nextlife ha scritto:Oddio mio, Faust, che razza di macello.
Ora non ho tempo, ma appena posso... risponderò su quello che rimarrà, poichè immagino che certe castronerie, non le si possa ignorare per più di un istante.
Be...qui al macello si castra parecchio...
Aleister ha scritto:Grazie Faust per la risposta (non mi hai ancora messo in ignore? Procedi, pazzo!) che non condivido non essendo mai nato.
Ma siamo sempre lì: la psicoanalisi e le neuroscienze si occupano di due cose diverse; la psicoanalisi è un’esperienza della parola e della relazione umana (transfert), quindi due grandi vettori, parola e transfert. La psicoanalisi produce un’efficacia terapeutica a partire da questo binomio.
Le neuroscienze, invece, producono efficacia terapeutica indiscutibile, ma entro un campo di azione diverso: non usano la parola, ma il farmaco; non usano il transfert. Stiamo parlando di due campi di esperienza irriducibili.
Se si vuole chiamare "terapia" quella che usa il transfert, allora converrai che si parla di cose mediche.
Altrimenti si parla di filosofia.
Che poi siano due ambiti diversi, l'uno concreto e l'altro effimero, ne convengo.
La psicoanalisi, diceva Lacan, è una scienza del particolare, dell’uno per uno. I risultati di una cura non si possono ripetere in un’altra cura. Freud consigliava di ricevere ogni soggetto come se fosse il primo, dimenticando le cure precedenti. L’esperienza, quindi, mette in risalto un criterio di unicità. E ancora, Bion raccomandava all’analista di ascoltare il paziente “senza memoria e senza desiderio”, cioè dimenticando l’esperienza accumulata fino a quel momento, come se fosse un avvenimento inedito. Lacan parlava della passione dell’ignoranza, come passione fondamentale dello psicoanalista: ignorare ciò che sa, per raccogliere l’inedito, l’incomparabile.
te ne accorgi o no che è filosofia?
Credo questo sia un passaggio fondamentale ed ignorato: l’analista non vuole guarire, non punta alla guarigione del paziente. La guarigione deve arrivare come effetto di un percorso di recupero della storia personale, ma non è l’obiettivo di una psicoanalisi. Quest’altro punto rende la psicoanalisi inattuale nell’epoca contemporanea, perché nella contemporaneità prevale l’esigenza dell’utilità immediata. A una terapia si chiede che sia immediatamente utile, immediatamente efficace nel ridurre la sofferenza sintomatica. Sicuramente il farmaco risponde meglio al criterio dell’utilità immediata, mentre la psicoanalisi ritiene che la guarigione sia raggiunta nella misura in cui si compia un percorso più ampio e venga meno il criterio dell’utilità immediata.
Il farmaco, o l'operazione chirurgica, o l'applicazione strumentale rispondono anche a criteri di utilità mediata e continuata.
Il percorso c'è lo stesso, perchè seguire un paziente schizofrenico prevede un investimento di mesi e anni, nelle sue poussè recrudescenti.
Certo Lacan e Bior non avevano di questi problemi, visto che se hanno messo piede in un manicomio, ce lo hanno messo da studenti, e poi basta.
E comunque ambedue sono pregni di derive filosofiche, se non misticheggianti.
Bion tenta anche qualche approccio di tipo fisico-matematico [lavori sulle onde alfa-beta] ma non si stacca da una visione dualistica del complesso mente-corpo.
E comunque penso che nessuno sia mai guarito per l'influenza diretta o indiretta dei due suddetti. Se sono stati meglio, è perchè il tempo e le vicessitudini li hanno riportati ad un certo equilibro.
Rimane il fatto che si parla ormai di archeologia psico-analitica.
Io mi arrendo.
Come? Ti cali le brache? Guarda che potrei approfittarne...ho fatto una cura di vitamine....
nextlife ha scritto:
Niente meno che… pure «latente», complimenti.
E in quale modo pervieni a tutto ciò? Con quali strumenti? Utilizzando quali definizioni? Quali inquadramenti teorici? Quali passaggi diagnostici?
Tra l’altro senza nessuna prudenza, senza nessuna cautela, non un periodo ipotetico, non un condizionale..
Seguo Husserl: Andate alle cose stesse!
Comunque i miei riferimenti sono sopratutto sulla base dell'Analisi Transazionale post berniana, rimaneggiata da me medesimo per gli aspetti che riguardano L'approccio copionale, la teoria dei giochi, le svalutazioni, l'OKness, la struttura del tempo, i legami con la psicologia neo-evoluzionistica e la genetica.
Che c'e' vo' fa...so' eclettico.
Ma dico: per tutta una serie di evidenti motivi, non è il caso di rimanere sui contenuti e lasciare cose del genere alla loro complessità?
Come se si potesse poi superare con facilità la diffusa difficoltà degli individui a rapportarsi con la realtà, non distorcerla e quindi mettere in campo un comportamento adeguato, per non parlare di ciò che viene piegato alle proprie esigenze.
Uno presenta una tesi e aspetta antitesi...come stai facendo tu. Non è una cosa così strana, amio parere.
Ad esempio: se tu – non in senso lato, proprio tu persona fisica – continui a proporre definizioni personalizzate (diciamo così) appartenenti a determinati aspetti di una specifica disciplina; se lo fai in assenza di quella cautela di cui sopra e, a fronte di ciò, ti perviene una contestazione progressiva che diviene anche profonda, dove risiede davvero l’aggressività?
Nel mio desiderio narcisistico di trovare conferme a una serie di risposte che mi sono dato nell'arco di 40anni.
La tua è quella di trovarti di fronte a un tipo come me, che disturba i tuoi schemi di comprensione, ordinati e capziosi.
Dietro ci stanno i nostri background esperenziale e i nostri caratteri ereditari.
Per i secondi non c' è molto da fare, per i primi...sembra che io risponda alla spinta:- Sii forte!-, mentre tu alla spinta:- Sii perfetto!-.
L'importante, mi pare, è non cominciare giochi psicologici, che interromperebbero il dialogo [perchè proprio non li tollero più].
Intendo che da molto tempo, nel nostro paese , si sostiene la necessità dello psicologo di base, che possa intercettare una buona fetta di quella domanda sanitaria che sebbene riferibile a problematiche di carattere psicologico, ora trova – non raramente – altro tipo di risposte.
In un paese fatto di corporazioni come il nostro, quella degli psicologi sarebbe solo un'altra corporazione. Finora gli unici a non avere una corporazione [almeno non accademica] sono i filosofi, che sono rimasti gli ultimi professionisti [se cosi si possono definire]ad essere personaggi autonomi, liberi pensatori [senza un protocollo] e cani sciolti [senza un Ordine, anche se diversi lo vorrebbero].
Come hai detto tu, in Italia, diventerebbe un ostacolo burocratico in più, invece che un passaggio facilitatore per il disgraziato che non sa che pesci pigliare in una realtà in movimento [e che magari si trova davanti uno psico... più incasinato di lui].
Esistono in letteratura anche delle cifre riferibili a quanto sopra;... mira al concetto di promozione della salute del paziente che inevitabilmente si traduce anche nell’evitare eccessi di medicalizzazione e/o psicologizzazione dei problemi, il che – come facilmente intuibile - è un obiettivo più facilmente centrabile se a livello di Primary Care, esistono entrambe le professionalità.
Non credo. Penso sia molto meglio un infermiere preparato, che abbia nozioni di medicina, psichiatria e relazione di aiuto. Tutto in uno. Invece che mettere in lista un'altra figura che pretende il suo orticello. Questo scenario l'ho visto al SERT, dove medici e psicologi manco si degnano, ma l'ho visto anche al sevizio di terapia del dolore [io ero il coordinatore] dove la psicologa in servizio non aveva nessuno scambio coi medici e infermieri, come se il paziente avesse due identità, e non ultimo alla comunita di tossici delinquenti che frequentavo sporadicamente, dove a prendere per il culo tutti, medici, psicologi ed educatori, sono i pazienti stessi, che li usano e li mettono gli uni contro gli altri preo domo propria.
Queste sono esperienze sul campo. Poche, maledette, ma concrete e appurate.
... mi sorprende una volta di più, la mancanza di cautela, prudenza, accortezza.
La diagnosi psicologica o psicodiagnosi, non è un atto medico., ma è una prerogativa e pertinenza esclusiva dello psicologo.
Che io sappia, il DSM vale sia per gli psichiatri che per gli psicoterapeuti.
Indubbiamente, il termine «diagnosi», presenta innumerevoli scogli interpretativi, ma anche superati i quali, permane su di esso – da sempre – una parte cospicua di quella poderosa contrapposizione tra psicologia e medicina.
Scusa, ma a me pare che tu sia imbevuto di nozioni di psicologia, e fuori di li sei come un pesciolino fuor d'acqua.
La diagnosi la fa anche il meccanico, quando capisce dal rumore che difetto ha la tua macchina.
Ho sempre litigato con i sanitari perchè spendono il 70% delle risorse in operazioni diagnostiche, il 20% in operazioni terapeutiche, il 10% in operazioni riabilitative.
Per lo psicologo la vedo ancora peggio, con lo svantaggio che non puoi nemmeno misurare i risultati.
Poi, è chiaro che se sei uno studente di psicologia, o uno psicologo, quello che dico sono pugnatale al cuore. Ma siccome le dico da decenni, e progressivamente i fatti mi danno ragione, non vedo perchè dovrei mettere in discussione un metodo sperimentato.
Ma se nemmeno fra psicologi riescono a mettersi d'accordo! Quelli di vecchia scuola comportamentista non ne vogliono sentir parlare di genetica e psicologia evoluzionista. Eppure gli scaffali dei supermercati sono piedi di libretti che vanno a ruba, e che contengono più affermazioni verificabili che tanti tomi di analisi.
Continuare a disquisire su:- Questo tocca a me e quello tocca a te-, non serve al paziente, come le discussioni ideologihe dei partiti non servono al cittadino.
La concretezza è quello che ci vuole, e i risultati.
Ci sono chirurghi che in 40 anni di lavoro non sono mai andati più in la di una appendicotomia, e altri che dopo 5 anni di sala operatoria, fanno trapianti di organo con successo.
Ecco quello che serve: sano pragmatismo. Il resto sono balle di toro sterile.
Yale ha scritto:
...se solo conoscessi i pregressi sapresti che tra Faust e me c'è una diatriba sull'argomento lunga una vita.
azz...mi sono perso qualcosa....
... lo faccio in modo duro: sì, è vero, ma sbagli nel leggerci aggressività, sono due cose ben distinte. Il motivo per cui sono così categorica è, come ho detto nella prima replica, che considero questo atteggiamento "pericoloso".
Per chi?
..un forum non esiste il "dare fastidio": sei liberissimo di esporre le tue idee, e non sono certo io a dovertelo dire.