Se i rumori non sono un sogno, è probabile che si tratti della pressione dell’acqua nelle tubature. Capita spesso anche di giorno, ma difficilmente ci facciamo caso, perché si confonde con i rumori della strada e tutto il resto. Di notte, invece, quando tutto tace, è molto più facile accorgersene.
Dei miei amici che abitano in una casa isolata sentivano un rumore come di martello sul muro esterno nel cuore della notte. Per lungo tempo, non hanno saputo spiegarlo. Alla fine hanno scoperto che un uccello notturno si appollaiava sulla loro antenna, facendola sbattere ritmicamente contro il muro.
A proposito di come possiamo trasformare i suoni nel dormiveglia (ma non solo), trovo interessanti queste parole di Richard Dawkins, tratte dal suo libro «L’illusione di Dio»:
«Il cervello umano ha un eccellente software di simulazione. Gli occhi non gli forniscono una fotografia fedele della realtà esterna o un film assolutamente preciso di quanto avviene nel tempo. […] Il software di simulazione del cervello è particolarmente abile nell’elaborare volti e voci. […] Una volta [di notte], da bambino, udii un fantasma, una voce maschile che mormorava recitando o pregando. Potevo quasi distinguere le parole, pronunciate in un tono serio, solenne. Avevo sentito parlare delle camere segrete in cui si nascondevano i preti cattolici perseguitati e mi spaventai un po’, ma scesi dal letto e mi accostai alla sorgente del suono. Mentre mi avvicinavo il mormorio diventò più forte e d’un tratto nella mia testa avvenne la commutazione. Ero abbastanza vicino per capire che cos’era: il vento, soffiando nel buco della serratura, aveva creato suoni che il mio software cerebrale di simulazione era solito elaborare secondo un modello di discorso maschile dal tono solenne. Se fossi stato un bambino più impressionabile, forse avrei “udito” non un discorso inintelligibile, ma parole o frasi distinte. […] Sempre nell’infanzia, mentre mi trovavo in un paesino di mare, vidi un volto rotondo e gigantesco che mi fissava, con incredibile malevolenza, dalla finestra di una casa per altri versi comunissima. Trepidante, mi avvicinai finché non vidi che era una forma prodotta da una disposizione casuale delle pieghe delle tende. Il volto, con il suo sguardo cattivo, era stato elaborato dal mio cervello di bambino pauroso. […] Elaborare modelli è la specialità del cervello umano. Quando dormiamo, chiamiamo il modello “sogno”; quando siamo svegli, lo chiamiamo “immaginazione”; quando è eccezionalmente vivido, lo definiamo “allucinazione”».