Cosa porta determinate persone a sceglierne altre come bersaglio?
E' una dinamica estremamente comune, particolarmente forte tra i bambini, ma presente anche negli adulti. E' un meccanismo primitivo ma estremamente pervicace.
Cosa fa scegliere un bersaglio piuttosto che un altro?
Credo che la scelta non sia del tutto casuale. La persona bersaglio viene scelta perchè in virtù di certe sue caratteristiche si presta a riceverne altre per attribuzione. La presenza di queste caratteristiche, è importante per chi l'ha scelta come bersaglio, perchè, per qualche ragione la persona in questione si definisce per differenza rispetto ad esse ("io non sono così", "io sono contro chi è così", "Io vincerò chi è così", ecc).
Perchè la possibilità di distruggere questa persona, a causa delle caratteristiche ad essa attribuita, è vitale per chi l'ha scelta come bersaglio?
In molti casi, credo che la persona in questione, abbia interpretato, a torto o a ragione, umiliazioni ricevute come dipendenti da tali caratteristiche. Non ha tratto da quell'esperienza una lezione costruttiva (a causa di ridotte capacità di significazione, di una profonda insicurezza o di altri fattori vari) e l'esperienza è stata interiorizzata come fallimento personale trasfigurato dall'astio in un "torto subito". Non potendo o non sentendosi in grado di riscattare se stesse con azioni positive, queste persone attaccano il presunto autore del torto, attraverso tutte quelle persone che, in virtù di certe caratteristiche si prestano a riceverne i connotati per attribuzione. Se si punirà l'autore del presunto torto, rifratto in infinite persone, allora, la propria debolezza sparirà. Purtroppo non è così e il presunto torto diventa una visione del mondo che intrappola queste persone.
Vi sentite estranei a queste dinamiche? Come le affrontereste se vi coinvolgessero?
Qual'è l'atteggiamento più utile da tenere in questi casi secondo voi? Perchè?
Ritengo poi che la realtà dia una misura a tali comportamenti, ma che esistano ambiti in cui questa misura vada perduta.
Internet, ad esempio, è uno strumento estremamente versatile, che si presta ad un uso produttivo ma anche ad un uso estremamente distorto. Tra gli usi distorti più comuni c'è la tendenza ad usare internet per riversare al suo interno le proprie frustrazioni. Scrivere su Internet diventa un modo per guadagnare autostima, essere risarciti dei danni riportati in vita o per dare sfogo alla rabbia accumulata. Per fare questo spesso le persone scelgono uno o più bersagli.
Sono molto comuni ad esempio casi come questo
http://politicaesocieta.blogosfere.it/2010/10/uomini-che-odiano-le-donne-la-misoginia-corre-in-rete.html
Basta fare una ricerca in rete ed è facile trovare link simili. Eppure si incontrano pochissimi misogini nella vita di tutti i giorni. Nello stesso modo, è relativamente facile trovare persone che raccontano la loro esperienza, che le ha rese bersagli di altri all'interno della rete. I pretesti sono molti e differenti. Ma quello di cui ci parlano questi episodi è semplicemente il bisogno di chi li ordisce. Persone che condividono un bisogno simile poi, per ragioni diverse, si aggregano dando vita ad una realtà inesistente e parallela, che tengono in piedi con zelo estremo, all'interno della quale la dinamica del bersaglio può gratificarli.
Cosa c'è dietro la tendenza ad adottare questo tipo di comportamento in rete secondo voi? Queste persone ricavano un'utile, oppure si innesca una spirale di frustrazione in cui restano imprigionate? Cos'è il bersaglio per chi lo sceglie come oggetto da colpire? Ci sono differenze in rete rispetto alla realtà? Quanto può essere dannosa per chi la agisce e per chi la riceve? Quali sono le conseguenze negative che possono derivare ad entrambi dal mancato riconoscimento di questa alterazione della realtà?