Lucio Musto ha scritto:Per me, non è proprio così. A me è capitato di scambiare parole ed idee per moltissime volte con una persona, su internet, e non ritrovarmene niente.
Ma mi è anche capitato di stringere amicizie che sono durate per anni ed ancora durano, ed "amori virtuali" altrettanto dolci di amori reali, ma anche più difficili da dimenticare. Ho conosciuto fisicamente dei nicknames, e siamo diventati amici, con altri siamo diventati intimi senza vederci mai in faccia.
E la violenza stessa del concetto di conoscenza è amicizia che non comprendo. Essendo anziano, da giovane non usavo questi trumenti, quindi conoscevo le persone in modo diverso, ma anche oggi la sostanza rimane immutata. Anch'io ho avuto molti dialoghi da quanto ho scoperto internet, intensi, ricchi di significato e stima per idee comuni e diverse, ma altrettanto filtrate e scisse dal privato. Non ho mai chiesto, almeno che non fossero altri a presentarsi e a volte, percependo un'esprema apertura all profondo privato altrui, ho invitato a tener presente che sono pur sempre un potenziale serial killer. Ma in tutte le varie dinamiche, se scrivevo e ne trovavo piacere, scatta quello che definirei umanità: l'intenzione di conoscersi dal vivo, organizzare incontri, disloccare gli impegni er trovare il giosto spazio per corroborare il tutto in vera conoscenza (con l'importanza delle persona in carne ed ossa e del dialogo verbale), ed costatarne la sincerità. Una sincerità che ho quasi sempre scoperto con semplicità, a partire dal modo con cui una persona si relazione se l'altro e membrodotato omeno o se si presenta come un anziano in andropausa o viceversa (pur rimanendo nella sostanza tale). Di solito, dal virtuale, del sesso, dell'età e dell'aspetto poco me ne calato.
Come nella vita reale, io credo, ogni contatto ha una storia, ed una valenza a se. C'è quello che ti cambia una convinzione profonda e quell'altro, altrettanto intrigante ma che ti lascia indifferente.
Ma proprio per rispetto della storie che lo indentifica oltre che l'individuo stesso, non ci si può azzardare nell'usare con estrema facilità termini che un tempo avevano una certa importanza, am che oggi usa anche il pescivendolo sotto casa per venderti il baccalà.
Nel web (l'ho ripetuto molte volte), siamo in una "comunità disabile", che non vuol dire menomata, ma semplicemente "diversamente abile", cioè carente di certi contenuti, ma esaltata in altri, altrettanto importanti.
E di solito gli invalidi, per muoversi, hanno bisogno di sviluppare al massimo gli altri sensi per sopperire a quello mancante.