dall’11 febbraio 1961 in poi
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E’ molto bello quello che hai scritto, Lucio. Temo che oggi il vostro spirito di sacrificio, l’ostinato ed amorevole INSIEME di fronte a tutto ed a tutti, forse non c’è più, forse prevalgono le proprie esigenze, chissà.

Mi avete rammentato la poesia Questo amore, di Jacques Prèvert. Non appena avrò mezz’ora di tempo ve la copio, se non l’avete.

46
silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem

Volevo inviarvi pure l’originale francese, ma il tempo è tiranno, scusatemi. Ho immaginato, per voi, che abbiate conosciuto tutte le gradazioni dell’amore, come del resto emerge dalla poesia. La posto nella sezione delle poesie d’amore.

47
pietrangelo61
pietrangelo61
Viandante Forestiero
Viandante Forestiero
Permettetemi di inserirmi nella discussione.....del frico esistono in Friuli Venezia Giulia due versioni, una morbida ed una croccante. La versione morbida è fatta con formaggio montasio (latteria) patate e cipolla (in qualche posto usano anche la pancetta). La versione croccante invece e tipica carnica e si ottiene friggendo il montasio con un pò di polenta gialla. La versione morbida, quella più usata, ha l'aspetto di una frittata e la sua preparazione può sembrare facile (per la semplicità degli ingredienti) ma in realtà non lo è affatto. Il frico deve risultare leggermente croccante fuori, morbido e filante il suo interno; le patate devono disfarsi, per questo la cottura deve essere lenta e dolce. L'altezza deve essere di circa due centimetri. Ma esiste un trucco per facilitare la preparazione ed è quello di lessare le patate e schiacciarle con una forchetta. Esse vanno aggiunte dopo la "soffrittura" (con una noce di burro) della cipolla (bianca) e dovranno cucinare per una decina di minuti. Dopo si aggiunge il montasio a tocchi. Un'altra variante è l'aggiunta di qualche fogliolina di rosmarino. Il frico va rimestato spesso......si consiglia vivamente l'uso di una padella antiaderente....con quelle in alluminio la difficoltà in cottura aumenta notevolmente........altamente sconsigliato l'uso di padelle di acciaio.
Saluti a tutti

48
Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
.

Grazie Pietrangelo61 ed innanzi tutto ben arrivato in Valle!

Grazie delle tue precisazioni sul FRICO, che certo ci saranno preziose.

Io oggi ho fatto un nuovo esperimento (nessuna pretesa da parte mia di emulare un piatto tipico regionale, sia ben inteso!...)
di "FRICO alla Lucio Musto" con funghi del pioppo di casa trifolati, gorgonzola, gouda e parmigiano grattugiato.

Il risultato è stato gradevolissimo, con l'unica imperfezione di un sapore di gorgonzola troppo accentuato... diciamo che ce n voleva mezz'etto in meno.

La mossa vincente è stata quella di affettare le patate a velo, con la macchinetta taglia agli. Ho messo due strati di fettine sotto (con un velo di parmigiano in mezzo e due sopra. Come si vede dalle foto la crosticina è risultata omogenea e continua e le patate si sono cotte perfettamente pur rimanendo integre ed a fettine distinguibili.

3 girate, tempo di cottura 40' a fuoco basso, per metà tempo coperto per metà scoperto.

Solo per i forumisti meridionali - Pagina 2 Dsc00055

pronti per la II girata (da ora in poi padella scoperta)
(si vedono chiaramente le fettine di patata...)


Solo per i forumisti meridionali - Pagina 2 Dsc00056

cotto! Il colore bruno della doratura è responsabilità del sugo dei funghi che ho aggiunto in luogo dei previsti cucchiai di acqua)
Sullo sfondo la padella coi peperoni olive e capperi... non fanno parte della ricetta Solo per i forumisti meridionali - Pagina 2 214252 e sono lì di passaggio Sorriso Scemo !


Solo per i forumisti meridionali - Pagina 2 Dsc00057

così in tavola

49
silena
silena
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
pietrangelo61 ha scritto:Permettetemi di inserirmi nella discussione.....del frico esistono in Friuli Venezia Giulia due versioni, una morbida ed una croccante. La versione morbida è fatta con formaggio montasio (latteria) patate e cipolla (in qualche posto usano anche la pancetta). La versione croccante invece e tipica carnica e si ottiene friggendo il montasio con un pò di polenta gialla. La versione morbida, quella più usata, ha l'aspetto di una frittata e la sua preparazione può sembrare facile (per la semplicità degli ingredienti) ma in realtà non lo è affatto. Il frico deve risultare leggermente croccante fuori, morbido e filante il suo interno; le patate devono disfarsi, per questo la cottura deve essere lenta e dolce. L'altezza deve essere di circa due centimetri. Ma esiste un trucco per facilitare la preparazione ed è quello di lessare le patate e schiacciarle con una forchetta. Esse vanno aggiunte dopo la "soffrittura" (con una noce di burro) della cipolla (bianca) e dovranno cucinare per una decina di minuti. Dopo si aggiunge il montasio a tocchi. Un'altra variante è l'aggiunta di qualche fogliolina di rosmarino. Il frico va rimestato spesso......si consiglia vivamente l'uso di una padella antiaderente....con quelle in alluminio la difficoltà in cottura aumenta notevolmente........altamente sconsigliato l'uso di padelle di acciaio.
Saluti a tutti

Finalmente un friulano! Benearrivato!!!!
Qualche ricetta più precisa ce l'avresti, diciamo per quattro persone?

Scusami Lucio, non è che non mi fidi di te, ma io ho mangiato sempre il frico fritto e solo una volta quello con la polenta. Sei bravissimo tra le padelle aderenti e non e fra la cucina meridionale e quella settentrionale te la cavi da Dio. Permettimi tuttavia un consiglio da un friulano doc.

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Lucio Musto
Lucio Musto
Viandante Ad Honorem
Viandante Ad Honorem
silena ha scritto:...

Finalmente un friulano! Benearrivato!!!!
Qualche ricetta più precisa ce l'avresti, diciamo per quattro persone?

Scusami Lucio, non è che non mi fidi di te, ma io ho mangiato sempre il frico fritto e solo una volta quello con la polenta. Sei bravissimo tra le padelle aderenti e non e fra la cucina meridionale e quella settentrionale te la cavi da Dio. Permettimi tuttavia un consiglio da un friulano doc.

scherzi?... son tutt'orecchie anch'io!!!

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