anche se non esiste e che, quindi, è solo per il bisogno innato che ha l'uomo di credere
in qualcosa di soprannaturale, o sbaglio?
Prima c'era Giove and co., ora c'è dio and co.
Nomi diversi, ma stesso bisogno di illusione e di credere che esista una vita oltre quella terrena.
Cominciamo dal commentare questo.
Credere significa dare per vero un qualcosa di cui non si è sicuri, o non si sa dimostrare che sia vero. Questo lo dice il vocabolario, non io. se invece l’oggetto è certo e dimostrabile esistono altri appositi verbi: sapere, dimostrare, conoscere.
Noi non conosciamo, e pensandoci bene questo è un dono, quali siano i percorsi di Dio, e perché abbia scelto per noi che l’aderenza a Lui sia un atto di fede. Se immaginiamo Dio creatore dell’universo e di quanto in esso contenuto, possiamo facilmente pensare che non gli sarebbe costata fatica alcuna crearci certi della sua esistenza, buoni, forse belli di canoni di bellezza a lui graditi… insomma fatti come a Lui facesse più comodo che fossimo.
Io stesso, se mi costruisco uno stipetto di legno per metterci delle cose, me lo fabbrico nel modo che più mi è utile… perché lui avrebbe dovuto fare diversamente?
Ripeto, non lo sappiamo. Ma è un dono il non saperlo, perché sapendolo, e sapendolo con certezza, non avremmo potuto che seguire due strade. O decidere per l’obbedienza, e quindi essere schiavi di un suo preciso disegno (come quello dello stipetto) o decidere per la ribellione, staccandoci definitivamente ed ineluttabilmente dal suo disegno, schiavi del nostro no.
Invece, e qui tu dai una indicazione preziosa, ci ha messo dentro un desiderio, una tensione, una speranza, o come dici un “bisogno innato”, verso una meta soprannaturale, verso una perfezione… ma la libertà di perseguire la strada, di abbandonarla, di ricercarla, di rinnegarla ancora per poi desiderare di ritrovarla, percorrendo un cammino che sia “nostro”, passo dopo passo, senza guinzagli, né restrizioni, né paletti. Possiamo andare come e dove ci pare, costruendoci la strada da soli.
Ma non ci ha abbandonati a noi stessi. Ogni uomo, nessuno escluso, ha dentro di se il concetto di “bene” e di “male”, e ne è cosciente!. Perciò parliamo di coscienza. Ogni uomo ha dentro di se la libertà di valutare quello che è bene e quello che male e di seguire l’uno o l’altro, liberamente, a seconda di quello che personalmente valuti più conveniente, degli obbiettivi che intenda perseguire, e per quali vie.
Che questo bisogno di soprannaturale sia primario ed innato, ce lo conferma il fatto che le religioni nascono dall’interno dei popoli, quelli antichi come quelli isolati , e l’uomo comincia a “credere” assai prima di avere una struttura religiosa una gerarchia, preti, stregoni, sciamani, santoni o quello che ti pare.
Che sia un bisogno insopprimibile lo conferma il fatto che le religioni non vengono mai estirpate, se non per far posto a nuove religioni… ch hanno forme solo alquanto differenti da quelle precedenti, ma sostanzialmente sono sempre identiche.
Ed ulteriore, doppia conferma è nel fatto che le religioni non trovano esaurimento. Osservando il mondo che ci circonda, notiamo che la Natura elimina spietatamente tutto ciò che non è più utile.
Un animale che vive nelle caverne perde la vista, l’uccello che non vola vede le sue ali atrofizzarsi, la stella alpina allevata in pianura perde il pelo candido che la rende così caratteristica lassù nelle fredde montagne. Se la religione fosse inutile all’uomo… scomparirebbe semplicemente!
Un esempio scherzoso che riporto spesso è la tribù dei leviti, quella dei sacerdoti. Una tribù intera dedicata al Tempio che non lavora e non produce, ma si appoggia per le sue esigenze materiali alle altre tribù di Israele che la foraggiano, pagano il loro tributo, la decima, e non lagnano… così per secoli e millenni… Le tribù erano dodici e quindi abbiamo undici decime a favore di quell’unica che non produce… Ragazzi, ma vi rendete conto?... quegli Istraeliti pagavano e pagano a chi non fa niente tanto da renderli agiati come loro ed anche più!... lo facevano senza motivo o per bonomia?... ué!... ma i scordiamo che quelli sono ebrei?... e che ebrei lo sono stati da sempre?
Forse vogliamo chiamarla “illusione”, o “bisogno innato di ultraterraneità”?... chiamiamolo pure come ci pare; ma nell’uomo c’è ed è una parte importante, coriacea e profonda del suo essere!
Tuttavia… non potremmo trovare una qualche motivazione più “scientifica”, più convincente, più razionale?... magari una dimostrazioncella… sia pure di quelle “per assurdo”?...
Proviamo una analogia, sempre guardando il mondo sensibile che ci circonda e di cui tutti facciamo parte.
Abbiamo già osservato che la Natura è sparagnina, e taglia tutto quanto è inutile; ma a guardare bene, non fa nemmeno nulla che non sia utile, più o meno palesemente, più o meno misteriosamente a qualcosa, nel presente o nel futuro. Così dà tutte le creature le cose di cui hanno bisogno. Certo, è così anche per l’uomo. perché infatti dovremmo essere diversi?
Ma noi, per quanto possiamo analizzarci, abbiamo qualcosa che non quadra.
L’arte, la poesia, l’immaginazione, il sogno, la fantasia, la mistica, la speculazione intellettuale, la filosofia… a che ci servono?... dove ci porteranno?... perché sentiamo come primario il problema ontologico?...
“quello che il bruco chiama la fine del mondo, per il resto del creato è la farfalla”, recita un antico aforisma. E se fosse così?... se tutte quelle cose umane che ci appaiono immotivate e perciò illogiche fossero invece perfettamente motivate ed avessero una logica precisa nel disegno evolutivo della Natura?... quel disegno non lo conosciamo, proprio come il bruco non conosce la farfalla, ma andrebbero a posto almeno le tessere del mosaico che abbiamo in mano noi.
Ed ancora una volta torna il concetto di credenza, e la libertà di aderirvi o meno.
Lucio Musto 1 aprile 2012
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Della colpa
parlare di colpe: c'è da dire che, visti i misfatti che sono stati computi
- e che verranno compiuti ancora - in nome di un dio e di una fede,
parlare di colpe avrebbe senso eccome.
È morta gente per questo, sono stati compiuti omicidi sotto forma di guerre religiose,
di inquisizioni/stregoneria etc.
qui invece partiamo da un equivoco, o almeno spero sia tale e derivato da un mio inappropriato uso della parola “colpa” e non un tuo astuto giocare sui termini; letteralmente infatti io dico:
« Attenzione però!... non credere è una cosa, pretendere di dare la "colpa" ad un altro per il nostro non credere è tutto un altro paio di maniche!... perché sarebbe troppo facile, comodo, banale e furbetto dire:
"io sono libero di pensare per me, ma se pensassi male, la colpa è tua!"... che ti pare?.»
e la parola “colpa” la metto fra virgolette, giusto per sottolinearne l’uso domestico di responsabilità, di causa… e dal contesto questo apparirebbe evidente.
Ma tu hai inteso approfittarne per aprire una filippica sui peccati e le mancanze delle religioni, e sui misfatti che a torto o a ragione storicamente furono compiuti in loro nome, e ne sono compiuti ancora da uomini che ciurlando nel manico cercano di attribuire ai comandamenti di un dio.
Non è certo questa la sede, né noi siamo giudici sufficientemente colti e preparati, per fare un processo alle religioni, ma mi permetto farti notare che basilare in ogni credo del mondo è la cosiddetta “regola d’oro” che in forme simili si ripete in tutti i catechismi.
Anche solo andando su Wikipedia, ci trovi una trentina di citazioni dalle le principali confessioni del mondo.
La “regola d’oro” sostanzialmente dice sempre “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te stesso”. Nella dottrina cristiana sono le parole del Cristo, che ce le da come “Comandamento nuovo” cioè la sintesi di tutta la legge cristiana: “amatevi fra voi come io ho amato voi” che è un tantino più avanti, come potremo approfondire in altra sede, ma per ora diciamo che siamo lì.
Una legge di amore, quindi!... che poi la nequizia degli uomini, sempre liberi di quel libero arbitrio che ti dicevo pretendano di interpretare diversamente… è tutto un altro paio di maniche!
Anche io ho inteso sfacciatamente giustificare l’aborto come un “anch’io preferirei essere ammazzato anziché dover affrontare la vitaccia che si prospettava a quell’infelice!”… beh, a ciurlar nel manico possiamo farlo tutti, ma a darne poi la responsabilità (ho detto bene, stavolta?) a Dio diventa soltanto risibile!
Lucio Musto 2 aprile 2012
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(pure i supposti santi erano semplicemente uomini e donne, a mio parere),
ma che proprio loro commettano empietà come la pedofilia, o che siano mafiosi/uomini di potere.. beh, questo no lo accetto proprio.
O, per meglio dire, lo accetterei se poi venissero puniti o se si "dimettessero",
ed invece vengono protetti dai loro superiori.
A me non va giù che un prete, e cioè uno che diffonde la parola di dio,
non conduca una vita esemplare o, almeno,
in linea con il giuramento che ha prestato quando è diventato prete.
E non dimentichiamo che i preti li manteniamo tutti noi, ci diventano per libera scelta/vocazione,
non come una volta che diventavano tali perchè costretti.
Se un medico, ad esempio, si approfitta del suo lavoro, viene punito e ne risponde personalmente.
Di un prete si è mai sentito questo?
Se un poliziotto viene sorpreso a rubare viene fatto dimettere e poi va in galera, perchè un prete che scopa no?
Allora sarebbe necessario riformare le regole dell'essere preti e togliere il celibato,
tanto per dirne una.
Ma la Chiesa, avidella com'è, non può permettere che un prete metta su famiglia
perchè poi dovrebbero mantenere anche eventuale moglie e figli...
e questo non va bene: dei mantenuti che devono mantenere altri?
Giammai.
Io e te paghiamo il peso di nostre eventuali azioni sbagliate/contro la legge, perchè i preti no?
Non ce l'ho con i ricchioni, ma se preti invece sì.
E non perchè ricchioni, ma perchè sono preti che infrangono il loro voto.
questa seconda parte del tuo intervento si apre con un bisticcio di parole. Che ci sia contraddizione è evidente, ma va considerato un “peccato veniale” (nota le virgolette) perché l’ostilità preconcetta contro i preti la rende cosa comune.
Vediamo. Uomini come tutti gli altri che invece “proprio loro” dovrebbero comportarsi diversamente da tutti gli altri?... e perché?... perché dovrebbero già essere toccati da un qualche privilegio che chiamiamo santità?... no, amico, non ci siamo proprio!.
Riferendoci al Cristianesimo (e mi pare che sia soprattutto quello che ti bruci) dovremmo ricordare che il Cristo è venuto per i peccatori, più che per i giusti, e lo dice anche esplicitamente.
Ricordi il Vangelo di Marco?
“”…Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». “” [Mc 2, 16-17]
E ricordi che Pietro, chiamato a diventare il primo fra gli apostoli, anche lui tradi?
“”…Gesù gli disse: «In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». “” [Mc 14, 30]
Con questo forse i preti sono giustificati nelle loro nefandezze?... assolutamente no! non lo sono affatto tal quale non lo sei tu né io!...
Questo significa solo che anche loro sono uomini come tutti gli altri, soggetti ai vizi, alle passioni ed alle tentazioni che affliggono anche tutti gli altri e che solo, hanno deciso di scegliere una via particolare per cercare di redimersi da peccatori come gli altri. Se ci riusciranno.
Anche tu hai scelto una tua via, ed io una mia.
Anche tu ed io siamo chiamati ad una vita retta ed irreprensibile, e non abbiamo giustificazione per le nostre mancanze…. Ognuno, noi come il prete, è personalmente responsabile dei propri fallimenti!... sarebbe troppo comodo e facile delegarli… e troppo fesso lui a risponderne per te!
I santi poi si, esattamente come dici tu, sono null’altro che persone come tutte le altre, e quelli che vediamo sugli altari altro non sono che persone come tutti gli altri delle quali la Chiesa ha riconosciuto certe qualità (dette “eroiche”) e certi raggiunti traguardi di fede. Sia detto per inciso che la Chiesa non pretende nemmeno di essere infallibile nell’individuare i santi, e la devozione verso di loro non è obbligatoria oltre il rispetto dovuto ad ogni persona defunta. Certamente sono innumerevoli i santi che la chiesa nemmeno ha riconosciuto ed è un fatto scontato. Infatti, come benissimo sai, la Chiesa non “fa” santo nessuno, ma solo riconosce la vita di alcune persone come santa secondo certi criteri stabiliti da apposite regole.
Ma andando ora al cuore del tuo intervento, mi sembra di rilevare (potrei sbagliarmi ovviamente e te ne chiederei scusa) che il tuo sia tutta una elencazione di giudizi decisamente negativi sulle persone con contemporaneamente una gran disinvolta leggerezza sulle colpe.
Le cose “che non ti vanno giù” e lo ripeti spesso, non sembrano essere tanto le cose, ma le persone. Non sembra per te essere grave lo stupro, la pedofilia, la corruzione…. ma che ci siano preti stupratori, pedofili e corrotti.
A te non interessa la diffusione della parola di Dio, ma l’esemplarità del prete che l’annuncia.
Non ti interessa quello che dice ma se rispetti il giuramento che lui ha fatto…. non con te, ma con Dio!
E non ti curi se la Chiesa faccia qualcosa di bene e di utile, ma pontifichi (con molta leggerezza ed superficiale approssimazione, mi permetterei di dire) su cosa deve cambiare della sua struttura, della sua organizzazione delle sue leggi… ma senza nemmeno mostrare di sapere o di chiederti “perché” ella abbia quelle strane leggi e non altre!
E non sembra ti scandalizzino tanto le mie e le tue azioni sbagliate, per cui poi rischiamo di pagarne il fio se veniamo scoperti, ma il fatto che, secondo te, i preti non paghino per i loro, di sbagli!
Non t’importa dei soldi, ma che li risparmi la Chiesa non facendo sposare i preti!... se fossero per esempio i vigili del fuoco a restare celibi, forse non te ne lamenteresti affatto!
Io posso comprendere il tuo sfogo, molto astioso, molto approssimato, spesso superficiale e tanto partigiano, io riconosco il diritto di chiunque ad avere le proprie simpatie ed antipatie, ma oltre non mi spingerò.
Potremmo aprire interminabili diatribe su ognuna delle tue invettive, ma saremmo tu ed io disponibili a cambiare le proprie convinzioni sulle argomentazioni dell’altro?...
Potrei ad esempio io discutere con te sul primo punto del tuo elenco, la dove dici:
« E non dimentichiamo che i preti li manteniamo tutti noi, ci diventano per libera scelta/vocazione,… non come una volta che diventavano tali perchè costretti»
per cercare di mostrarti quanto ci costerebbero di più se non “li mantenessimo noi” ora che si fanno preti per vocazione?... nossignore, non potrei discutere, perché tu non ti sei posto proprio il problema, non ti sei fatto i calcoli delle spese prima di fare la tua affermazione!...
l’hai fatta e basta, per rabbia, perché ce l’hai con la Chiesa, perché i preti ti sono antipatici… come potesti cambiare idea?...
E così per ogni altra affermazione successiva…
Ma comunque sarebbe superfluo parlarne, non siamo in tema. Quello di cui hai preso a lamentare, è l’organizzazione di uomini sulla terra, che nulla ha a che vedere col discorso spirituale che ci occupava. Da quello che ho intuito, potresti avere motivi di attrito personale col tuo parroco o col vescovo della tua diocesi. E con questo?... anch’io non vado molto d’accordo col mio Parroco, ed anche il Vicesindaco mi sta antipatico… che c’entra Dio?
E con questo penso di aver detto tutto (o quasi) quello che avevo da dire.
Cordialità
Lucio Musto 2 aprile 2012
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