Temo che quello sia un processo del tutto inevitabile: l'imposizione distrugge sempre il piacere, perchè gran parte del piacere deriva dalla scelta.
Personalmente, ho trovato che "Il Signore delle Mosche" riesca ad esprimere un messaggio molto potente -che era di portata universale sessant'anni fa come lo sarà tra altri sessanta-, attraverso una storia estramemente chiara e lineare.
L'ho definito "potente" perché, sebbene Golding utilizzi una tecnica narrativa molto asciutta ed essenziale, scevra da artifici effettistici, ha dei passaggi che, almeno a me, hanno messo realmente l'ansia ed il batticuore. E nemmeno nel momento esatto in cui li leggevo, ma un attimo dopo, un po' come quando si assiste a qualcosa di traumatico e lo si realizza pienamente a posteriori.
Per quello che concerne la mia visione della vita, non concordo con l'assunto da cui parte Golding secondo il quale «l'uomo produce il male come le api producono il miele». In effetti, credo sia esattamente il contrario, ovvero penso che ciascun individuo agisca, sempre e comunque, in base a ciò che intimamente ritiene giusto.
Eppure, sebbene quel libro sia stato scritto da W. G. sulla base di quella sua convinzione, io riesco a trovare perfettamente credibili e veritiere le dinamiche che descrive, pur alla luce di una convinzione completamente opposta e, non per questo, meno terribili.