Sebbene io non creda nei concetti di "Bene/Male" come assoluti, hai colto perfettamente nel segno. Non intendevo -con il concetto che hai quotato- sostenere che DI CONSEGUENZA "non esista il male". Semmai, cercavo di affermare che in ogni cosa coesistono entrambi questi "valori".
Non so fino a dove sei arrivato nella lettura e quindi cercherò di non essere "spoileroso", sebbene, se lo hai studiato a scuola, immagino tu sappia già come si sviluppa la vicenda.
In relazione a ciò di cui stiamo parlando -e nonostante io sia un democratico convinto, almeno nei termini in cui riconosco l'anarchia come non ancora realizzabile e, dunque, decisamente più dalla parte della "conchiglia" che della "testa di porco"- vale la pena di domandarsi quale dei due schieramenti, che si formano con il procedere degli eventi, si sarebbe rivelato più adatto a sopravvivere e, dunque, quale delle due visioni sarebbe stata "un bene" ai fini della sopravvivenza del gruppo (nel suo insieme).
La risposta potrebbe (o no) essere molto meno scontata di quanto appaia e, personalmente, mi viene da dire (in prima battuta) che -una volta effettuata la scissione e contrapposti i rispettivi sistemi- (e cioè, quando dall'instabile Uno si scindono e si stabilizzano il "bene" ed il "male") per sopravvivere abbiano bisogno l'uno dell'altro.
Tuttavia, sotto questa che è la risposta che mi viene più naturale, si annidano (proprio come succede in quel libro) domande e osservazioni più inquietanti.
Di certo "il sonno della ragione genera mostri" ma hanno, questi, davvero bisogno della ragione per sopravvivere? E, se si dovesse spegnere definitivamente il fuoco della razionalità, siamo certi che non scopriremmo che, mentre "la luce" ha bisogno dell'oscurità per definirsi tale e di una fonte che la emani per esistere, le tenebre esistono invece come dato a sè stante, senza bisogno di alcuna controparte?
Ecco, tale è la "potenza" di quel libro.