Rupa Lauste ha scritto:Al di lá di quelle che consideri definizioni da manuale...che poi trovano conferma nella pratica..se pur scadendo nell'ovvietá...ti ricordo che le opinioni si fondano su nozioni, o meglio da queste partono...da studi, da libri e anche da definizioni ricopiate...almeno quello non é giá impiantato nel DNA. Senza una base...l'opinione é labile.
Non mi riferisco alle tue o alle mie...ma ci tenevo a precisare questo concetto.
Mi trovi d'accordo. Senza basi, senza studio e senza abitudine all'associazione di idee e concetti provenienti da discipline diverse, si scade nell'opinione dozzinale o nella convizione fideistica e acritica.
Ma ogni nozione in potenza deve poi essere tradotta in atto, e questo non sempre da ragione a chi ha letto più libri o è specializzato in un particolare sapere. E' per questo che esistono i consulti e lo scambio di pareri, ammesso che si abbia l'umiltà e la saggezza per farlo.
Per quanto riguarda il resto...francamente mi hai un po' confuso, se ho capito bene stai affermando che molto spesso la cura é un processo delicato che richiede tempo.
Se vogliamo parlare di cura, e quindi uscire dal campo prettamente medico-specialistico, l'aspetto fondamentale è la sua personalizzazione. Non esistono due malattie uguali che possono essere curate allo stesso modo, perchè ogni azione ricade su un substrato, un pabus, diverso. Lo stesso medicinale applicato ad una persona otterrà un risposta diversa, come vi vede palesemente dall'uso dei farmaci SSRI.
Analogamente ogni intervento di aiuto alla persona, e perciò di cura, prevede una aderenza al soggetto, e la valutazione del feedback. Non ci si può affidare a chi si detesta. Anche se razionalmente decidiamo di farlo.
Ne consegue che ogni intervento d'aiuto, o curativo, avrà la sua storia, i suoi tempi e la sua conclusione. Come ogni relazione umana, del resto.
Senza dimenticare che le due cure piu importanti sono quella insita nell'organismo stesso, la vis medicatrix naturae, e la cura di se, che si conclude solo con la propria esistenza.
.all'inizio di questo topic se non sbaglio affermavi che la cura puó procedere tranquillamente online e comunque che la forma epistolare é piú che sufficiente...
In alcuni casi un sodalizio curativo può essere benissimo portato avanti con mezzi che non abbisognano della presenza fisica. Del resto ci sono scuole che procedono in questo modo, anche università, e sempre di più ci si dovrà abituare a considerare l'ambito virtuale come una pro-tesi della fisicità.
Nei tempi andati ciò si faceva anche epistolarmente, o telefonicamente, e un manuale di autocura qualsiasi, non è altro che un concentrato di interventi da assumere in dosi personalizzate dal consumatore o fruitore o utente o paziente o cliente [se c'è un do ut des in moneta].
In altri casi invece esistono strutture specializzate, cioè il medico di famiglia, i SERD, i consultori famigliari, i servizi di assistenza sociale, gli ambulatori specialistici, le neuro-psichiatrie, le comunità di recupero, i gruppi di autoaiuto o i manicomi psichiatrici criminali o i carceri minorili.
Ci sono poi anche professionisti privati che operano in vari settori. Personalmente preferisco un welfare sanitario funzionante che la rincorsa al professionista di grido.
Pe ogni cura c'è il suo iter e la sua conclusione. Si spera sempre di trovare qualla più adatta alla situazione.