FragolinaBoumBum,
Ma no! Andare fuori tema è come quando ci chiediamo se c'è troppo peperoncino nelle penne all'arrabbiata uhm! Qualche volta si fa apposta.
Tornando in tema, ah ah, nello specifico era la definizione della realtà, erano stati gli attributi della conoscenza o anche la coscienza - tutto tra le cose che accadono, le stesse che si percepiscono e da qualche parte la in mezzo c'è la realtà individuale.
S'era chiesto: Mi daresti maggiori dettagli su questo aspetto (collaterale?) del discorso.
magari con un paio di esempi che mostrino la differenza che vuoi sottolineare?
decidi tu se può essere opportuno farlo qui. oppure usando altri canali di comunicazione.
Nell'ambito delle Joint Venture, trovai un memorando inglese per facilitare l'integrazione tra la nostra società ed una inglese (una delle prime reali considerazioni delle differenze culturali). Il memorando da noi divenne un documento "riservato" e già quello, io trovai, che fosse proprio l'interpretazione non gradita degli italiani, appunto la scarsa obiettività dello stereotipo.
Estraggo da lì un paio di considerazioni.
Nelle riunioni il top management da priorità al telefono - ah ah ricordate quando Berlusconi al telefono faceva aspettare la Merkel?
Quando si consegna un lavoro al diretto responsabile la risposta "non male" è positiva - aggiungo che alla risposta "molto bene" spesso segue "però potevi fare così!"
"Devi venire a casa mia" non è un invito ma l'esternazione di soddisfazione "temporanea".
Tiene molto ed aspira alla "bella figura".
Nomina se stesso per primo... "io e mia moglie".
Poi c'è qualcosa sull'individualismo e società (case pulite e luoghi pubblici sporchi) ma la cosa nettamente diversa è che le cose funzionano perché la società italiana si basa sulla rete delle conoscenze (parenti, amici, favoritismi...) contro quelle anglosassoni che si basano sulla struttura.
Tutto questo era servito per la "conoscenza" della "realtà" italiana, attenzione che qui si tratta di "affari" e se s'era fatta la joint venture è perché conveniva e si doveva andare d'accordo. Non esiste pertanto bene/male giusto/sbagliato ma il profitto.
Poi è ovvio che esiste l'osservazione analitica per capire come siamo fatti.
High Context Communication per iniziare qualche approfondimento.
Ancora:
Un conto è la coscienza, l'influenza dell'ambiente, ecc...., un conto è la definizione della realtà.
...
Quale coscienza, influenza o cultura bisogna avere per definire la realtà? Tanto sono diverse finché non si trovano affinità oppure una cultura appropriata per dire quanto la mente umana condizioni l'osservazione.
Quello che capiamo ce lo dice la nostra mente ma è l'universo che è così oppure la nostra mente? Il mio occhio destro vede il bianco con riflessi azzurri mentre quello sinistro con riflessi gialli - la mia capacità sensoriale dimostra che esiste il problema dell'interpretazione.
Non puoi dire nulla della realtà se non la osservi e non puoi osservarla senza interpretarla. C'è una gerarchia.
Ecco dove indico di restare sullo stesso piano - partire "predisposti".
Non è sulle banalità ma sui confini delle diverse interpretazione che non è scontato dire "Un conto è la coscienza, l'influenza dell'ambiente, ecc...., un conto è la definizione della realtà."
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Avvenne e avviene lo stesso di qua un po' andrebbe notato che alcune realtà soggettive appaiono oggettive...
Perché non immaginare se noi nel foro siamo territoriali ed accogliamo nel clan chi supera delle prove di base? Io per esempio le avevo fallite e sono restato un outsider anche se i miei sentimenti sono veri, ci ho pensato e probabilmente (sicuramente) è stato per qualche differenza culturale (il maledetto l'imprinting).
Attualmente nel foro vedo una bella persona un po' esuberante ed è sotto collaudo - sono tutte apparenze e sono tante ancora quelle che a parlarne sfiorano l'impertinenza - il sapore della percezione, ci si deve accontentare della lettura ed immaginare gli sguardi, le voci ma anche la temperatura e umidità della pelle - tie' anche gli ornamenti e la cosmesi per citare dettagli.
Se è il caso potremmo discutere sulla gerarchia della conoscenza. Comunque dicevo di essere predisposti per evitare i pregiudizi, predisposti per l'obiettività - certo che ci si sbaglia io lo faccio ovvero, non temo l'errore, è un po' come quel peperoncino ah ah.